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Il decreto Semplificazioni reintroduce i criteri per diffondere il sistema di resi per bottiglie, fiaschi e lattine di vetro, alluminio e plastica. Sebbene sia ancora molto generico, il decreto Semplificazioni convertito in legge a fine luglio dichiara che «gli operatori economici, in forma individuale o in forma collettiva, adottano sistemi di restituzione con cauzione nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi». 

 

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I negozianti che decideranno di adottarlo avranno la possibilità di ottenere premialità e incentivi economici. Il riutilizzo delle bottiglie costituisce da sempre una valida alternativa al riciclo là dove ha senso ambientale ed economico, cioè nei circuiti commerciali ristretti e dalla logistica ben identificata come, per esempio, le forniture domestiche o professionali di acqua minerale in bottiglie di vetro.

L’obiettivo è di estendere il ricorso al riutilizzo anche in circuiti commerciali più vasti e a materiali diversi dal vetro, come l’alluminio e, soprattutto, la plastica. Oggi negli imballaggi si ricorre poco al riuso mentre prevale il riciclo: dopo l’uso si ricicla (dati Conai) il 48,7% della plastica con obiettivo del 50% entro il 2025 e in totale si ricicla il 73% degli imballaggi. Entro la fine dell’anno è previsto che il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, d’intesa con lo Sviluppo economico dovrà ascoltare le imprese coinvolte e dovrà emanare il regolamento applicativo che fissi i tempi, i modi, gli obiettivi di riutilizzo da raggiungere, i premi e gli incentivi economici da assegnare alle aziende che vorranno adottare questo metodo, il modo di evitare distorsioni di mercato, l’entità della cauzione, il modo in cui verrà fatta pagare ai consumatori la cauzione al momento dell’acquisto della bevanda confezionata e, infine, come verrà restituita quando il consumatore renderà il vuoto.

Nel 2015 l’allora ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti introdusse una prima normativa di incentivazione, entrata in vigore nell’ottobre 2017 in via sperimentale e dimenticata nell’ottobre 2018. Vi avevano aderito alcune imprese delle bevande ma pochissimi negozianti ed è per questo motivo che la nuova versione approvata dal Parlamento introduce «le premialità e gli incentivi economici da riconoscere agli esercenti che adottano sistemi di restituzione con cauzione».

 

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Tuttavia, vi sono alcuni problemi da risolvere legati al riutilizzo: il sistema del vuoto a rendere, infatti, ha impatti ambientali per la complessità della logistica e per il peso notevole degli imballaggi da muovere, che rappresentano un costo anche in termini di consumi di energia. Inoltre, gli imballaggi da riusare vanno conservati nei luoghi del consumo in attesa del ritiro e possono restare esposti a contaminazioni, polvere, animali; per questo motivo le aziende di imbottigliamento sono molto attente agli obblighi di igienizzazione intensiva dei contenitori prima del loro nuovo riempimento, per evitare che contaminanti o scarsa igiene rovinino il prodotto o disgustino la clientela. Così i contenitori vuoti sono sanificati con vapore e sostanze igienizzanti. Un’altra attenzione viene dedicata al trasporto dei vuoti: i camion di ritorno sono carichi di aria imbottigliata. Sono tutti impatti e costi che gravavano sull’ambiente e sul prezzo al consumatore.

Il confine tra il beneficio ambientale dato dal riutilizzo delle bottiglie e i sovraccosti economici e ambientali dipende dalla logistica (più semplice è, meno impatto c’è) e dalla distanza fra il luogo di imbottigliamento e di consumo (più vicini sono, minore l’impatto) e per approssimazione si stima che oltre i 100 chilometri di distanza fra imbottigliamento e consumo il sistema di vuoto a rendere cominci a volgere nel segno negativo per i costi economici e per l’impatto ambientale. Infine, vetro, alluminio e plastica Pet hanno un mercato floridissimo e in questo periodo di domanda alta il riutilizzo potrebbe sottrarre materia prima preziosa per i forni di vetreria, per i produttori di plastica rigenerata e per la fusione dell’alluminio.

 

+ info: www.ilsole24ore.com

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