Un quadro a tinte fosche per la ristorazione, con il crollo dell’occupazione in Italia a seguito della pandemia, secondo il “Rapporto Ristorazione 2020” di Fipe-Confcommercio, presentato martedì 18 maggio davanti al Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. Alloggio e ristorazione sono i comparti più penalizzati che hanno perso 514mila posti di lavoro, il doppio di quelli creati tra il 2013 al 2019, che erano stati 245mila. In 14 mesi sono stati bruciati il doppio dei posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2019, l’incertezza è diventata il sentimento prevalente e lo dimostra la riduzione del 50% del numero di nuove attività avviate nell’anno.
“Dal primo lockdown ad oggi – spiega Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio – gli imprenditori dei Pubblici Esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento dei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti. Ai primi 70 giorni di chiusura forzata, si sono aggiunti altri mesi di confusione normativa collegata all’interpretazione delle prescrizioni da adottare per l’esercizio delle attività, per poi cominciare, subito dopo l’estate, con il valzer dei colori: un caos istituzionalizzato che permane, ad un anno dall’avvio della pandemia e ad ormai 6 mesi dall’avvio della campagna vaccinale. Eppure, nonostante tutto questo, l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-pandemia, senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima: gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione”.
Duro il giudizio sui ristori, secondo l’89,2% degli imprenditori, i sostegni sono stati inutili o poco efficaci, in base a una ricerca condotta Fipe-Format Research. Sfiducia ai massimi storici per il mondo dei Pubblici esercizi. Nel 2010 le nuove imprese avviate erano oltre 18 mila, nel 2020 sono state solo 9.190. Nel primo trimestre 2021 crolla l’indice di fiducia sul futuro per gli imprenditori della ristorazione rispetto allo stesso periodo del 2020: -68,3%. Oggi l’84,3% degli imprenditori scommette su una ripresa del settore, subordinata però alla fine dell’emergenza. Il 2021 sarà ancora un anno di fatturati in calo, mediamente del 20%. Il 66% dei responsabili di grandi aziende della filiera (industria, distribuzione e ristorazione), gli intervistati da Fipe-Confcommercio prevedono una ripresa non prima del 2022-2023, mentre il 27% pensa che solo nel 2024 ci sarà una vera inversione del trend.
Cambiano i consumi degli italiani: si mangia di più in casa, cresce di 6 miliardi di euro la spesa alimentare tra le mura domestiche, ma crolla di 31 miliardi di euro quella in bar e ristoranti. Il 97,5% delle imprese ha registrato nel 2020 un calo di fatturato. Per oltre 6 ristoratori su 10 la riduzione ha superato il 50% del volume d’affari dell’anno precedente. La filiera prova a guardare al futuro, con un potenziamento dei servizi digitali, food delivery in testa e una maggior attenzione su qualità dei prodotti, originalità nell’offerta, marketing e sostenibilità. Il Rapporto annuale sulla ristorazione in Italia per il 2020 appare come “un bollettino di guerra”: un anno di pandemia ha ridotto in macerie uno dei settori maggiormente dinamici e attivi dell’economia italiana, quello dei Pubblici esercizi.
Il settore della ristorazione punta su nuovi servizi digitali, sulla diversificazione dell’offerta e una migliorata qualità dei prodotti agroalimentari, oltre che su una cucina in grado di renderli riconoscibili e valorizzarli. Per seguire questi cambiamenti da vicino, Fipe-Confcommercio ha deciso di affiancare al suo tradizionale rapporto annuale sulla ristorazione, una indagine sui prossimi mesi e le prospettive di ripartenza, realizzata in collaborazione con Bain & Company e TradeLab. “Le novità introdotte per le riaperture serali dei Pubblici Esercizi e lo spostamento del coprifuoco, sono ulteriori importanti passi in avanti per il recupero della normalità operativa, pre-requisito per dare prospettive di fiducia ad imprenditori in grande difficoltà, sebbene rimanga la criticità per l’intrattenimento e le discoteche- chiosa Stoppani- Se a questo provvedimento si aggiungessero nuovi sostegni per consentire la gestione delle contingenti drammatiche difficoltà e a trattenere l’occupazione del settore, arginando la pericolosa dispersione di competenze, si aprirebbero scenari di vero rilancio per il settore”.
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