è partito il giorno di Dantedì e si concluderà in autunno, la ricerca dei nuovi talenti emergenti da parte della casa editrice “Il Forchettiere” in collaborazione con “9diDante”, il vermouth ispirato – non a caso – alla figura del massimo poeta fiorentino autore della Divina Commedia. Va così in scena la prima edizione del premio letterario “Bicchieri di Carta” finalizzato a coinvolgere gli aspiranti scrittori in un lavoro editoriale legato, per quest’anno, alla tematica del Purgatorio, inteso come luogo, stato d’animo, momento della vita o sinonimo dell’attesa.
Il premio letterario è rivolto a tutta la produzione di opere inedite nell’ambito della categoria narrativa e raccolta antologica in lingua italiana: possono partecipare testi inediti di autori maggiorenni sotto forma di novella o racconto compresi tra le 8mila e le 12mila battute. La giuria determinerà una classifica in considerazione della qualità delle opere, dei valori dei contenuti e della forma di scrittura utilizzata, basandosi su una sensibilità umana e artistica. Le opere migliori verranno pubblicate in un’antologia edita da “Il Forchettiere” entro la fine di quest’anno. Il regolamento completo è sul sito del Forchettiere (www.ilforchettiere.it).
“Con il premio letterario Bicchieri di Carta – spiega Marco Gemelli, direttore del Forchettiere – vogliamo invitare i giovani talenti della scrittura a cimentarsi con un tema come quello del Purgatorio, e allo stesso tempo intendiamo continuare quell’operazione di scouting di autori che ha finora contraddistinto l’azione della nostra casa editrice. In pochi anni abbiamo stampato le opere prime di almeno 8 autori che erano già o sono diventati punti di riferimento nel rispettivo settore, e speriamo di individuare così gli autori del prossimo futuro”.
“Abbiamo voluto partecipare al progetto – aggiunge l’imprenditore Alex Ouziel, titolare di “9diDante” – e abbinarvi il nostro vermouth 9di Dante Purgatorio (seconda referenza dopo 9diDante Inferno), perché vogliamo proporre una visione del Purgatorio che non sia soltanto un richiamo a Dante né al significato religioso in sé, ma che guardi a quegli aspetti precari della quotidianità che tutti noi abbiamo sperimentato durante il periodo della pandemia”.