L’industria italiana del caffè rappresenta una realtà industriale di grande rilievo nazionale ed internazionale. In Italia, nel settore caffè, operano circa un migliaio di aziende, sparse su tutte le regioni della penisola, con una occupazione diretta stimata intorno ai 7.000 addetti e un giro d’affari dell’industria nel 2023 intorno ai 5,2 miliardi di €, di cui circa 2,3 miliardi derivanti dalle vendite all’esportazione e 2,9 miliardi dalle vendite sul mercato interno. L’Italia si conferma il terzo Paese più grande al mondo per l’importazione di caffè verde (dopo USA e Germania) e rappresenta il secondo Paese nella UE (dopo la Germania) per i volumi di export di caffè torrefatto.
IMPORTAZIONI
L’industria italiana del caffè lavora il caffè verde importato dai vari Paesi produttori dell’America Latina, Africa e Sud-Est asiatico. Nel 2022, le importazioni di caffè avevano superato la soglia record di 724 milioni di kg. Tuttavia, nel 2023, le importazioni hanno subito un calo del 4,4%. Secondo i dati del Comitato Italiano Caffè (Unione Italiana Food), le importazioni di caffè sono state pari a 692,5 milioni di kg, in connessione con la caduta dei consumi fisici di caffè derivanti dalla forte pressione inflazionistica. A valore, le importazioni di caffè in Italia sono stimate per il 2023 in circa 2 miliardi di €, in flessione del 9% rispetto al 2022. Il prezzo medio di acquisto è stimabile intorno ai 3,1 €/kg, più precisamente 2,4 €/kg per la varietà Robusta e 3,7 €/kg per la varietà Arabica.
Le importazioni di caffè comprendono per il 93% (circa 10,7 milioni di sacchi) il caffè verde importato dai vari Paesi produttori, che rappresenta il volume disponibile per la trasformazione nel nostro Paese. Il resto delle importazioni riguarda caffè tostato, per lo più solubile e macinato in capsule, proveniente soprattutto dagli stabilimenti svizzeri del gruppo Nestlé-Nespresso, e in misura minore, preparazioni varie a base di caffè. Oltre l’80% delle nostre importazioni di caffè verde proviene da soli cinque Paesi produttori: Brasile (31%), Vietnam (23%), Uganda (15%), India (8%) e Indonesia (3%).
ESPORTAZIONI
Il caffè verde importato dall’industria italiana viene trasformato in caffè tostato che in parte va ad alimentare i consumi interni e in parte viene esportato. Secondo i dati del Comitato Italiano Caffè (Unione Italiana Food), nel 2023 anche il volume delle esportazioni italiane di caffè è diminuito a causa della difficile congiuntura internazionale, anche se a tassi più contenuti rispetto al calo delle importazioni. I volumi esportati sono stati pari a 365 milioni di kg di caffè verde equivalente (corrispondenti a circa 286 milioni di kg di caffè tostato), con una diminuzione del 2,2% rispetto al 2022. In termini di valore, il totale export di caffè è stato pari a circa 2,3 miliardi di €, con una crescita del 6,8%, grazie ai migliori prezzi di vendita €/kg.
Analizzando la serie storica dei dati dell’export di caffè, si può scoprire che nell’ultimo decennio il volume delle esportazioni di caffè italiano si è più che raddoppiato; l’export, in effetti, rappresenta il vero volano di crescita dell’industria italiana del caffè, dal momento che il volume dei consumi interni appare stagnante. L’export del caffè italiano è rappresentato per il 94% da caffè tostato (normale e – più marginalmente – decaffeinato), mentre la parte residua comprende alcune riesportazioni di caffè verde e alcuni preparati vari a base di caffè. Le nostre esportazioni di caffè torrefatto sono destinate prevalentemente ad alimentare la crescita della domanda internazionale di caffè espresso all’italiana. Gli sbocchi più importanti sono i Paesi dell’Europa Occidentale (che assorbono oltre il 60%), soprattutto Germania, Francia, Polonia, Austria, Grecia e Svizzera. Tra i Paesi extra UE si pongono con quote significative: Regno Unito, USA, Australia, Russia e Canada.
I CONSUMI APPARENTI
Nel 2020, anno della pandemia, i “consumi apparenti” di caffè in Italia (importazioni – esportazioni) erano calati a 301 milioni di kg di caffè verde equivalente. Negli anni successivi, si è avviata una ripresa e a fine 2022 i consumi apparenti si sono portati a 351 milioni di kg (sempre in termini di caffè verde equivalente), superando addirittura i dati pre-Covid. Nel 2023, le forti pressioni inflazionistiche hanno penalizzato i volumi anche del settore caffè, con consumi apparenti in calo a 327 milioni di kg (-6,85%). Contestualmente, il consumo pro capite si è ora portato a 5,5 kg annui. Bisogna ricordare che i consumi apparenti non tengono conto dei movimenti delle scorte e quindi vanno valutati su una base temporale pluriennale, in modo da ammortizzare l’effetto variabile degli stock.
Le statistiche fornite dal Comitato Italiano Caffè sono espresse anche per i consumi in termini di caffè verde equivalente. Per i consumi sarebbe più corretto far riferimento ai volumi in termini di caffè tostato. Poiché il passaggio da “caffè verde” a “caffè tostato” comporta una perdita di peso intorno al 20%, i consumi apparenti per l’esercizio 2022 possono essere stimati intorno ai 280 milioni di kg di caffè torrefatto. Va anche specificato che i consumi interni di caffè sono costituiti, per una piccola ma significativa parte, dall’impiego del caffè nella preparazione di altri prodotti a base di caffè (prodotti di pasticceria e gelateria, creme, yogurt e dessert vari, energy drink, bibite al caffè, estratti, essenze e concentrati), mentre per la gran parte sono rappresentati dall’impiego di caffè torrefatto destinato alla preparazione dell’omonima bevanda calda e altre bevande calde a base di caffè.
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LE VENDITE SUI VARI CANALI
Sul mercato italiano, il totale delle vendite di caffè torrefatto da trasformare in bevande calde può essere stimato per il 2023 intorno ai 227 milioni di kg, con una diminuzione complessiva di circa il 2%. L’aumento dei prezzi di vendita ha inevitabilmente frenato i consumi, di circa il 3% rispetto al 2021. Il distacco rispetto ai consumi pre-Covid, che in buona parte era stato recuperato nel biennio 2021-22, si è ora accentuato e si porta intorno al -8%. I consumi domestici, alimentati dai vari canali del retail e dall’e-commerce, rappresentano il 71% dei consumi a quantità, mentre i consumi fuori casa, alimentati dalle vendite nell’Ho.Re.Ca., nel vending e nell’OCS, rappresentano il 29% a quantità. A valore, il distacco fra i due settori si riduce dal momento che nel fuori casa si opera con prezzi mediamente più elevati rispetto al dettaglio.
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Fonte: Coffitalia di Beverfood.com