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Degli oli di qualità riconosciuti in Unione europea, quasi il 40% è italiano, con 43 prodotti a denominazione. Seguono Grecia e Spagna, con 29 riconoscimenti a testa. Il comparto italiano degli oli extravergini Dop e Igp vanta un giro d’affari di oltre 84 milioni di euro, dei quali quasi 54 realizzati sui mercati esteri. La produzione di olio certificato non supera il 2-3% del totale, pari a 11mila tonnellate. “Il nostro patrimonio olivicolo è enorme. E’ un patrimonio da difendere e tramandare non solo per mantenere attivo e in crescita un settore economico primario per il nostro Paese, ma anche e soprattutto per rendere sempre più consapevoli i consumatori degli enormi vantaggi dell’utilizzo di un olio di qualità”. Lo ha detto il presidente della Federazione nazionale di prodotto olivicola di Confagricoltura, Donato Rossi, aprendo il convegno.

 

“In questo – ha continuato Rossi – l’etichettatura e le norme che la regolano hanno un ruolo primario e dobbiamo batterci perché siano sempre più complete e rispettose del lavoro che ciascun imprenditore fa quotidianamente per migliorare il proprio prodotto. Così come è importante stigmatizzare senza riserve tutti gli episodi fraudolenti, seguire con attenzione l’attività di controllo che viene effettuata sul territorio a vari livelli e dire una parola chiara ogni volta che dubbi sulla qualità vengono insinuati”.

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Ma l’olio di oliva deve essere scelto anche per motivi di salute. E’ infatti considerato dai massimi esperti un alimento nutraceutico, in grado cioè di regolare i meccanismi che apportano benefici all’organismo e di prevenire alcune malattie. “L’olio extravergine d’oliva – ha detto Massimo Vincenzi, specialista in Scienza dell’alimentazione e Dietetica – è indispensabile durante l’infanzia in quanto contribuisce all’accrescimento corporeo, al processo di mielinizzazione del cervello, alla formazione delle ossa e alla resistenza alle infezioni, durante l’età adulta è efficace nella prevenzione dei disturbi delle arterie e del cuore e abbassa il livello di colesterolo nel sangue. “L’olio extravergine di oliva – ha aggiunto Vincenzi – ha, inoltre, una funzione antinvecchiamento per la pelle in quanto è ricco di vitamina E, di betacarotene (provitamina A) e di sostanze antiossidanti, come i composti fenolici. Protegge da decalcificazione e osteoporosi e svolge un’efficace azione di prevenzione nei confronti del tumore al seno e di quelli del tratto gastroenterico, in particolare del colon”.

Il convegno è stato anche l’occasione per evidenziare la nostra ricchezza varietale, con le oltre 500 cultivar presenti nei vari areali con microclimi e caratteristiche pedologiche diverse, e l’importanza della biodiversità come leva competitiva. “L’olio extravergine di oliva – ha detto Marco Oreggia, giornalista, esperto assaggiatore di oli – è un prodotto davvero unico perché porta dentro di sé l’odore, il sapore, la stessa natura di dove è nato. Per questo sono fermamente convinto della necessità, oltre che dell’opportunità, di promuovere e sviluppare un’olivicoltura basata sulla coltivazione e sulla trasformazione di varietà di olive autoctone, al fine di ottenere un extravergine con caratteristiche aromatiche specifiche e tipiche del territorio di provenienza.” “Allo stato attuale – ha continuato Marco Oreggia – il settore deve difendere la propria unicità, conservando tradizione e qualità, ma anche stare al passo con la velocità delle trasformazioni in atto, che richiedono apertura mentale, conoscenza dei mercati e capacità di innovazione.”

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Il settore ha bisogno anche di una strategia concreta e lungimirante e di urgenti interventi sulla struttura produttiva. “Occorre – ha detto il vicepresidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti chiudendo i lavori – ristrutturare la filiera, ammodernare gli impianti produttivi e recuperare gli oliveti abbandonati. In Italia il 63% dell’oliveto ha più di 50 anni ed il 49% ha una densità per ettaro minore di 140 piante. I nostri competitor, come Spagna e Tunisia, hanno fortemente innovato e raggiunto risultati positivi in termini quantitativi e qualitativi. Gli investimenti per l’ammodernamento degli impianti produttivi possono essere finanziati anche nell’ambito di misure specifiche previste nei nuovi programmi di sviluppo rurale. Perciò auspichiamo che le Regioni prevedano misure adeguate e che le risorse vengano convogliate in particolare verso le imprese che investono nell’innovazione per competere sul mercato”. Per il comparto olivicolo italiano, infine, sono strategiche azioni di promozione e di comunicazione, sia sul mercato nazionale sia su quelli comunitario e internazionale, per un consumo consapevole e di qualità, che coinvolgano anche altri canali, come quelli della distribuzione organizzata e della ristorazione.

Fonte: www.confagricoltura.it

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