© Riproduzione riservata
Il miglior bar d’albergo della Lombardia? È la “Gin Lounge” del “Grand Hotel Fasano” a Gardone Riviera (BS), albergo 5 stelle lusso a dir poco suggestivo sulle rive del Lago di Garda.
Il Bar Manager della struttura, ormai alle porte della sua ottava stagione in loco, è il barman classe 1984 Rama Redzepi, un “maestro” in campo Gin (e non solo) che in questi anni è stato capace di sfruttare tutto il suo bagaglio internazionale per compiere un nuovo grande step professionale. Tanto personalmente quanto collettivamente. Beverfood.com ha avuto il piacere di intervistarlo e di farsi raccontare la sua bella storia, proprio a margine della recente premiazione ricevuta da Gambero Rosso.
“Sono nato in Serbia, nella regione kosovara. Sono figlio di profughi e di una famiglia multiculturale. Sono arrivato in Italia a soli 13 anni e ho viaggiato tanto per necessità, per piacere e per lavoro. Per tutte queste ragioni oggi mi piace molto definirmi un cittadino del mondo”, esordisce così l’elegante e accogliente bartender nato a Pristina. Quel ragazzo che studiava un tempo per diventare perito elettronico, oggi infatti parla fluentemente cinque lingue ed è un professionista a tutto tondo della miscelazione.
Rama, raccontaci la tua storia: innanzitutto, come sei arrivato in Italia?
“Avevo appena 13-14 anni, con la mia famiglia siamo dovuti scappare dalla guerra nella ex Jugoslavia e abbiamo iniziato una nuova vita in Veneto, sulle coste di Bibione. Là mi sono innamorato del mare, del calore delle persone italiane e non è certo un caso il fatto che il mio primo lavoro sia stato quello di bagnino sulla spiaggia”.
Qual è stato invece il tuo primo approccio al mondo del bar?
“Un chiosco, sempre sulla spiaggia. Dove sennò? Ve lo confesso: non avrei mai e poi mai pensato di fare questo lavoro… Studiavo per fare il perito elettronico e, nel frattempo, facevo lavoretti su lavoretti per guadagnarmi qualche soldo. Il mio battesimo col bar è arrivato così proprio in un chiosco in riva al mare, dove mi sono misurato per la prima volta con una realtà frenetica, ma allo stesso tempo stimolante e gratificante. Ricordo che, non appena misi piede lì dentro, tutti in spiaggia iniziarono a riconoscermi e salutarmi. Fu una bella sensazione”.
Poi, la prima esperienza professionale all’estero e in un bar d’albergo: Francoforte.
“Sì, i miei genitori mi mandarono da mio zio a Francoforte per studiare il tedesco e mi ritrovai presto a fare la stagione estiva in un albergo 4 stelle superior. Era un’esperienza completamente nuova per me, naturalmente da ragazzetto qual ero diventai immediatamente il tuttofare del bar: dalle pulizie alla cambusa, passando per la sostituzione dei fusti di birra a qualsiasi altra necessità. Pensate un po’: fu talmente dura che mi ripromisi di non tornare mai più dentro un bar d’albergo”.
Dalla Germania sei volato in Spagna…
“A Barcellona. Ho fatto proprio lì la stagione successiva e mi sono innamorato della cultura alla base del Gin Tonic spagnolo, capendo al contempo cosa significa lavorare nelle discoteche. Ma la prima vera svolta è arrivata nuovamente in Italia, grazie a Remo Pizzolitto, sicuramente uno dei migliori barman in tutto il friulano. È stato proprio lui, infatti, a prendermi per primo sotto la sua ala, insegnandomi il mestiere del barman e il concetto di hospitality. Sempre grazie a lui sono entrato nel mondo AIBES e ho avuto la possibilità di conoscere un altro mio mentore, Samuele Ambrosi. Con loro due sono cresciuto, mi sono formato e ho imparato tantissimo. Dopo una nuova avventura estera a Stoccolma e qualche altre impiego dalle mie parti, il destino ha voluto riportarmi inoltre proprio in un bar d’albergo: all’hotel ‘Imperatore’ di Ischia. In quel momento ho compreso davvero la fortuna che avevo avuto in Germania… Stavolta ero pronto, mi sentivo preparato”.
Fino all’incontro col F&B Manager del “Grand Hotel Fasano”, Alessio Falcomer, che ha cambiato tutto in maniera definitiva.
“Sì, con Alessio ci siamo subito trovati e, ormai sette anni fa, proprio lui mi ha portato al ‘Gran Hotel Fasano’. Ho iniziato come secondo barman, poi già al secondo anno sono diventato Bar Manager. È stata davvero una bella soddisfazione: avevo solo 29 anni, ma ero alla guida del cocktail bar di un albergo 5 stelle lusso. Mica male”.
Come si è sviluppato il tuo lavoro alla “Gin Lounge”?
“Ho trovato un cocktail bar poco innovativo, direi piuttosto vecchio. Per questo il mio lavoro è stato principalmente quello di portare una fresca aria di novità all’interno dei tre bar dell’albergo. Ho voluto unire l’American Bar al concetto di cocktail bar all’italiana. L’hospitality italiana, si sa, è sempre la più accogliente e calorosa, ho avuto modo di appurarlo bene anche all’estero. Tra il bar in giardino vicino alla piscina, quello sulla nostra splendida terrazza e il classico bar interno, il lavoro da fare è stato davvero tanto, ma oggi siamo felici di quello che abbiamo costruito”.
Tutto è partito da un gueridon…
“Esattamente. Poco dopo il mio arrivo, ho trovato in cantina un gueridon e chiesto alla proprietà se avrei potuto utilizzarlo al bar. Sono partito proprio così, accogliendo i nostri clienti seduti sui divanetti col mio carrello e una proposta, narrativa e degustativa, di cinque Gin Tonic. Era un modo simpatico e un po’ vintage per metterli subito a loro agio e farli interessare a ciò che stavano bevendo. È piaciuta molto come iniziativa, raccontavo i diversi tipi di gin, di ghiaccio, di tonica… E i clienti non smettevano di farmi domande”.
Innovazione, insomma, è stata la tua parola d’ordine in questi sette anni.
“Lo dico sempre… Il progetto relativo al Gin Tonic è cresciuto a dismisura fino a superare le 150 etichette di Gin, ma parallelamente abbiamo proposto anche nostri drink all’avanguardia. Tra masterclass e competition, è stato davvero bello rappresentare e manifestare la crescita della ‘Gin Lounge’ in giro per l’Italia e per il mondo”.
Non si viene certo premiati come “miglior bar d’albergo della Lombardia” per caso.
“Questo premio è stato emozionante. Un riconoscimento del genere ti fa capire dove sei arrivato e quanto puoi ancora dare e fare. Nel mio caso, non mi sono mai sentito al traguardo finale, ma sempre desideroso di arrivare allo step successivo. Ci tengo a precisare che non ho raggiunto questo obiettivo da solo, ma grazie alla mia squadra. Li chiamo amici e non dipendenti, proprio perché il mio staff è composto da compagni con cui l’affiatamento è e deve essere costante. Lavoriamo tutti insieme per divertirci, consapevoli che abbiamo la fortuna di fare qualcosa che ci piace e per la quale siamo pure pagati. Cosa chiedere di più alla vita?”.
Abbiamo parlato di passato e anche di presente, qual è però il prossimo obiettivo di Rama Redzepi?
“La mia sfida è cercare di portare più local possibili all’interno dei bar d’albergo di tutta Italia. Purtroppo in questo Paese siamo ancora indietro in quanto a mentalità, i bar d’hotel vengono considerati inaccessibili dai più. In realtà, noi che ci lavoriamo dovremmo però essere supportati molto più dai local che dai turisti stranieri. Per questo, alla ‘Gin Lounge’ vogliamo creare dei format per stupire sempre più il cliente di casa, preparando dei drink appositi e dandogli ancor più informazioni. Penso per esempio a delle pergamene che possano offrire delle brevi nozioni sul padre della mixology, Jerry Thomas… Voglio insistere su un percorso volto a fare un passo indietro per poter andare avanti, perché l’ospite oggi cerca di capire sempre di più non solo ciò che sta bevendo, ma anche le leggende, le favole e le storie che si celano dietro a ogni singolo prodotto utilizzato dal barman che ha davanti. Solamente informando e non smettendo mai di far sorridere le persone, dal mio modesto punto di vista, possiamo reinventare il concetto italiano di bar d’albergo”.
© Riproduzione riservata