Nasceva così con la vendemmia 1960 il Pinot Grigio Santa Margherita, contrassegnato da un profilo in grado di esaltarne intensità ed eleganza aromatica, con inaspettate note floreali, richiami di agrumi e frutta a polpa bianca. Il tutto supportato da una struttura serrata e vibrante e una stimolante e fresca sapidità. In questi cinquant’anni il Pinot Grigio è diventato il varietale simbolo del vino bianco italiano nel mondo e il Pinot Grigio Santa Margherita continua ad esserne l’emblema, grazie al permanere di quello spirito pioneristico che punta a trasferire, intatta nel vino, tutta la qualità che produce il vigneto.
Che il Trentino Alto Adige sia una delle aree viticole più vocate d’Italia è oggi talmente ovvio da apparire banale. Non fu così però alla fine degli anni Cinquanta, quando gli enologi di Santa Margherita si diedero l’obiettivo di produrre un vino bianco di alta qualità che si distinguesse da tutti gli altri. Era necessario individuare innanzitutto un territorio, oggi diremmo un terroir, in grado di produrre uve che contenessero in potenza il carattere fresco e fruttato con cui si desiderava caratterizzare il profilo del “nuovo” vino. La scelta ricadde sul Trentino Alto Adige. Occorreva poi scegliere il varietale che esprimesse al meglio le caratteristiche pedo-climatiche del territorio e in questo caso la sapienza degli enologi pose le basi per quella che si è dimostrata una vera rivoluzione della vitivinicoltura italiana, decidendo di vinificare in bianco le uve ramate del Pinot Grigio, fino ad allora utilizzate solamente in uvaggio con altri vitigni.
Il confronto con il territorio è alla base del continuo processo di crescita e miglioramento rendendo possibile l’adozione a livello di un’intera regione di processi artigianali, altrove limitati a singole tenute, quando non a singoli vigneti. Ecco quindi l’adozione su larga scala della lotta integrata per ridurre l’impiego della chimica di sintesi nella gestione del vigneto, l’utilizzo di uve vendemmiate a mano per poter lavorare solamente grappoli sani ed integri oppure l’affinamento del vino attraverso il contatto con le fecce nobili fino al momento dell’imbottigliamento, in modo da estrarre completamente quelle componenti in grado di amplificarne il ventaglio di profumi e gusti. Coniugare artigianalità, tradizione ed innovazione tecno-enologica ha permesso a Santa Margherita di valorizzare al meglio il binomio vitigno-territorio e di proporre un Pinot Grigio che eccelle sulle tavole di tutto il mondo con i più diversi abbinamenti gastronomici.
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