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Tanto semplice, quanto controverso. Il caffè è il rito d’ogni giorno, che soprattutto in Italia si fa oggetto di discussioni annose. I tradizionalisti non transigono, i più aperti (o semplicemente più giovani) non vedono l’ora di scoprire le novità. È storia e tradizione, certo, ma che piaccia o meno, il futuro parla altre lingue. Ieri e domani però possono coesistere, soprattutto grazie a marchi eccellenti e italianissimi.
L’anima classica si ritrova nei modelli de La Pavoni, ancora oggi in abito d’altri tempi, che in bar storici e perché no nelle nuove caffetterie continuano a fare la loro signorile figura. L’azienda, fondata nel 1905, fu la prima a produrre su scala industriale la macchina da caffè espresso, seguendo un brevetto di Luigi Bezzera del 1902, addirittura. Più di un secolo dopo, La Pavoni rimane autonoma, pur acquisita nel 2019 dal colosso Smeg, di cui è una delle punte di diamante: letteralmente, considerando che Diamante (teorizzata da Bruno Munari, con la versione casalinga Diamantina disponibile da fine 2021) è uno dei modelli più identitari del brand, lucido e geometrico.
Oggi è dietro al banco di caffè che hanno fatto la storia, come il Magenta di Milano che ha ospitato una presentazione raccolta. Ma ai primi tempi, le macchine da espresso erano in realtà esposte davanti al cliente, una sorta di esca futuristica che invitava l’ospite a chiedere, assaggiare, provare. Si beveva tè nelle sale apposite, l’infuso dei reali: La Pavoni intuì il felice connubio tra design e gusto, spingendo perché architetti famosi (anche Gio Ponti fu coinvolto) progettassero i modelli, nel tempo sempre più fluidi e dedicati al consumatore.
Quelli immortali rimangono pezzi di raro pregio, come la Esperto, del 1961: affusolata, ricca, con l’aquila dorata in cima e la leva color del cuoio, un inno all’interazione e alla coccola, come ad accompagnare l’appassionato a partecipare al suo stesso rito. La storia che si fa pregio: come racconta Francesco Jori, Direttore Generale di La Pavoni, “siamo i nostri primi concorrenti. La Pavoni ha un mercato dell’antiquariato di enorme rilievo, il cui valore a volte è superiore a quello del nuovo”.
La macchina del caffè è specchio della cultura italiana e non solo, una porta che permette un viaggio nel tempo. Non necessariamente nel passato: l’annessione a Smeg ha per La Pavoni l’obiettivo dichiarato di riportare il proprio stile e le proprie visioni sul mercato italiano d’alta fascia (al momento il segmento di valore più alto è 100% estero). E per farlo, serve in realtà tenere lo sguardo sul futuro: per la fine dell’anno è previsto l’arrivo di nuove-vecchie proposte, come la Cellini, con un ridisegno degli elementi più diretti (manopola, leva, filtro) e un maggiore impatto visivo del brand. O il macinacaffè Cilindro, che pur non essendo il piatto principale si è dimostrato necessario dal sempre più galoppante binomio di estetica e performance eccellenti.
Si guarda quindi al domani, all’evoluzione che il caffè vive da sempre e di certo non arresterà, a maggior ragione dopo le chiusure che da un lato hanno permesso di riscoprire un rito molto personale, dall’altro anche avvicinato il consumatore a nuove prospettive. Non è certo casuale l’aumento di volumi e valori registrato dagli specialty coffee, le varianti d’eccellenza che si stanno facendo sempre più spazio sugli scaffali dei locali dedicati e bar di quartiere; su questi binari si inserisce ad esempio 1895 by Lavazza, il progetto del colosso italiano che punta alla sensibilizzazione e divulgazione circa questo nuovo universo di qualità.
Coffe designers, artigiani del caffè che si trasformano in docenti accompagnatori, i coffelier: degustare una tazzina è un lavoro di sensi e sensibilità, si apprezza l’elasticità della crema, che spostata con un cucchiaino rilascia aromi intensi e sognanti. Poi ovviamente il sorso, ben più complesso e profondo della mera botta di energia cui l’utente medio e troppo spesso abituato. L’assunzione quasi medicinale del caffè sta lasciando agio a un momento esperienziale, come merita un prodotto di tale storia e tradizione.
1895 by Lavazza propone una collezione di caffè incentrata sul meglio del mondo, nel rispetto di stagioni e tecniche: ogni origine (varietà locale) è tostata singolarmente, per esaltarne la ricchezza aromatica. La collezione ne prevede tre: Encantado (100% Colombia), Araari (100% Etiopia) e Pororoca (100% Brasile). Eventualmente, le origini vanno poi a far parte di blend, miscele dall’altissimo contenuto di sfumature e qualità: anche in questo caso, tre disponibili; Cocoa Reloaded (50% Brasile, 30% Indonesia, 20% Colombia), Petal Storm (60% Brasile, 20% Ecuador, 20% Kenya) e Hypnotic Fruit (70% Brasile, 15% Colombia, 15% Bolivia).
Anche la preparazione del caffè in casa è argomento di diatriba infinita, per la quale 1895 by Lavazza accorre come paciere: acqua fino alla valvola della moka, filtro riempito fino all’orlo e poi livellato con un dito, niente montarozzi; fuoco medio-basso e attesa fino alla fuoriuscita, che va poi accompagnata spegnendo la fiamma e lasciando che il calore continui a fare il suo corso naturale. La tazzina (in ceramica!) deve essere calda sul fondo ma non troppo sul bordo, per evitare che le labbra si brucino e impediscano di godere appieno del sorso. Non cambia nulla, ma in realtà cambia tutto: in fondo il caffè è così, sempre lo stesso, ma sempre diverso.
+ info: www.lapavoni.com
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