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Report Beverfood.com sul mercato delle acque minerali in Italia nel 2023: consumi a 14.7 mrd litri


Nel 2023 l’impennata dell’inflazione ha comportato una minore disponibilità di risorse per gli acquisti. In questo contesto hanno sofferto anche i consumi di acque minerali, sebbene in misura più contenuta rispetto ad altri settori, data la primarietà del bene. Si tenga inoltre conto che il 2023 è stato climaticamente meno favorevole rispetto al 2022 che aveva registrato un record di caldo e di consumi.

Per il 2023 la stima globale dei consumi di acqua minerale in Italia si pone intorno ai 14,7 miliardi di litri, contro 14,9 miliardi del 2022, con un leggera diminuzione dell’1,3% rispetto al 2022. Contestualmente il consumo pro-capite è passato a 249 litri/anno contro i 252 dell’anno precedente. L’acqua minerale è pertanto l’alimento più consumato in assoluto in Italia. Ciò è possibile poiché l’acqua minerale ha un consumo universale:

Da una recente ricerca del Censis emergono con chiarezza il valore e il significato dell’acqua minerale per gli italiani. “Fondamento del valore sociale rivelato dell’acqua minerale è l’elevato valore soggettivo che le viene attribuito dai consumatori che nel tempo, anche nella crisi, ne hanno sempre e comunque ampliato il consumo, collocandola nel ristretto novero dei beni da non tagliare e sui quali, semmai, spendere qualche euro in più. Considerata buona, salutare e sicura gli viene implicitamente riconosciuto il merito di rendere migliore la qualità della vita quotidiana, minuta, quella che per milioni di persone in fondo dipende anche dalla somma di tante piccole gratificazioni”.

TIPOLOGIE ACQUE

Le acque minerali si distinguono in vari tipi:

– Per la differente quantità e qualità di sali minerali contenuti;

– Per il grado e modalità della frizzantezza.

Le acque minerali leggere (oligominerali e minimamente mineralizzate) nell’assieme rappresentano oltre il 70% del totale consumi; sono le acque che hanno una destinazione più universale, svolgendo una specifica funzione di ricambio e diuresi. Le acque a più alto contenuto di sali (medio minerali e ricche in sali minerali) rappresentano meno del 30% del totale consumi: sono apprezzate dai consumatori più vogliosi di gusto e da coloro che ricercano nell’acqua anche una specifica funzione integratrice di sali.

La categoria delle acque piatte (lisce – non gasate, comunemente dette “naturali”) è quella più consumata in ambito domestico con una quota intorno al 72% del totale, mentre soffrono le acque leggermente gassate che in ogni caso rappresentano un segmento di consumo minore (3-4% del totale). Le acque frizzanti tendono ad essere preferite maggiormente nell’ambito della ristorazione per la loro più elevata capacità digestiva. Nell’ambito delle frizzanti, le effervescenti naturali hanno performato meglio negli ultimi anni ed ora superano i volumi delle gassate classiche.

A parte si sta sviluppando il segmento delle acque “arricchite” che comprende:

Le acque aromatizzate (flavoured waters);

Le acque funzionali (functional waters) arricchite di elementi per il benessere dell’organismo (vitamine, minerali, estratti vegetali);

– Talvolta le acque funzionali sono anche aromatizzate;

– Di recente sono state introdotte anche le acque proteiche con arricchimento di proteine.

In ogni caso si tratta ovviamente di referenze premium, particolarmente curate nel packaging, con un posizionamento di prezzo più elevato rispetto alle classiche acque minerali, proprio a causa del valore aggiunto che il prodotto offre. In quanto “addizionate” di elementi estranei all’acqua, questi prodotti non rientrano formalmente nella categoria “Acque Minerali” ma si collocano nella categoria delle altre bevande analcoliche e rappresentano in tal senso un’attività di diversificazione da parte delle aziende produttrici di acque minerali. Il fenomeno è ancora all’inizio ma si sta consolidando anno dopo anno.

I CANALI DI VENDITA

Nel 2023 le vendite di acqua confezionata sono state veicolate per ca. l’80% dei volumi attraverso il dettaglio moderno (Iper + Super + Superette + Discount) e il dettaglio tradizionale, per il 4% attraverso il dettaglio il “door to door” e per il 16% attraverso l’HoReCa, Catering e Vending. La distribuzione moderna rappresenta in ogni caso il settore distributivo dominante.

Nei canali della distribuzione moderna l’acqua confezionata viene venduta con i prezzi al pubblico più bassi (0,24 € al litro, tra i più bassi in ambito europeo, addirittura 0,18 € litri nei discount). La vendita nelle moderne superfici viene ormai fatta prevalentemente a fardelli, con una esposizione realizzata per lo più a posti pallet. I consumi in casa sono alimentati anche attraverso il dettaglio tradizionale (4%) e il porta a porta (4%), una pratica abbastanza diffusa nel nostro Paese, soprattutto con riferimento alle famiglie di anziani. Alcune aziende di acque minerali stanno trasformando la tradizionale attività di consegna a domicilio delle proprie acque in un moderno servizio online. L’acqua, che un tempo si ordinava esclusivamente al telefono al proprio distributore di zona, oggi, grazie alla tecnologia, si può ordinare con uno smartphone in pochi minuti, programmando anche la consegna.

La parte residua delle vendite si realizza, infine, attraverso i punti di vendita e somministrazione del fuori casa (bar, ristoranti, chioschi, mense e ristorazione collettiva, vending). Questo settore ha accusato gravi perdite nel 2020, registrando poi una parziale ripresa dei consumi nel corso del 2021 e del 2022. Da rilevare come nel settore della ristorazione assumano un peso di forte rilievo le confezioni in vetro e alcune confezioni speciali in PET, mentre nella distribuzione automatica e nel bar la confezione dominante è la ½ litro.

IL PACKAGING

Nel settore delle acque minerali il packaging rappresenta una delle principali leve di innovazione. Si lavora sul packaging per cercare di soddisfare le molteplici esigenze di consumo, con differenziazioni sui materiali, sui formati, sul design, sulla etichettatura e presentazione, ma anche sull’imballo esterno (fardello), che in realtà diventa spesso l’unità di esposizione nei punti di vendita a libero servizio. Il packaging è ora un fattore chiave che permette alle imprese produttrici di dimostrare al pubblico il loro impegno verso la sostenibilità e la tutela ambientale. L’affinamento e l’introduzione di nuove tecnologie di produzione delle bottiglie in PET ha consentito a tutta l’industria di ridurre drasticamente il consumo di plastica (con alleggerimento continuo delle confezioni) ed i consumi di energia. Tutti i principali produttori hanno ormai avviato l’imbottigliamento dell’acqua minerale in bottiglie di PET riciclato (R-PET). Alcuni produttori, in aggiunta, hanno cominciato ad adottare delle bio-bottiglie in plastica vegetale (principalmente PLA). Naturalmente questi contenitori “vegetali” hanno al momento costi più elevati e disponibilità limitate della materia prima e questo ne frena lo sviluppo.

Le bottiglie in PET rappresentano ormai i 4/5 del totale consumo di acque confezionate, in grandissima parte di competenza delle bottiglie nei formati grandi per il consumo familiare (1,5 e 2 litri). Il formato da 1,5 litri rappresenta oltre due terzi dei volumi PET, mentre il formato da 2 litri si è particolarmente diffuso nelle regioni meridionali e insulari. Tuttavia, la maggiore crescita si rileva sugli altri formati più piccoli, soprattutto le confezioni single serve, in particolare la mezzo litro. Quest’ultima è la confezione regina del fuori casa, a passeggio, in ufficio, a scuola, nei viaggi e nello sport. Da tempo sono state introdotte anche le confezioni brik in cartone in poli-accoppiato, solo per le acque lisce; questo tipo di contenitore non aveva avuto molto successo, ma ora tende ad essere rilanciato come confezione più sostenibile.

FONTI:
www.beverfood.com/downloads/acquitalia-annuario-acque-minerali/, Circana e Mineracqua.

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