In un recente sviluppo che ha colpito il settore del food & beverage, il parlamento turco ha deciso di rimuovere prodotti di marchi noti come Coca-Cola e Nestlé dai menu delle sue strutture a causa del loro presunto sostegno a Israele nel contesto del conflitto in corso a Gaza. Questa decisione è stata presa in risposta a un’ondata di sensibilità pubblica e a una crescente pressione per boicottare i prodotti di alcune multinazionali.
Parallelamente, Turkish Airlines ha annunciato la rimozione di bevande popolari come Coca-Cola e Fanta dai suoi servizi di bordo, allineandosi con la posizione del governo. Queste mosse rappresentano una delle prime azioni significative da parte di un governo o di un’organizzazione di grande rilievo a colpire marchi globali in risposta a un conflitto geopolitico.
Nonostante Coca-Cola e Nestlé non sono implicate nel in conflitto in corso a Gaza, sui social ed in internet circolano diversi post con slogan “Boycott Israel Products” che invitano a boicottare alcuni marchi di società che siano in qualche modo collegate con Israele per vari motivi (aziende che hanno tra la proprietà, partecipazioni o figure chiave di origine Israeliane, che hanno succursali controllate in Israele, che hanno apertamente sostenuto Israele, …). Anche alcune multinazionali americane sono state prese di mira per via del supporto degli USA a Israele.
Tra queste sono presenti anche Coca-Cola e Nestlé oltre che a PepsiCo, SodaStream, Danone, McDonald’s, Starbucks e molti altri marchi anche non food & beverage. Per via di questo fenomeno MCDonald’s Francia (dove è presente una forte comunità islamica) ha pubblicato un comunicato dove sottolinea che la società non finanzia e non sostiene nessun governo implicato nel conflitto.
In Turchia e in diverse nazioni a maggioranza musulmana, prevale un forte sostegno per la Palestina e una marcata opposizione verso Israele. Recentemente, il Presidente Erdogan ha espresso ferme critiche nei confronti dei raid israeliani a Gaza, che hanno causato numerose vittime civili palestinesi, tra cui molti bambini e donne. Questa presa di posizione ha intensificato le tensioni con Israele, portando al ritiro dell’ambasciatore israeliano dalla Turchia.