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Non vogliamo essere blasfemi, ma la domanda sorge spontanea. Perché la Pasqua è sentita meno del Natale? Questo a livello di massa, perché se pensiamo alle processioni che animano l’Italia da Sud (soprattutto) a Nord, sicuramente c’è chi ancora crede, almeno nelle tradizioni. Ma anche dal punto di vista vinicolo la Pasqua subisce sul Natale, dove tutti durante le festività natalizie sono alla ricerca della bolla perfetta (anche noi non ci sottraiamo al gioco con il nostro alfabeto delle bollicine) mentre durante la Pasqua non sembra esserci ancora un trend ben definito. Era da un po’ di tempo che noi di Beverfood.com volevamo divertirci con qualche assaggio dolce. Ecco la sorpresa di Pasqua per i nostri lettori. Tra passiti, moscati e malvasie, tante idee per una serie di assaggi dolci che fanno risorgere, almeno da tavola a fine pasto. Vini da abbinare alla colomba, oppure vini per prendere il volo.
PASSITO DI PANTELLERIA BUKKURAM- MARCO DE BARTOLI
Ricordo ancora la prima volta che ho assaggiato un vino di Marco De Bartoli. Non c’è il rischio di dimenticare questi vini, così come quel nome, Bukkuram, che riporta una contrada di Pantelleria. 100% Zibibbo, al naso albicocca pura, sembra di avercela nelle narici, poi ti entra la frutta secca, fichi, datteri e il naso si fa tropicale. Persistenza infinita, per un vino fatto da uve appassite al sole per trenta giorni, un passaggio di sei mesi in acciaio, poi a riposare in barrique prima di finire in bottiglie a sulle nostre tavole.
NEKTAR GOLFO DEI POETI IGT- CANTINE LUNAE
Il vino è poesia, c’è uno scorcio di Liguria denominato il Golfo dei Poeti, da cui hanno preso spunto molti nomi noti in letteratura e da cui prende il nome il Passito IGT di Cantine Lunae. Protagonista il Vermentino in purezza, a conferma di una grande versatilità di questo uvaggio. Siamo in Provincia di La Spezia, i vigneti si trovano tra Ortonovo e Castelnuovo Magra con un’esposizione e altimetria a sud-est a 200 metri sopra il livello del mare. Vigne con età intorno ai 40 anni, dopo la raccolta manuale a settembre viene fatto un appassimento naturale sino a dicembre di grappoli selezionati. La fermentazione avviene in acciaio per un 60% delle uve; fermentazione in barriques per il restante 40% delle uve.
CIALLA PICOLIT
“Tajà lis strezzis”. Non è una parolaccia, ma in friulano identifica il taglio del tralcio che sorregge i grappoli per un primo parziale appassimento delle uve sulla pianta. Il Picolit ha una storia gloriosa, considerato che sin dal XVII secolo era uno dei più preziosi vini conosciuti in tutta Europa. La tradizione insegna come già sulla vigna, alcuni giorni prima della vendemmia si proceda a questo appassimento naturale. Ma è nella vinificazione che i vini aumentano il proprio potenziale, con l’elevazione dei vini in barrique, con dosatura personalizzata di legni in roveri francesi e tostature delle doghe. Un procedimento adottato da Ronchi di Cialla, i primi in Italia nel 1977, che aiuta alla stabilizzazione naturale del vino. Risultato un colore giallo lucido, naso con sentori di oro di acacia e una bella bocca aristocraticamente decisa e persistente.
MOSCATO DI SCANZO BIAVA
La più piccola Docg della Lombardia, quel gioiellino del Moscato di Scanzo. Esclusiva per nascita, perché le vigne sono limitate e così anche la produzione che va subito a ruba, oltre al fatto che viene prodotto solo nelle annate adatte. Biava il produttore punto di riferimento per il Moscato di Scanzo, sfruttando quel microclima ideale del “sass de luna”, una formazione calcarea-marnosa della terra. Un vino che affonda radici nel passato, conosciuto sin dal 1300 arrivando sino ad oggi mantenendo inalterato quell’equilibrio fatto di prestigio e di esclusività. Colore rosso rubino, naso che sa di incenso e cannella, in bocca è inebriante.
PEDRO XIMENEZ ZULETA
Quante volte vi siete sentiti dire che questo vino è stato fatto con metodo Solera? Sicuramente questa pratica da Delgado Zuleta è ormai diventata un’abitudine, per la bottega più antica di Sherry fondata nel Fondata nel 1744. Ci troviamo in Spagna, a Sanlucar de Barramede nella zona di Jerez de la Frontera, in una storia pluricentenaria che negli anni si è specializzata nella produzione dei migliori Manzanilla e Sherry. Il Pedro Ximénez Zuleta potrebbe essere il vino giusto per terminare alla grande, un prodotto di una dolcezza infinita, realizzato con 100% uve Pedro Ximénez essiccate al sole e successivamente invecchiato in metodo Solera fino a raggiungere un’età media fra i 3 e i 4 anni.
ESTASI MOSCATO DI TRANI PASSITO LIBERTY
Trani è conosciuta in tutto il mondo per la sua fantastica cattedrale in stile romanico affacciata sul mare, ma nel mondo del vino pensiamo subito al Moscato di Trani. Un vino dalle origini antiche, dato che negli anni intorno al Mille i Veneziani lo commercializzavano con la “Dogana di Trane”. Nel ‘500 il celebre viaggiatore Fra’ Leandro Alberti ne aveva apprezzato la bontà definendolo tanto eccellente e cosa molto delicata da gustare. Arrivando ai giorni nostri il Moscato di Trani ha continuato a essere sempre più apprezzato, fino a giungere al 1974 al riconoscimento della Doc che lo ha ulteriormente nobilitato. Estasi, il nome è tutto un programma, il Moscato di Trani che Franco Di Filippo si è anche inventato di spumantizzare, anche se noi preferiamo la versione classica. Dolcezza mai stucchevole, persistenza e freschezza in bocca. Vino ideale per accompagnare i dolci ma anche formaggi.
TORCOLATO BREGANZE- MACULAN
Se c’è un produttore che più di altri rispecchia il territorio di Breganze questo è Maculan. Il Torcolato è l’oro di Breganze, come il colore brillante che fa sognare tanti suoi estimatori. Uva 100% vespaiola, le colline di Breganze sono di origina vulcanica e tufacea, un habitat ideale per l’appassimento di uva selezionata per 4 mesi. L’appassimento qui diventa arte, i fruttai dove viene messa l’uva ad appassire sono delle vere e proprie cattedrali del gusto da visitare. E poi c’è l’affinamento, con un anno in barriquee di rovere francese, un terzo nuove mentre l parte restante di secondo passaggio.
MALVASIA DI BOSA RISERVA COLUMBU
Un vino bandiera per un’icona della Sardegna enologica. Alla fine degli anni ’50 a Bosa l’incontro tra Giovanni Battista Columbu, insegnante barbaricino e la moglie Lina. L’inizio di una passione che dopo circa un decennio, insieme a proprietari di vigneti e vignaioli, con la collaborazione di un centro culturale porterà al riconoscimento del vino Malvasia di Bosa, le basi per il disciplinare di riconoscimento della Doc Malvasia di Bosa avvenuta nel 1972. Un vino ricco di storia che s’intreccia da molti secoli con le rotte mercantili mediterranee del vicino oriente e della mitteleuropa. La malvasia vissuta come metafora identitaria di antiche e contemporanee popolazioni che facevano di questo vino dono dell’ospitalità, il più prezioso tra i prodotti il cui uso era sinonimo di eventi importanti. Nascite, ma anche morti, unioni, feste, ritualità, come vino della messa.
RECIOTO DI SOAVE CLASSICO SANTA SOFIA
Prima dell’avvento dell’Amarone, il grande protagonista nel veronese era il Recioto di Soave. Ci troviamo nella zona del Soave, le origini del Recioto di Soave risalgono al periodo romano, quando intorno al X secolo viene attestata la presenza di un vino dolce e bianco denominato Vinum Suave, nobile, pretiosum. Tra il 1968 e il 1998 la doppietta Doc e Docg, con l’introduzione di un disciplinare che vieta ogni pratica di forzatura, ma permette esclusivamente l’appassimento naturale. La cantina veronese Santa Sofia porta avanti questa tradizione per un vino che allo stesso tempo può essere ideale da giovane con i dessert, mentre quando viene fatto invecchiare dato il suo potenziale in evoluzione, è l’ideale con abbinamenti con formaggi erborinati.
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