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Le elaborazioni dell’Ismea su dati Istat per tutto il 2017 confermano la buona salute dell’export vinicolo italiano. Si conferma la crescita in valore e in volume. Da segnalare la forte crescita a due cifre in Russia. Cina, Australia e Brasile.

 

Da gennaio a dicembre 2017 sono stati esportati 21,4 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un aumento del 4% sullo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando un trend in atto già dalla fine del 2016. Il valore dell’export italiano, intanto, ha sfiorato i 6 miliardi di euro con un incremento più che proporzionale (+6,4%) rispetto ai volumi, a dimostrazione che anche il valore medio dei prodotti italiani consegnati oltre frontiera si è mosso su terreno positivo.  Raggiunto quindi il traguardo dei sei miliardi per quest’anno, ora è nel mirino quello dei 6,5 miliardi previste entro il 2020.

 

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L’Italia bene, ma Francia e Spagna meglio di noi

 

Il risultato del 2017, nonostante la progressione sia a volume che a valore, non accontenta pienamente gli operatori che si auspicavano una maggior accelerazione delle esportazioni italiane e soprattutto un aumento della quota di mercato su alcuni mercati target. La Francia, peraltro, ha raggiunto risultati ancora migliori di quelli Italiani. Dagli ultimi dati disponibili, infatti, la Francia sembra poter incrementare i propri introiti di oltre il 10%, superando così i 9 miliardi di euro. Bene anche la Spagna con 2,8 miliardi di euro ed una progressione che, secondo dati non definitivi, si attesta al +6%, mentre i quasi 23 milioni di ettolitri esportati le assicurano anche quest’anno il primato dei volumi tra i Paesi fornitori.

 

 

Ripresa del segmento dei vini in recipienti maggiori dei due litri

 

Il positivo andamento delle esportazioni italiane nel 2017 è legato anche alla ripresa del segmento dei vini in recipienti maggiori dei due litri. Da segnalare che da quest’anno i codici della nomenclatura combinata permettono di distinguere il vino commercializzato in “recipienti compresi tra i 2 e i 10 litri” quindi i bag in box ed i vini “sfusi” in senso classico, cioè in recipienti superiori ai 10 litri che potremmo anche definire genericamente “cisterne”. In totale questi due segmenti hanno realizzato il 2% in più a volume, per un totale di circa 5,4 milioni di ettolitri, ed il 3% in più negli introiti toccando i 386 milioni di euro. In termini di volume, nel periodo considerato, il bag in box pesa per il 6% in quantità e il 15% a valore dell’intero segmento degli “sfusi”. Le destinazioni principali dei vini italiani in bag in box sono i Paesi Scandinavi, il Regno Unito e la Germania.

Dopo la frenata del 2016, il 2017 ha riportato buone notizie anche per i vini in bottiglia fermi (il 48% del totale esportato a volume e il 63% del valore) che sono tornati a crescere del +2% a volume e del 4% a valore.

 

Gli spumanti performano meglio dei vini fermi, con il Proseccco al 56% del totale

 

Decisamente sopra la media del settore le performance degli spumanti: +9% a volume e +14% a valore, con il Prosecco che rappresenta il 56% del totale spumanti esportato ed il 59% degli introiti corrispettivi. Sembra, nel frattempo, arrestata la flessione dell’Asti che nel 2017 ha messo a segno un +7% a volume e +6% a valore. Da evidenziare, comunque, la decelerazione dell’export di spumante che segna nel 2017 l’incremento più basso degli ultimi cinque anni (almeno nelle quantità) e anche in valore gli ultimi due anni erano stati decisamente migliori. I vini frizzanti, intanto, sembrano usciti dal lungo periodo di difficoltà e sono tornati a mostrare un segno positivo sia in termini di volumi (+2%) sia di valore (+6%). La crescita è interamente imputabile ai vini frizzanti Igp (+6% a volume e 7% a valore).

 

Vini Dop  e vini comuni

 

Analizzando i dati delle esportazioni secondo la piramide qualitativa si evidenzia un incremento complessivo dei volumi delle Dop, che risulta dalla combinazione di una flessione dei vini fermi e di una crescita a due cifre degli spumanti. Da evidenziare, comunque che per le Dop ferme la flessione è legata al segmento degli sfusi, mentre sui vini in bottiglia c’è stato un lieve incremento a volume accompagnato da un +3% a valore. La forte crescita dei vini comuni è ascrivibile ai vini in cisterna e ai bag in box. L’aumento della domanda dei vini comuni è iniziato già dalla fine dello scorso anno, quando l’analogo prodotto spagnolo, pur avendo delle quotazioni inferiori in valore assoluto a quelle italiane, risultava comunque troppo caro e meno appetibile per gli operatori esteri. Decisivo l’incremento della domanda tedesca (+7% a volume), della Francia (+16%) e della Svezia (+14%).

 

Export per Paesi

 

Scorrendo la graduatoria dei principali Paesi clienti si osserva che le performance migliori si sono avute fuori dai confini comunitari. Nei Paesi terzi, infatti, è stato esportato l’8% in più rispetto ai primi 2016 con introiti in crescita del 9%, mentre all’interno della Ue si è registrato +1% a volume e +4% in valore. In termini di quote, nel 2017 i Paesi terzi rappresentano il 34% delle esportazioni in quantità e il 49% dei relativi introiti. Scendendo nel dettaglio dei Paesi clienti si osserva la buona ripresa della domanda britannica e tedesca. Negli Stati Uniti (primo Paese destinario del nostro vino) l’export è cresciuto meno del 2% a volume mentre a valore ha raggiunto il +4%. Hanno sofferto i vini fermi in bottiglia, mentre gli spumanti sono cresciuti del 14% a volume e del 16% a valore.

 

Il mercato USA

 

È proprio il risultato negli Stati Uniti ad aver causato qualche malumore agli operatori italiani. Nel 2017, infatti, secondo dati IHS/Gta, l’import statunitense ha segnato un nuovo record, superando 12 milioni di ettolitri (+9% sul 2016). La prima cosa che si osserva scorrendo la graduatoria dei Paesi fornitori è proprio la non brillante performance dell’Italia, mentre la Francia ha messo a segno un +16% a volume e+13% a valore. L’Italia resta così il leader delle forniture in volume, ma perde quello in valore a favore proprio del Paese Transalpino. I cinque milioni di euro complessivi di distacco, comunque, non devono creare particolari allarmi ma restano un segnale da non sottovalutare.

 

Il mercato Cina

 

Decisamente positivo il risultato delle esportazioni italiane in Cina trainate dai vini in bottiglia, che hanno messo a segno un +26% a volume e +29% a valore rispetto al 2016, e dai vini spumanti. Importante anche l’aumento dei vini in cisterna (praticamente raddoppiati rispetto al 2016), sebbene questo segmento abbia un peso limitato nelle esportazioni italiane verso il mercato cinese. Nonostante questa performance di tutto rispetto l’Italia non è riuscita a guadagnare posizioni sul mercato cinese dove resta il quinto fornitore sia in termini quantitativi che in valore.

 

Il mercato Russia

 

In Russia sembra un buon momento per tutti i segmenti del vino italiano a partire dai vini in bottiglia (+45% in volume e in valore) che rappresentano il 49% del totale esportato dall’Italia in Russia, Di tutto rispetto anche il +33% messo a segno dagli spumanti. L’import italiano, intanto, è cresciuto del 22% a volume, con una netta accelerazione nell’ultima parte dell’anno, e del 4% a valore sostenuto in prima battuta dai vini in cisterna (+20%), che rappresentano comunque la parte preponderante della domanda italiana all’estero, con una quota pari all’80%. Praticamente irrilevante l’import di bag in box. Aumenti a due cifre anche dei vini in bottiglia soprattutto per i vini Dop.

 

Per altre tabelle di dettaglio si rimanda a:  www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/10243

 

 

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