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la “Pisco Week” sbarca a Firenze: intervista esclusiva alla sua organizzatrice Amora Carbajal


Dopo la “Florence Cocktail Week 2018”, un’altra rassegna a tema mixology è pronta a deliziare i palati fiorentini. Giovedì scorso, in 23 tra i locali più trendy della città, ha preso infatti il via la “Florence Pisco Week”. Un evento inedito e tutto da scoprire, col Pisco che reciterà ovviamente il ruolo di attore protagonista. Per saperne di più su questo tradizionale distillato peruviano e sulla sua degustazione, oltre a presentare al meglio la “Pisco Week”, Beverfood.com ha avuto il piacere di intervistare Amora Carbajal Schumacher, Direttrice dell’Ufficio Commerciale del Perù in Italia (Ocex Italia, promotore e organizzatore della manifestazione).

 

Amora, togliamoci subito ogni dubbio: cosa rappresenta il Pisco per i peruviani?

“Il Pisco è il nostro prodotto icona: fa parte dell’essenza, della cultura e della storia peruviana. È un po’ come la pasta per gli italiani, un marchio e un legame che ti porti dietro fin dalla nascita. Il suo nome deriva, d’altronde, dal porto e dalla valle peruviana chiamata Pisco, situati al Sud del Paese. Già nell’epoca del dominio spagnolo in quella zona si imbarcava Pisco per portarlo in Spagna, per la prima volta nel XVI secolo. Tutti i peruviani sono fieri e orgogliosi di questo distillato a base di uva, in quanto espressione non solo di un sapore equilibrato, ma anche delle nostre radici e del nostro senso d’appartenenza”.

Non è un caso che il motto di questa rassegna sia “Pisco is Perù”. Un termine che, al di là della dizione geografica, si aggrappa agli albori della tradizione peruviana.

“È vero. C’è anche un’altra interpretazione sul nome del Pisco, ancora più antica. In quechua, la nostra lingua tradizionale, Pisco significa ave (uccello) e il Sud del Perù è sicuramente contraddistinto da una grande presenza di volatili. Da questo la scelta del termine Pisco, prodotto con denominazione di origine controllata che oggi si produce solamente in cinque regioni del Perù, tutte sulla costa: Lima, Ica, Arequipa, Moquegua e Tacna”.

La “Florence Pisco Week” esalterà il Pisco nella mixology con cocktail classici e anche rivoluzionari. Ma come si beve invece il Pisco in Perù?

“In Perù diciamo sempre che un cittadino di Ica che si rispetti beve solo Pisco puro, come aperitivo o come digestivo. Ma in realtà il Pisco è un distillato così versatile che è possibile degustarlo in più modi e in più momenti della giornata. Da solo, prima dei pasti, accompagnato magari da qualche stuzzichino, o anche nella mixology. Il cocktail simbolo del Perù è proprio il Pisco Sour, senza dimenticare però il Chilcano o El Capitán”.

 

Non solo il Pisco, anche la cucina peruviana negli ultimi anni sta riscuotendo grande successo in Europa, Italia compresa. Come si spiega il successo fuori dai confini della vostra gastronomia?

“La cucina peruviana negli ultimi 10 anni ha vissuto un vero e proprio exploit a livello globale. Questo grazie alla partnership pubblico-privata voluta dal governo per promuovere la nostra gastronomia e anche grazie ai grandi risultati ottenuti da chef peruviani di fama internazionale quali Gastón Acurio o Virgilio Martínez Véliz. Il primo, voce della nostra cucina e imprenditore capace di creare la sua rete di ristoranti in tutto il mondo; il secondo, riconosciuto forse come il miglior chef peruviano. Ma anche grazie alla sperimentazione di Mitsuharu ‘Micha’ Tsumura e la sua cucina fusion peruviana-giapponese, che rispecchia esattamente quello che siamo. Una gastronomia  influenzata dalla storia e dai processi migratori, così la gastronomia peruviana ti fa vivere delle sensazioni uniche. Il nostro territorio, d’altronde, ha una ricchezza infinita di prodotti che rendono unica e autentica la sua offerta”.

Se dici cibo peruviano, pensi subito al “Cebiche”. Quale piatto consiglierebbe ai nostri lettori per sperimentare la gastronomia del suo Paese?

“Ce ne sono tantissimi, dipende dalla regione. Al Nord, per esempio, i migliori piatti sono quelli di pesce. Penso appunto al classico Cebiche col vero limone di Piura che lo rende fresco, semplice e indimenticabile. Oppure all’Arroz con Pato (riso all’anatra), un altro  tipico piatto norteño che racchiude un’autentica esplosione di sapori. Abbiamo poi la Carapulcra, un piatto creolo d’influenza africana a base di patate essiccate, e la Causa Rellena, sempre a base di patate e ripiena di pollo, tonno o persino di aragosta. Cambiando zona, il fiore all’occhiello della Selva è il Paiche, pesce da gustare anche solamente al vapore. Insomma, come vedete, è impossibile riassumere tutta la varietà gastronomica del Perù in un solo piatto. Quello che mi sento di consigliare è di visitare il Perù e conoscerne dal vivo ogni sfumatura, culinaria e non solo. Vi garantisco che ne resterete affascinanti e tornerete in Italia con l’anima e il cuore felici”.

Intanto, la “Florence Pisco Week” sarà senza dubbio una buona occasione per avvicinarsi alla cultura peruviana. Perché la scelta Firenze?

“Ho sempre avuto in mente Firenze come palcoscenico della Pisco Week. Parliamo di una città con una grande cultura cocktelera. Non potevamo non portare questa manifestazione nella culla della storia e della tradizione italiana. E l’accoglienza di Firenze ha subito confermato la bontà della nostra scelta: siamo stati ricevuti benissimo e siamo molto felici di aver portato qui il Pisco”.

Quali differenze ci saranno quest’anno rispetto all’edizione di Milano?

“Il filone di base è sempre lo stesso. Abbiamo iniziato l’anno scorso, a Milano, e il nostro obiettivo è allargare la Pisco Week a una nuova città ogni anno, continuando con l’edizione milanese tra fine settembre e inizio ottobre e quella fiorentina nel mese di maggio. A proposito, si accettano consigli e suggerimenti per la terza città italiana che dal 2019 possa ospitare questa rassegna”.

Dopo questa succosa presentazione, non resta che scegliere uno dei 23 cocktail bar e non solo che partecipano all’evento per conoscere in prima persona il connubio tra Pisco e mixology. Lei quale cocktail preferisce?

“Questa è assolutamente la domanda più difficile dell’intervista, Giacomo (ride, ndr). Anche in questo caso, dipende da dove mi trovo e dal periodo dell’anno. Se sono a Lima amo prendere il classico Pisco Sour, mentre mi godo la gastronomia peruviana e la brezza del Pacifico. In estate adoro il Chilcano di Maracujá, rinfrescante e perfetto per l’ondata di caldo che sta per arrivare. Se voglio invece qualcosa di più forte, opto magari per il Pisco Negroni. L’ho provato in Italia e ne sono rimasta davvero entusiasta. Permettimi però di aggiungere un’ultima cosa”.

Prego.

“Ti ringrazio tanto per quest’intervista e ne approfitto per rinnovare il mio invito a tutti i tuoi lettori a conoscere da vicino il mondo del Pisco e i sapori del Perù. C’è un universo da esplorare e assaporare, ne uscirete sicuramente arricchiti!”.

Foto di Promperu

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