Crescono i consumi del Prosecco e si conferma il posizionamento nella fascia alta dell’Amarone. Per mantenere l’eccellenza, però, bisogna evitare di cadere nella banalizzazione del prodotto e difendersi dalla vendita al ribasso. “Mettere insieme Prosecco e Amarone può sembrare una sfida” spiega Primo Anselmi, Presidente di Fedagri Veneto in apertura del convegno ““Prosecco e Amarone: due eccellenze della vitivinicoltura nel Veneto”, organizzato da Federagri Veneto, nella sala Convegni della Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo. “Sono in effetti due prodotti diversi per clientela, volumi, prezzi, mercati e canali di vendita. Ma si prospetta per entrambi una direzione importante da seguire: quella dei mercati esteri”.
I due prodotti stanno avendo negli anni ottimi risultati nella produzione “si attestano negli ultimi 5 anni un +34% Amarone, +25% Prosecco”, commenta il professor Vasco Boatto “un valore che si ripercuote positivamente su tutta la catena produttiva e agricola. Questo perché, nella piramide del valore i prodotti di qualità non hanno perso la loro posizione al contrario di quanto è accaduto per i prodotti di fascia medio-bassa. In questo le Cantine Sociali hanno senz’altro assunto un ruolo fondamentale salendo nel Prosecco al 39% della produzione”.
Per il 2015, guardando in particolare al Prosecco, le cui bottiglie superano ormai quelle dello Champagne, si stima che nella vendemmia la produzione potrà arrivare a 3 milioni di ettolitri. “Una valutazione positiva per i produttori, a cui si aggiunge la crescita dei consumi di questo prodotto” racconta Denis Pantini di Nomisma “In mercati come quello del Regno Unito o del Nord America infatti il Prosecco ha raggiunto sempre più un consumo popolare, in 10 anni c’è stato un aumento del +236% di sparkling dop dall’Italia, di cui il 90% è Prosecco. Ma attenzione però che non si cada nella banalizzazione del prodotto e che ogni vino bianco effervescente non venga confuso con il Prosecco”.
Per quanto riguarda invece l’Amarone della Valpolicella, resta saldo il posizionamento nella fascia alta del mercato e si conferma uno dei più prestigiosi vini rossi del mondo, dimostrandosi anche una risorsa per il suo territorio di origine, dove la superficie vitata ad Amarone è di circa 6.500 ettari divisa tra 2.500 aziende, per una produzione di oltre 13 milioni di bottiglie, dirette soprattutto ai mercati esteri. L’Amarone, sebbene resti nella fascia alta, con un prezzo medio che si aggira intorno ai 62$/litro, rischia invece l’ingresso sul mercato di bottiglie a prezzo più basso e di inferiore qualità. Per mantenere, quindi l’eccellenza dei due prodotti è necessario educare i consumatori sulle diverse gerarchie dei prodotti e sul rapporto che c’è tra valore del vino, prezzo e qualità.
Cambiano consumi e consumatori. Per quanto riguarda i consumi, In Italia, sono calati in 15 anni del 10%. Nel 1980 c’era infatti un consumo di 90 litri pro capite, nel 2014 è sceso a 34 litri. Ma il consumo non si è semplicemente contratto, è cambiato, si guarda ora di più alla qualità, si beve meno vino da pasto e si parla anche di vino Bio. In Italia infatti i consumatori di vino Bio sono ora il 16,8 %. “I consumi sono stati in crescita fino al 2007, poi si sono stabilizzati sui 240 milioni di ettolitri, a livello mondiale” chiarisce Eugenio Pomarici, professore di Economia e gestione delle aziende agroalimentari dell’Università di Padova, “e probabilmente i consumi globali resteranno sostanzialmente stabili fino al 2019. Bisogna però evidenziare che il vino veneto è assente dalle aste dei vini di pregio nel mondo. Il Prosecco, ad esempio, ha molti competitors a livello mondiale: il Cile, la Spagna, l’Australia. Il Veneto deve far crescere il mercato del vino nel mondo e in Italia”.
Un accenno poi al passaggio dal regime transitorio dei diritti d’impianto al nuovo sistema autorizzativo degli impianti viticoli che prenderà il via il 1° gennaio 2016. “Il nuovo sistema autorizzativo sarà in vigore fino al 31 dicembre 2030, con un riesame intermedio da parte della Commissione” spiega da Gabriele Castelli, Responsabile servizio vitivinicolo di Fedagri “con l’obiettivo di valutarne il funzionamento ed, eventualmente, la presentazione di proposte di modifica. Ogni anno potranno essere disponibili autorizzazioni per i nuovi impianti equivalenti fino all’1% della superficie vitata nazionale. Le autorizzazioni saranno concesse gratuitamente su richiesta presentata dal produttore e verranno aperti dei bandi annuali”.
Fonte: www.unioneitalianavini.it