Sono trascorsi poco più di due mesi dall’inaugurazione del più grande store europeo – la Reserve Roastery di piazza Cordusio, a Milano, – e Starbucks sembra non aver perso di vista il proprio obiettivo: l’espansione. La Sirena – inconfondibile marchio del gruppo made in Seattle – è infatti approdata questa mattina in Corso Garibaldi, una delle zone più dinamiche e vitali del capoluogo lombardo, per aprire le porte ad una nuova – e questa volta più tradizionale – caffetteria in pieno stile americano.
Lui, il simbolo e marchio registrato della catena, c’è: il Frappuccino. La golosa mistura di caffè, ghiaccio e panna, come il Cold brew e il White chocolate mocha, esclusi dal menù della Reserve Roastery, qui finalmente tornano alla ribalta per essere degustati, rigorosamente nei caratteristici bicchieri di carta. Altra novità: accanto alla classica offerta, il bancone del nuovo core strariperà anche di prodotti pensati esclusivamente per la clientela italiana. Quindi non solo muffins, ma anche insalate e panini, il tutto preparato al momento, a differenza di quanto accade negli altri negozi del gruppo nel mondo.
La corsa non si arresta
Le cinque vetrine scintillanti che circondano i 200 metri quadri di spazio, tra Porta Nuova e piazza Gae Aulenti, non saranno le ultime a brillare sotto l’egida di Howard Schultz. Sabato 24 novembre sarà la volta di piazza San Babila, all’angolo con via Durini, mentre il 29 novembre aprirà i battenti lo store nell’aeroporto di Malpensa, al terminal 1. Ed altri tagli del nastro potranno susseguirsi nel corso dei prossimi anni, perché – stando a quanto dichiarato da Roberto Masi, nuovo amministratore delegato di Starbucks Coffee Company – «per essere veramente efficiente (cioè redditizia) una città come Milano deve avere almeno 20-25 negozi».
Ma la città della moda non sarà l’unica a godere dell’amata Sirena. L’ambizioso brand americano ha infatti in programma altre aperture nell’area Centro-Nord del Belpaese. Nello specifico, «Apriremo 12-15 negozi l’anno — ha rivelato ancora Masi – a Roma, Firenze, Bologna, Verona, Venezia e Torino. Se tutto andrà bene, il piano di sviluppo prevede un focus, oltre che sui centri città, anche sui luoghi di viaggio, come aeroporti e stazioni, e centri commerciali».
Nessun dettaglio preciso sui tempi, per ora il motto sembra essere “senza fretta”: «È un programma a medio termine, su cinque anni, – conclude Masi – siamo prudenti e umili».