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“Tutto il necessario per produrre rum di qualità”. Sembra uno slogan da ultima pubblicità, e invece è l’elenco dell’inventario di Mount Gay, registrato all’atto costituivo dell’azienda, in Barbados. Data: 20 febbraio 1703. Sono trascorsi più di tre secoli, e Mount Gay non si è mai discostata dal suo credo originario, fatto di genuinità, eccellenza e territorio. Oggi è distribuito in Italia da Molinari, e in una presentazione online con il brand manager Valerio Tumminello e l’esperto mondiale Leonardo Pinto, ha rivelato in anteprima stampa le nuove release di due etichette emblematiche, la Black Barrel e la XO.

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Trecento anni che non fanno una piega: la distilleria più antica del mondo, oggi come allora alla costante ricerca della qualità. Mount Gay non accetta compromessi: nel rispetto del disciplinare di Barbados, non utilizza zuccheri aggiunti (ogni paese produttore ha regole proprie, l’Unione Europea permette 20g/l al massimo), aromi né invecchiamento Solera. È una miscela autentica derivante dalla sola lavorazione di canna da zucchero, poi invecchiata quanto serve e dove serve, seguendo le direttive della master blender Trudiann Banker, dal 2019 la prima donna della storia dell’azienda a ricoprire il ruolo (la prima nella storia del rum in assoluto era stata Joy Spence di Appleton Estate, a inizio anni ’90).

Si seguono i ritmi della natura quindi, accettandone le strepitose bellezze che concede, ma per forza di cosa anche i suoi piccoli capricci: “La natura fa il suo corso”, racconta Pinto. “I blend cambiano per forza. La materia prima è di origine agricola, e ogni annata può presentare delle variazioni a seconda del clima, del raccolto. La fermentazione ovviamente incide, si può controllare ma ha una propria indipendenza e di conseguenza risvolti organolettici autonomi; in distillazione si può essere maestri, ma a seconda del fermentato da cui si pare, il distillato cambia. Le botti poi sono un caos, il legno ha composizioni chimiche infinite, basta spostare una doga di un centimetro, e i sentori che assume il liquido cambiano radicalmente”.

Come si fa allora a mantenere un’identità solidissima ed emblematica, costante fin dagli inizi del Settecento? “Si crede in un obiettivo, in dei principi. I valori di Mount Gay alla base di un’etichetta sono chiari, parlano di sincerità, di storia e di rapporto viscerale con la terra di Barbados; su questi si impronta il lavoro dell’azienda. Il prodotto in sé cambia, ed è in realtà un elemento positivo, perché dimostra chiaramente l’artigianalità e le difficoltà oggettive dietro gli sforzi del marchio”. Cosa è cambiato in queste nuove release? “Tutto e niente. Non si può dire nero su bianco cosa davvero sia stato aggiunto o perso, è una valutazione squisitamente soggettiva. L’impatto aromatico può avere note più marcate, ma per il resto ogni appassionato la penserà a suo modo”

Il Black Barrell è la proposta più immediata: minimo di tre anni in botte ex whiskey americano (massimo di sette), più ulteriori sei mesi in botte ex bourbon ai più alti livelli di carbonizzazione. Ne viene fuori un naso burroso, dolce, che racconta di caramello e di spezie. Sorso che riempie, senza però mai eccedere o risultare stucchevole, con un finale anzi quasi secco, di pianta: validissimo in miscelazione, anche per rivisitare classici che prevederebbero altri distillati, come Manhattan o Old Fashioned. Mount Gay XO è una delle bandiere dell’azienda, insieme all‘Eclipse: meno aromatico solo all’apparenza, ma con un potenziale di esplosività straordinario, semplicemente bisognoso di ossigeno e tempo. Spettro di evoluzione di impressionante varietà e lunghezza, bevuta di tabacco, cioccolato, scorza d’arancia appena accennata. Dedicato agli intenditori della bevuta liscia, ma superbo anche in cocktail d’antan se trattato con i guanti. Come d’altronde merita un prodotto che da trecento anni cambia in continuazione, eppure rimane sempre lo stesso. 

Mount Gay XO e Mount Gay Black Barrel saranno rilasciati sul mercato rispettivamente intorno ai 50 e 35 euro.

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Molinari Italia SpA

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