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La scarsa produzione di olive mette in serio pericolo la sopravvivenza delle imprese che impiegano la sansa come materia prima. Aziende a rischio chiusura per mancanza di materia prima. E’ questo l’allarme lanciato dal Gruppo olio di sansa di ASSITOL, l’associazione italiana degli imprenditori di settore, che vive seri problemi di approvvigionamento per la propria attività industriale.“La produzione olivicola nazionale, quest’anno, si è ridotta del 50% – spiega Michele Martucci, presidente del Gruppo sansa di ASSITOL – l’olio è in quantità limitate e la sansa lo è ancora di più. Reperire la materia prima, quindi, è davvero improbo”.

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La sansa è un sottoprodotto della lavorazione delle olive in frantoio, impiegata storicamente per produrre olio alimentare e, in tempi più recenti, biomasse. Quello che, erroneamente, alcuni considerano uno “scarto”, al contrario, è valorizzato dal lavoro delle aziende che lavorano la sansa e ne estraggono un prodotto destinato all’alimentazione e, in aggiunta, un combustibile di origine vegetale, con evidenti vantaggi ambientali.In questo quadro le imprese, che da tempo puntano sulle opportunità energetiche della sansa, si vedono precludere un filone particolarmente promettente per il futuro. “Quest’anno, a causa della pessima annata di produzione – spiega ancora il presidente del Gruppo sansa – l’acquisto delle sanse presso i frantoi ha visto scatenarsi una vera e propria guerra. Se è vero, come si legge sui giornali, che l’olio deve essere scortato come fosse oro, potremmo dire che la sansa vergine di oliva meriterebbe lo stesso trattamento”. Si lamenta, infatti, una sorta di “mercato nero” della materia prima, che distoglie così quote di sansa ad un settore già in difficoltà. Tale rischio vale per la produzione energetica e, ancor di più, per l’utilizzo a fini alimentari con grande rischio per la tracciabilità dell’intera filiera olivicola.

Oltre a garantire il corretto impiego e la valorizzazione di un sottoprodotto, l’olio di sansa per fini alimentari, utilizzato in Italia, ma venduto ancor di più all’estero soprattutto in Asia, ha da tempo assunto il ruolo di “apripista” per l’olio d’oliva nei nuovi mercati non ancora abituati al gusto dell’extravergine. Tale capacità di spalancare le porte ad un prodotto di qualità superiore ha poi consentito, nel corso degli anni, di favorire le esportazioni di olio d’oliva e di extravergine, in crescita in tutti i continenti.“Il pericolo è di assistere alla chiusura di molte aziende – avverte Martucci – e, cosa altrettanto grave, gli effetti negativi di tale vicenda non si faranno sentire soltanto nel comparto del sansa, ma su tutta la filiera dell’olio d’oliva, importante asset dell’agricoltura e manifattura italiana”. Mentre ai fini energetici, precisa il numero uno del Gruppo sansa, “il filone dei biocombustibili, che si avvale degli incentivi statali, potrebbe far gola ad operatori scorretti, attirati dall’idea di sottrarre la sansa alle nostre aziende pur di intascare contributi pubblici, distogliendola dalla tradizionale destinazione alimentare”. Al riguardo, sottolinea ancora Martucci, “chiediamo maggiore vigilanza da parte degli enti competenti, per scongiurare situazioni di illegalità e di elusione”. ASSITOL punta da tempo sulla valorizzazione dei sottoprodotti della filiera olivicola per impieghi energetici. “Ma senza l’apporto delle imprese, soffocate dalla crisi – osserva il presidente del Gruppo sansa – il pericolo è di veder scomparire un segmento decisivo per la produzione di energia rinnovabile, impoverendo l’intero settore oleario. La situazione è così fosca – conclude Martucci – che, per salvaguardare i lavoratori, si prospetta il ricorso alla Cassa Integrazione”.

Ufficio stampa: Silvia Cerioli

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