Volano ai massimi i prezzi del pecorino spinti dall’aumento del valore delle esportazioni del 10 per cento, la migliore performance tra tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy, in netta controtendenza alla crisi generale dell’economia. E’ quanto emerge da una analisi della .Coldiretti dalla quale si evidenzia che le quotazioni all’ingrosso del Pecorino romano stanno per sfondare i 9 euro al chilo, un valore addirittura superiore per la prima volta nella storia a quelle del Parmigiano Reggiano, il più apprezzato e imitato formaggio di latte vaccino del mondo.
Una tendenza destinata a consolidarsi – sottolinea la Coldiretti – anche nel 2015 per effetto del tasso di cambio euro/dollaro che favorisce le esportazioni negli Usa dove è diretta quasi un terzo della produzione nazionale di pecorino romano dop e l’aumento del valore dell’export è stato addirittura del 22 per cento. Una domanda che ha favorito – spiega la Coldiretti – una progressiva escalation del prezzo che è praticamente raddoppiato negli ultimi tre anni, a partire dal 2011 quando era fissato a 4.8 euro al chilo.
Un cambiamento significativo per l’Italia dove – sottolinea la Coldiretti – ci sono 6,2 milioni di pecore allevati e circa 700mila capre, che pascolano soprattutto in Sardegna dove si allevano 3,2 milioni di pecore, in Sicilia (770mila), nel Lazio (630.000) e Toscana (420.000) anche se allevamenti sono presenti lungo tutta la penisola. La produzione di latte ovino in Italia e di 400mila tonnellate (28mila quello caprino) mentre quella di formaggi di pecora è di 67mila tonnellate all’anno.
Solo per il Pecorino Romano Dop – precisa la Coldiretti – la produzione è stata di 24.700 tonnellate nel 2013 durante il quale oltre un terzo della produzione per un totale di 10mila tonnellate è stata esportata negli Usa e 5200 tonnellate nell’Unione Europea. Secondo le analisi condotte dalla Coldiretti se il prezzo del latte seguisse il trend del Pecorino dovrebbe essere pagato ai pastori a non meno di 1,15 euro al litro nel 2015, che consentirebbero almeno di coprire i costi di produzione in continuo aumento.
Il clima più positivo è confermato anche dal fatto che in Italia si stima che – conclude la Coldiretti – siano circa tremila i giovani che hanno scelto di mettersi alla guida di un gregge in una scelta di vita dove a preoccupare più della crisi sono gli attacchi degli animali selvatici, ai cinghiali ai lupi, che si sono moltiplicati nelle campagne. Si tratta in gran parte di giovani che intendono dare continuità all’attività dei genitori ma ci sono anche ingressi ex novo spinti dalla voglia di trovare una occupazione alternativa a contatto con gli animali e la natura.
Fonte: www.coldiretti.it del 10-01-15