© Riproduzione riservata
È una storia di famiglia, una storia al femminile e una storia legata fortemente al territorio, quella di “Suveraia Wines”, interessante realtà vinicola della Maremma toscana portata avanti oggigiorno con capacità e lungimiranza da Ilaria Camerini.
Proprio di fronte all’isola d’Elba, in una zona di autentica bellezza paesaggistica, la vita di questa cantina è iniziata già nell’immediato dopoguerra con l’acquisto di un piccolo appezzamento di terreno nell’alta Maremma grossetana. Una passione innata che, nei primi anni ’90, si è consacrata grazie al lavoro di Lelia Camerini. È stato proprio il primo volto rosa dell’azienda, infatti, a permettere il salto di qualità, allargando lo stabilimento, iniziando a esportare all’estero e raggiungendo in poco tempo standard qualitativi elevati.
Oggi tocca a sua figlia Ilaria Camerini, Dottore in enologia dal 2006, portare avanti la tradizione di famiglia e prendersi cura dei vigneti, oltre che degli oliveti, non smettendo mai di studiare il territorio per sviluppare progetti sempre più innovativi e all’avanguardia. Proprio come ci ha raccontato lei stessa, in esclusiva per Beverfood.com, a margine di una piacevole visita in azienda: “Ho preso le redini dell’azienda di famiglia nel 2007-2008 – ci racconta Ilaria Camerini -, mi ero appena laureata in enologia ad agraria. L’azienda comunque era già avviata dagli ’50 e ben strutturata in seguito grazie al lavoro di mia madre Lelia, così come di mio padre Emilio e di mio zio Fabio. Il mio compito, oltre a mantenere sempre alta la qualità dei nostri prodotti, è stato così fin da subito quello di spingere Suveraia verso un progetto innovativo legato anche all’immagine, alla comunicazione e al packaging, ma soprattutto quello di inserire nel nostro portfolio dei vini meno tradizionali rispetto a quelli dei nostri competitors”.
Nomen omen: l’emblema di un’azienda a tinte rosa come “Suveraia” non poteva dunque che chiamarsi “Femmina”.
“Femmina è stata la mia prima innovazione, arrivata nel 2010 con questo rosato molto particolare. Ricordo che all’epoca c’era un’aurea negativa intorno ai rosati, ma il nostro ha subito spiccato il volo e si è imposto nell’orario dell’aperitivo. Viene prodotto da uva San Giovese e ha una personalità ben definita, ha un colore vivace, luminoso e appunto femmineo. È un vino fine e delicato, con persistenti aromi di piccoli frutti del sottobosco, capace di combinare immediatezza ed eleganza, freschezza e morbidezza, restituendo nel finale pregevoli e intense sensazioni fruttate. Credetemi, non sbaglio di certo se dico che è stato ed è tuttora un vino di successo”.
Le sue intuizioni sono proseguite poi col “Nocchianello Spiga di Grano”…
“Esatto. Il secondo vino in cui ho deciso di investire le mie energie è stato proprio il Nocchianello Spiga di Grano, prodotto da un vitigno autoctono abbandonato nel 1800 perché produceva poco. L’università di Arezzo mi aveva fornito delle piante per fare ricerca, mi c’è voluto un po’ per capire come trattarle e coltivarle, ma alla fine abbiamo scoperto che quest’uva per diventare buona e soddisfacente deve semplicemente restare a lungo sulla pianta: per questo motivo, viene raccolta più tardi rispetto agli altri bianchi della zona. Il mio intento era d’altronde quello di offrire un’alternativa al Vermentino classico, ma comunque con un vitigno che avesse un patrimonio genetico indipendente e quindi anche delle caratteristiche proprie, oltre a essere coltivato soltanto da me. Quale miglior modo, poi, per valorizzarlo se non vinificandolo in anfora di terracotta cruda? Abbiamo fatto una parziale macerazione delle bucce che dura sei mesi proprio nell’anfora, la cui pancia è stata rivestita internamente di cera d’api pura così da consentire una micro-ossigenazione più controllata. L’obbiettivo enologico del Nocchianello è sempre stato quello di differenziarmi dagli altri vini in anfora, estremi con note ossidative molto spinte a scapito degli aromi varietali e poco vendibili secondo me, a favore invece di un prodotto diverso dal solito ma più immediato, più comprensibile e di conseguenza più facile da proporre, in cui gli aromi varietali del vitigno autoctono spiccano in maniera eclatante”.
“Innovazione” è sicuramente la parola giusta per definire la vostra proposta vinicola.
“Sono completamente d’accordo. E, se parliamo di originalità, non possiamo non menzionare il nostro Nerì fatto con metodo ancestrale da uva Sangiovese. Vi confesso che quasi dieci anni dopo Femmina, quando tutti mi ‘rimproveravano’ il fatto di voler produrre un rosato fermo nel boom delle bollicine, ho deciso di fare una bollicina solo perché ho scoperto il mondo degli ancestrali. Questo è senza alcun dubbio il vino più cool che abbiamo, il mio asso nella manica alle presentazioni, grazie anche alla quasi totale assenza di metabisolfito al suo interno e alla presenza invece di soli lieviti dell’uva. La sua naturale effervescenza prodotta dalla rifermentazione in bottiglia ne fa un vino fresco, dai dolci aromi di piccoli frutti rossi e sentori di crosta di pane, di colore rosa tenue, fine perlage e ottima persistenza. Caratteristica peculiare dei rifermentati come il Nerì è infatti proprio la loro continua evoluzione e trasformazione dovuta alla permanenza del vino sui propri lieviti. L’anno scorso abbiamo fatto una prova realizzandone appena 300 bottiglie: sono finite in un mese e quest’anno ne abbiamo preparate dunque parecchie di più. Un’azienda piccola come la mia rischia d’altronde di confondersi e perdersi nel mare di produttori vinicoli che ci sono oggi, se non riesce a tenere i fari sempre accesi su di sé”.
Con massima attenzione anche al territorio maremmano, oltre che alle buone tradizioni di famiglia.
“Assolutamente. Suveraia Wines ha un fortissimo legame col territorio maremmano ed è una tradizione che da mia nonno si sta trasmettendo di generazione in generazione. Pensate che ho iniziato a studiare enologia all’università proprio perché temevo che la gestione di quest’azienda mi sarebbe arrivata sulle spalle tutta insieme all’improvviso. Volevo farmi trovare preparata e oggi sono assai felice di poter proseguire quello che la mia famiglia ha iniziato ormai oltre 70 anni fa, così come spero che mio figlio Neri abbia lo stesso legame e la stessa passione quando verrà il suo momento. Non è una vita facile, devo essere sincera, ma dà comunque delle soddisfazioni. Sono orgogliosa di affermare che in questo periodo difficile Suveraia non ha mai mollato, non ha lasciato soli i suoi clienti ed è riuscita a creare un’empatia sempre più forte, investendo nell’online e nell’e-commerce per non restare mai indietro. Anzi, in allestimento ci sono già tante altre nuove sorprese… Mi permettete infine un ringraziamento sentito?”.
Prego.
“Vorrei ringraziare tutto il nostro staff di lavoro, la mia famiglia e anche il Dott. Leonardo Conti, enologo insieme a me, così come gli agronomi Stefano Dini e Dario Ceccatelli. Sono consulenti molto importanti per Suveraia, fanno parte del noto gruppo Matura di Attilio Pagli e siamo con loro da più di 20 anni”.
Scopri qui tutti i vini di “Suveraia Wines”:
– Bacucco di Suveraia
– Nocchianello Spiga di Grano
– Nerì – Vino naturale
– Rosso di Campetroso
– Femmina Rosè
– Suveraia Vermentino
© Riproduzione riservata