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Il 15% di italiani ha ridotto i consumi al bar e il 26% ha risparmiato sui consumi della ristorazione. Ma resiste il rito della colazione al bar e della pizza. Inoltre 8,7 milioni di italiani scelgono la pausa pranzo nei pubblici esercizi, con un volume d’affari annuo di circa 18,5 miliardi di euro. Questi sono alcuni dei dati principali emersi dall’indagine realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Fiepet-Confesercenti, sui comportamenti di consumo degli italiani presso i Pubblici Esercizi, che ha coinvolto un campione di 1.008 unità, rappresentativo della popolazione italiana.

Guida Bevande Frutta BeverfoodLa necessità di risparmio e il bisogno di sicurezza economica spingono i consumatori al cambiamento, all’insegna di una nuova sobrietà e frugalità, che si manifesta nel tipo di alimenti acquistati, nei luoghi in cui si fa la spesa o si consuma, nell’attenzione alla provenienza dei cibi e nella lettura delle etichette. In futuro avremo un consumatore più selettivo, più esigente, più nomade negli acquisti e più difficile da soddisfare. In sostanza si è accorto che, pur riducendo i consumi in alcuni settori, la sua qualità della vita non ha subito peggioramenti significativi. La sfida dei diversi settori produttivi e della rete commerciale ora è quella di interpretare i nuovi comportamenti che stanno cambiando profondamente le abitudini degli italiani.

I consumi al bar
Nell’ultimo mese il 50% del campione ha dichiarato una frequentazione più o meno assidua, contro il 19,5% che lo considera un consumo superfluo. L’area geografica dove si registra una maggior propensione al consumo è quella del Centro Italia (57,3%), a differenza del Sud e delle Isole dove la frequenza è stata segnalata solo dal 42,5% del campione. Rispetto allo scorso anno il 15,8% del campione ha segnalato una riduzione sia nella frequenza sia nei consumi, in particolare nel Centro Italia (18,3%) e nel Nord Ovest (16,9%). Chi dimostra una maggior propensione al risparmio sono le fasce di età comprese tra i 26 e i 45 anni e in generale gli italiani con una fascia di reddito mediobassa. Le modalità di consumo appaiono abbastanza diversificate: prevale il rito della colazione (50%) e meno abituale è risultato il consumo di aperitivi (16,6%) e del dopo cena (9,5%).

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I consumi nel settore della ristorazione
Coloro che nell’ultimo mese hanno dichiarato abitualmente un pranzo fuori casa raggiungono il 23,7% del campione, contro il 50,6% di consumi occasionali e il 25,7% che non ha utilizzato i servizi della ristorazione. Tra questi ultimi si segnala soprattutto il pubblico femminile (30,3%) e il campione di italiani residenti nelle aree del Sud e delle Isole (37,7%). Rispetto ad un anno fa cala sensibilmente la propensione al consumo nella ristorazione extra-domestica: ben il 26,7% dei rispondenti ha dichiarato una riduzione della spesa. In questo caso si amplia la fascia di età di coloro che risparmiano o che si sottraggono a questa forma di consumo (26-55 anni), con una maggior incidenza nelle aree del Centro Italia (29,4%), del Sud e delle Isole (28,3%), ma soprattutto si estende anche alle fasce di reddito medio-alto.

La pausa pranzo
Il 17,5% del campione, pari a circa 8,7 milioni di italiani, consuma abitualmente un pranzo nella pausa lavoro e spende in media 8 euro, per una spesa complessiva annua di circa 18,5 miliardi di euro. È soprattutto un pubblico maschile (24%), inquadrato prevalentemente nelle fasce di reddito medio-alte, e la maggiore incidenza si registra nelle fasce di età comprese tra i 26 e i 45 anni, che solitamente sceglie il Bar/Snack Bar e con minor frequenza il ristorante.

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Dall’analisi emerge dunque una propensione al risparmio per i consumi alimentari fuori casa ed una ricerca di un’offerta economicamente conveniente. La contrazione sarà probabilmente più attenuata laddove si saprà presentare la qualità dei prodotti, proposte tematiche e un’offerta di intrattenimento, fortemente auspicate dai consumatori di tutte le fasce di età ma soprattutto dai giovani. Da una valutazione complessiva dei risultati dell’indagine è probabile che in futuro aumenterà la frammentazione dell’offerta: da un lato la ristorazione di eccellenza e dall’altro un ampio mercato basato sulle formule low cost con una standardizzazione dei menù. Probabilmente anche i bar perderanno alcuni aspetti della tradizione, aggiungendo una serie di servizi aggiuntivi a quelli della somministrazione di alimenti e bevande.

Fonte: Indagine ‘ Comportamento di consumo degli italiani presso i Pubblici Esercizi’ realizzata dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Fiepet-Confesercenti www.confesercenti.it/notizia.php?id=4776

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