Secondo buona parte della dottrina, il termine cocktail è una fusione tra le parole inglesi cock, gallo, e tail, coda. A indicare la particolare varietà di colorazioni che possono caratterizzare ogni drink, e non a caso molti bartender hanno tatuaggi, mascotte o disegni che rappresentano il re del pollaio. Ebbene negli ultimi tempi c’è un colore in particolare che sta nettamente prendendo il sopravvento sugli altri, e mai come in questi giorni se n’è discusso per San Valentino.
BOOM IN UN ANNO – Sarà perché è generalmente morbido per gli occhi, non disturba l’immaginario ed è anche stereotipatamente girl-friendly, ma il rosa sta facendo la parte del protagonista nelle tavolozze in bicchiere. Certo, è appena passato San Valentino direte voi. E invece si tratta di un trend che dura da un anno buono e coinvolge più di una dimensione del bere. Il gin rosa, ad esempio, sta letteralmente dominando gli indici di gradimento inglesi, con un roboante incremento di consumo del 751% in soli dodici mesi (2017-2018). Le indicazioni delle analisi della Wine and Spirit Trade Association (WSTA) parlano di nette preferenze dei più giovani a ordinare cocktail che contemplino almeno un ingrediente tendente al rosa, apparentemente per la sua naturale predisposizione ai social media. E il vino rosèe è ormai un must per eventi e occasioni conviviali.
CENTO MILIONI – Gli inglesi hanno acquistato circa 100 milioni di bottiglie di rosèe lo scorso anno, più o meno due un più rispetto al 2017, con un aumento in valore del 5%. Ne ha giovato la catena di grande distribuzione tedesca ALDI, tra le altre, che ha già affermato di prevedere di vendere almeno 13 milioni di bottiglie nel 2019. Sorprendente, peraltro, come l’impennata di acquisti non sia più collegata con l’arrivo di primavera e estate, come invece capitava in passato: secondo Julie Ashfield, Managing Director di ALDI UK, “il motivo è da ricercare nella continua esposizione sui social media fornita dai consumatori, e dalla facilità con cui il rosèe può abbinarsi a vari cibi”. Non fanno eccezione i cugini statunitensi, che hanno visto un incremento di bevitori di rosèe piuttosto rilevante negli ultimi 15 anni: dal 24% di consumatori nel 2004, al 37% rilevato lo scorso dicembre. Motivo? “Perché è trendy”.
PAUROSO – Recentemente si sta inoltre assistendo a un’autentica esplosione della distillazione di gin, di qualsiasi forma, genere e numero. Pressoché impensabile fino a non più di dieci anni fa, la tendenza odierna vede al centro i gin aromatici: un quinto del gin prodotto in UK è per l’appunto aromatico, ma assume ancora più importanza sul mercato, realizzando praticamente la metà delle vendite. Il gin aromatico attualmente genera un giro di 165 milioni di pounds (212 milioni di dollari): un pauroso +751% rispetto al 2017, e anche in questo caso il motore trainante è l’appeal su un target di consumatori più giovane del solito (under 45, secondo la WSTA).
THINK PINK – Il gin rosa, in tutto questo, è un’autentica star nel settore: nel 2017 il Gordon’s Pink Gin è stato il cavallo nero (manco a dirlo) su cui Diageo ha puntato per scollinare il muro dei 100 milioni di pounds di vendita. E pochi mesi dopo ha fatto eco la versione rose del Beefeater di Pernod Ricard. Prevedibili ma pur sempre validi i tratti in comune: sentori agrumati, fragola e frutti rossi, e una freschezza pungente perfetta per dare un tocco nuovo al gin tonic. Addirittura il rosa prende il sopravvento sull’usuale: nel 2018 la versione al lampone del Manchester Gin ha ufficialmente sorpassato in valore di vendita la sorellastra storica. Tutto questo per una combinazione di fattori, a quanto pare: “È un colore magnetico, naturalmente attraente quando lo si vede in bottigliera dietro al bancone”, spiega il mastro distillatore di Manchester Gin, Seb Heeley. “È più facile da assaporare rispetto a un gin tradizionale, e in qualche modo richiama comunque il concetto di amore”. Se lo dice lui.
MIXOLOGY – Quasi come binomio naturale, il rosa richiama la frizzantezza, la leggerezza e il fresco. Tutti elementi che sempre di più vengono ricercati dai consumatori di cocktail, nei quali si trovano sempre più spesso bitter erbacei, soluzioni di agrumi e bollicine. Mix perfetto per Instagram, vero e proprio metronomo dei consumi. Rimane ovviamente forte l’apporto di altre proposte cromatiche, ma una è quella regina, insomma. Una deriva particolare soprattutto in mixology, considerando quanto la verità di colori sia radicata nella cultura stessa del bere miscelato. Solo per completezza: in italiano, in origine, il cocktail era definito polibibita, o bevanda arlecchina. Almeno il rosa potrebbe ingentilire il concetto.
fonte: beveragedaily.com