Probabilmente qualcuno pensava che fosse immortale. Se ne è andato venerdì 2 marzo alla bellezza di 107 anni Angelo Eugenio Dorfles, per tutti semplicemente “Gillo”, figura di spicco della critica d’arte che ha segnato un lungo periodo. Nativo di Trieste nel 1910, milanese d’adozione, Gillo Dorfles con la sua critica ha davvero segnato un’era, con delle intuizioni che rimarranno anche ai posteri.
Laurea in medicina con specializzazione in psichiatria, parallelamente agli studi in ambito medico sin dai primi anni trenta si dedicò allo studio della pittura, dell’estetica e in generale delle arti. “Cercate il bello ovunque”– diceva ai suoi studenti, lui che aveva sdoganato quel termine kitsch diventato un gergo entrato nel dominio comune, con due opere intorno agli anni ‘60, Kitsch e cultura e Kitsch: antologia del cattivo gusto.
Un personaggio del genere non poteva rimanere estraneo anche al mondo del vino dove spesso arte, storia e bellezza si incontrano. Un legame concretizzato negli ultimi anni con una collaborazione con l’azienda campana San Salvatore 1988. “Ciao Gillo, che onore averti conosciuto- si legge sulla pagina Facebook dell’azienda- Tutti continuano a chiederci come siamo riusciti ad avere i tuoi disegni e la tua firma sulle nostre bottiglie. Io rispondo che è semplicemente il frutto del tuo amore per questa terra ed è frutto della nostra amicizia. A te abbiamo dedicato il nostro Aglianico riserva IGP, scelta non casuale visto che l’Aglianico è il vino che hai sempre profondamente apprezzato. A noi hai dedicato la tua estetica e il tuo sguardo oltre gli schemi. Te ne saremo sempre grati. Con affetto, Peppino Pagano”.
La bellezza di quando si incontrano due mondi come vino e arte è anche questa. Ai tanti winelowers rimarrà un ricordo speciale, di un vino che a prima vista anche io pensai subito a una felice intuizione, legare il nome di Dorfles a un’etichetta celebrativa prodotta solo in edizione limitata. Durante la sessione del Merano Wine Hunter di Identità Golose ho avuto modo di assaggiare l’annata 2014. Si, quella annata tanto bistrattata dai critici, in questo caso di vino e non di arte, che ha dato comunque un risultato positivo in Cilento. Una zona che Gillo Dorfles amava molto, là vicino a quei reperti greci e romani, con il tempio di Atena a Paestum diventato una bandiera. Forse oggi l’icona della zona può essere quel comparto eno-gastronomico, rilancio di un territorio in provincia di Salerno che sa regalare emozioni. Gillo Dorfles amava Paestum, gli piaceva vivere quelle zone alla ricerca e studio dei suoi reperti, ma gli piaceva anche il buon bere, con moderazione, specie i vini del Cilento. Che sia stato questo il segreto della sua longevità unità a una lucidità fuori dal comune? Questo non lo sappiamo, intanto godiamoci questo Omaggio a Gillo Dorfles, con l’etichetta disegnata in persona dal poliedrico artista capace di toccare molti campi e non poteva non cimentarsi anche in quelli della terra. Sit tibi terra levis.