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Che ci si creda o no, per il mercato del beverage va di lusso. I risultati di una ricerca di IWSR, ente leader per le analisi di mercato nel mondo del bere, parlano infatti di enorme resilienza e grande fiducia nel futuro, per uno dei settori più colpito dalla pandemia a causa delle chiusure di bar e ristoranti.

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Il calo ci sarà, è inutile raccontarsi favole: ma il -8% che ci si appresta a registrare è un mezzo trionfo, se si pensa alle previsioni iniziali che parlavano di una perdita in doppia cifra, e non troppo lontano dal meno venti percento. Il recupero nel lungo termine, comunque, non sarà una passeggiata. Le categorie più in forma sono quelle dei ready to drink e dei prodotti a bassa gradazione: soprattutto i primi, che nel 2020 hanno visto un incremento di volume del 43%. Cina e USA, storicamente i principali attori e piloti del mercato degli alcolici nel mondo, hanno reagito piuttosto positivamente, e la notizia relativa al vaccino per il COVID-19 firmato Pfizer ha iniziato a distendere gli animi.

L’analisi di IWSR si concentra su diciannove mercati: Australia, Brasile, Canada, Cina, Colombia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Italia, Messico, Polonia, Russia, Spagna, Sud Africa, Thailandia, Turchia, USA e il canale dei viaggi. Il Direttore Operativo di IWSR, Mark Meek, è raggiante: “Stanti le durissime misure che il settore ha visto imporsi a causa della pandemia, il calo dell’8% nei mercati analizzati è da considerarsi come un segnale incoraggiante, rispetto alle previsioni iniziali. Le prime proiezioni parlavano di un ritorno ai livelli pre-COVID per il 2024, ma adesso è lecito sperare possa accadere anche prima”.

Il mercato degli alcolici sta dunque vivendo uno scenario “dinamico, nuovo e impegnativo”, soprattutto alla luce delle iniziative adottate dai brand e dai punti vendita (delivery, campagne marketing, e-commerce). Le piattaforme di acquisto online sono senza dubbio le medaglie d’oro di quest’anno: in dieci dei mercati selezionati è prevista una crescita del 40% nel 2020, con il muro dei 17 miliardi di dollari di valore ampiamento abbattuto e i 40 miliardi nel mirino per il 2024.

Interessante notare come i diversi mercati  siano stati impattati dalla pandemia con ritmi diversi: “polarizzazione” è il termine che usa Meek per descrivere al meglio la disparità tra potenze. I mercati più grandi come Cina e USA hanno assorbito il colpo meno peggio, mentre quelli emergenti come Messico, Argentina e nord Africa hanno sofferto ben più. Ancora più peculiare la situazione dal punto di vista merceologico: i prodotti di fascia più alta non hanno risentito troppo degli scossoni, mentre i più economici hanno addirittura visto un incremento delle proprie vendite, perché “uno shock economico spesso comporta un ridimensionamento delle spese”. Pesantissime le perdite per le gamme medie, che hanno perso qualsiasi appeal: tutto, o niente, nessuna mezza misura. 

La risposta di Cina e USA lascia intravedere buoni segnali: i due player sono responsabili per un terzo del mercato e per il 40% del consumo globale. Washington prevede un aumento del 2% in valore per l’anno in corso, in linea con l’incremento del 2019, a testimonianza del non-impatto del COVID sugli acquisiti a stelle e strisce, con il boom delle vendite online a bilanciare la catastrofe dei punti vendita. In Cina le attività sono pressoché tornate alla normalità, cosa che spinge IWSR a prevedere un recupero completo già il prossimo anno.

L’unico segmento destinato a un aumento in volume è quello dei ready to drink, con un impressionante +43% perlopiù sostenuto dall’esplosione negli Stati Uniti, il più grande protagonista di questa specifica fetta di mercato. “Il trend parla di prodotti freschi, ricchi di gusto e lunghi da bere, identikit perfetto per un RTD, che si sposa benissimo anche e soprattutto con un consumo casalingo, di fatto l’unico possibile durante i vari lockdown”. A fine anno, la categoria dei ready to drink supererà quella dei distillati negli USA, e un enorme balzo in avanti sarà compiuto dai prodotti a basso contenuto alcolico, sulla scia di una maggiore responsabilità dei consumatori. 

fonte: IWSR

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