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L’ultimo scorcio del 2014, complice il calo del prezzo del petrolio e un tasso di inflazione ai minimi storici, regala un mini rimbalzo dei consumi alimentari delle famiglie italiane. È quanto emerge dai dati del Panel famiglie Ismea Gfk/Eurisko relativi ai primi 11 mesi dell’anno, da cui si evince un recupero della spesa per alimenti e bevande di circa mezzopunto percentuale su base annua. Un primo timido segnale di inversione di tendenza, dopo il dato particolarmente allarmante del 2013 (-3,1% la contrazione della spesa alimentare) che prelude, se non a un rilancio dei consumi, quanto meno ad uno stop del trend flessivo che ha caratterizzato il periodo recente.

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Il potere d’acquisto delle famiglie (in crescita dell’1,9% nel terzo trimestre dell’anno) ha trovato giovamento dall’inflazione vicina allo zero, dal calo del prezzo della benzina e da una politica di bilancio pubblico, dopo anni di austerity, un po’ meno restrittiva, ma l’elevata disoccupazione e la frenata degli investimenti lasciano ancora dubbi su un auspicabile consolidamento del trend. Tra le varie categorie di prodotto, aumenta in particolare la spesa dei derivati dei cereali (+5,6%), trainati prevalentemente dalla biscotteria (+6%). Si conferma la buona performance del complesso dei dolciumi (+4% in valore), e degli oli e grassi vegetali (+6,1%), con gli oli di oliva extravergine che spuntano un +3,3%.

Positivo anche il dato dei prodotti ittici, che stanno lentamente risalendo la china (+1,8%) dopo la caduta a doppia cifra del 2013. Tra le carni fresche, che avanzano nel complesso dello 0,7% (sempre in valore) si rilevano dinamiche divergenti, con i tagli bovini e avicoli in aumento rispettivamente dell’1,5% e del 4,7% a fronte del meno 6% della carne suina. In flessione anche la spesa delle famiglie in salumi (-0,8%), nonostante un aumento dei volumi acquistati.Riguardo poi all’ortofrutta, secondo il panel famiglie Ismea- GFK/Eurisko – che monitora gli acquisti non solo presso gli scaffali della Gdo ma anche nel dettaglio tradizionale, mercati rionali, ambulanti e porta a porta – gli italiani hanno risparmiato, negli acquisti di frutta e verdura fresche, il 2,4% sul 2013, aumentando invece del 3,6% il budget destinato alla frutta trasformata.

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CONSUMI LATTIERO CASEARI

Cala anche la spesa per prodotti lattiero-caseari, che perdono l’1,1% rispetto al periodo gennaio-novembre 2013, e alla quale corrisponde una contrazione dei volumi più intensa, pari al 2,7%. A determinare queste dinamiche negative è soprattutto il segmento del latte e degli altri derivati (-1,5% in valore e -3,1% in volume), ma cala anche il segmento dei formaggi e dei latticini (- 0,9% in valore -1,5% in volume). Riguardo al primo segmento, procede la flessione dei consumi del latte fresco (-5% in termini di spesa, -6,5% i volumi), mentre quello a lunga conservazione perde l’1,9% in valore, a fronte di un aumento dei volumi dell’1,1%; in controtendenza, invece, i consumi di yogurt, la cui spesa risulta essere per lo più stabile (+0,2%) e i cui volumi crescono dell’1,3%, dopo la performance particolarmente negativa del 2013 (-10% in valore, -3% in volume). All’interno dei formaggi, la flessione è determinata dai freschi, che subiscono un calo della spesa del 5,2% e dei volumi del 5,1%; mentre il segmento dei formaggi duri cresce dell’1,6% in volume e in valore, dopo un 2013 negativo, in cui avevano perso l’1,3% della spesa, a fronte di volumi per lo più stabili.

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I CONSUMI DEL BEVERAGE (+3,3%)

Infine, passando alle bevande, dopo il tonfo del 2013 aumentano i consumi 2014 di bevande alcoliche e analcoliche (vini esclusi) del 4% in valore e dell’1% in volume, grazie soprattutto alla spinta delle acque minerali; in controtendenza invece gli acquisti di bevande gassate. Quasi ferma la spesa dei vini (-0,2%), mentre procede il calo dei volumi acquistati dalle famiglie (-2%). Più nel dettaglio, registrano una buona performance i vini DOC, con un +2,2% in valore ed un +0,5% in volume, rispetto agli IGT (-4 % in valore e -6,1% in volume) e ai comuni (-2,2% in valore e -1,4% in volume).

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