La Giornata mondiale del suolo, che cade domani (5 dicembre, ndr), segna anche l’inizio delle conferenze online gratuite promosse dalla Slow Wine Fair sulla fertilità del suolo, che la fiera internazionale del vino buono, pulito e giusto ha eletto a tema portante dell’edizione 2024.
Organizzata da BolognaFiere e SANA, con la direzione artistica di Slow Food, la Slow Wine Fair si terrà a BolognaFiere dal 25 al 27 febbraio e in quei tre giorni il tema della fertilità del suolo sarà affrontato durante gli incontri nelle Arene.
Ma un primo approfondimento è in calendario già mercoledì 6 dicembre, alle 18.00, con la conferenza online dal titolo “Suolo vivo, Vino vivo”. Protagonisti, i microbiologi dei suoli Lydia e Claude Bourguignon, che da oltre trent’anni dirigono il laboratorio di analisi indipendente LAMS (Laboratoire d’Analyses Microbiologiques des Sols), fornendo consulenze principalmente agli agricoltori, e Francesco Sottile, agronomo, docente dell’Università di Palermo e membro del board di Slow Food Internazionale.
Che cosa significa rigenerare il suolo? Che cosa implica ricrearne con attenzione e cura gli elementi di fertilità? Perché il suolo è così importante e quale ruolo riveste in viticoltura?
Nel caso di un prodotto complesso e ricco di cultura come il vino, e di un concetto chiave ad esso legato come quello di ‘terroir’, il suolo rappresenta uno degli elementi chiave, insieme al clima e all’operare dell’uomo, perché attraverso l’interrelazione tra microrganismi, funghi e radici consente alle viti di esprimere aromi specifici ed esclusivi, che fanno grandi i vini. È la forza del suolo a crearne il carattere.
L’incontro del 6 dicembre partirà dal suolo che calpestiamo e coltiviamo, per mostrare come esso si nutra di ciò che immettiamo nell’ambiente, lo elabori e lo restituisca. Minacciando la natura e la fertilità dei suoli, e quindi la loro natura, si minacciano i sistemi viventi, compromettendo la nostra sopravvivenza e quella del pianeta che abitiamo. Al contrario, preservando la fertilità dei suoli e rigenerandoli, si guarda al futuro.
Per registrarsi alla conferenza, basta cliccare qui.
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Come sottolinea il professor Sottile, “un vero cambio di paradigma è l’unico strumento per arrestare la perdita di risorse. È necessario trovare forme di contingentamento dell’agricoltura industriale, rigenerare suoli con ridottissima fertilità e avviarli a lavorazioni sostenibili, nel pieno rispetto dei princìpi dell’agroecologia. Lo stile di vita dei consumatori, poi, svolge un ruolo non indifferente: contenimento di proteine animali, consumo di prodotti da colture di prossimità, che vogliono bene alla terra, siano esse biologiche, biodinamiche, sinergiche o simbiotiche”.
Nonostante l’evidenza della cronaca e gli appelli scientifici, “i nostri suoli – puntualizza Federico Varazi, Vicepresidente di Slow Food Italia – sono messi a dura prova da un consumo spregiudicato, legato a nuovi insediamenti e infrastrutture, e alla desertificazione. Secondo il Rapporto ISPRA 2023, la cementificazione continua ad accelerare, arrivando alla velocità di 2,4 m2 al secondo e avanzando di 77 km2, oltre il 10% in più rispetto al 2021. Il territorio nazionale si sta trasformando, le città diventano sempre più calde e invivibili, e aumenta l’esposizione al rischio idrogeologico. Nell’ultimo anno, nelle aree a pericolosità idraulica media, sono oltre 900 gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile. Diminuisce anche la disponibilità di aree agricole: nell’ultimo anno abbiamo perso oltre 4.500 ettari, pari al 63% del consumo di suolo nazionale, corrispondenti a 4 milioni di quintali di cibo prodotto e a 2 milioni di tonnellate di carbonio assorbito. E i costi nascosti dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici, sempre secondo il Rapporto, ammontano a 9 miliardi di euro ogni anno”.
Un altro dato preoccupante è la desertificazione, che si manifesta in due modi. Il primo discende dalla siccità crescente legata alla crisi climatica che sta investendo ampie zone del pianeta. A questo si aggiunge la desertificazione da agricoltura industriale: “È un problema sempre più complesso – aggiunge il professore Sottile – e radicato su basi agronomiche, sociali, forse più genericamente antropologiche. Basti pensare a un appezzamento di terra in cui si applica una lavorazione agroindustriale. Si coltiva una specie in modo esclusivo, eliminando la biodiversità naturale con scelte di monocoltura, e il suo perdurare negli anni richiede l’uso di chimica di sintesi per il suolo e una meccanizzazione sempre più spinta. Senza tralasciare che, spesso, dà spazio a una forma di inquinamento legalizzata come lo sversamento dei fanghi da depurazione”.
Un problema che rischia di compromettere la potenzialità di molti suoli, anche in Italia. Il 70% di tutti i suoli europei è in uno stato di cattiva salute a causa delle attuali pratiche di gestione, dell’inquinamento, dell’urbanizzazione e degli effetti del cambiamento climatico.
La prossima conferenza online gratuite si svolgerà il 17 gennaio, sempre alle 18.00, sul tema “Suolo, bene comune”, con interventi di Íñigo Álvarez de Toledo, autore e sustainability consultant specializzato in rischi ambientali, Saverio Traini, agronomo e vicepresidente di Biodistretto San Gimignano, e Pau Moragas Bouyat, responsabile de L’Olivera Cooperativa e membro di Urban Vineyards Association.
Qui il link per la registrazione.
A chiudere il ciclo, il 7 febbraio (ancora alle 18.00), l’appuntamento intitolato “Aterrizar: radici contro la crisi climatica”, cui parteciperanno Viviana Ferrario, professoressa associata presso l’Università IUAV di Venezia, specializzata nel tema delle trasformazioni del paesaggio agrario nel corso del tempo, l’agronomo e consulente enologico Francesco Bordini, il consulente di wine terroir Pedro Parra e Adriano Zago, consulente e formatore, fondatore e direttore di Cambium formazione, primo master internazionale in biodinamica per il vino.
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+ info: slowinefair.slowfood.it