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In occasione dell’ultima MIA di Rimini è stata presentata un’indagine promossa da FIPE e Rimini Fiera e realizzata dal Centro Studi FIPE dal titolo “I consumi alimentari fuori casa tra recessione e prospettive di rilancio”


1997/2007, DIECI ANNI DI CAMBIAMENTI
Con 1.100 euro pro-capite di spesa per pasti e consumazioni fuori casa ci poniamo nella media dei Paesi dell´area euro e ben al di sopra di Paesi a noi economicamente e socialmente più affini come Francia e Germania. I consumi alimentari in casa sono generalmente fermi in quasi tutta Europa, mentre più consistente è la crescita dei consumi alimentari fuori casa, dove a fronte di un tasso medio di crescita dell´Unione Europea pari al 22,3%, l´Italia segna, nel periodo 1997/2007, +22,6%. In Italia, a differenza di quanto accade in altri Paesi, si è consolidato negli anni un sistema d´offerta parallelo di dimensioni imponenti. Da un calcolo, forse approssimativo per difetto, si stimano in 1,7 milioni i luoghi in cui si può mangiare o bere qualche cosa fuori casa.

LE OPINIONI SULL’ATTUALE SITUAZIONE
Per venire all´attualità, nell´anno in corso, sei famiglie su dieci si aspettano un ´peggioramento della propria situazione economica a seguito della crisi in atto. Il 57% di chi prevede un ´peggioramento´ attende un´incidenza particolare sul ´tenore di vita´ raggiunto in questi ultimi anni, mentre il 41% prevede ´difficoltà a rispettare le scadenze´ e il 34% teme fortemente ´rischi sul posto di lavoro´. Sette intervistati su dieci ´eviteranno i consumi superflui´, ma il 39% si aspetta di dover ´risparmiare sui consumi fondamentali´. E´ interessante notare come anche il 40% dei rispondenti che non saranno toccati dalla crisi prevedono comunque di ´evitare i consumi superflui´ e addirittura, nel 32% dei casi, di ´risparmiare sui consumi fondamentali´. Fuori casa tiene la colazione al bar, perde qualche colpo il pranzo di necessità, cala la cena conviviale. Oltre il 50% di coloro che frequentano ristoranti e pizzerie hanno intenzione di uscire meno per cene fuori casa. Pizza´, ´pesce´ e ´primi piatti, si confermano baluardi della cucina italiana e sono quindi cercati e apprezzati proprio dai grandi sacerdoti del culto culinario. All´opposto perdono terreno salumi, formaggi, antipasti e vino. Alle imprese i consumatori chiedono ´prezzi più giusti´ (inteso come miglior rapporto qualità/prezzo), e ´promozioni´.

LE CONSIDERAZIONI DELLA FIPE
´La ricerca presentata oggi – ha detto Edi Sommariva, Direttore generale di FIPE – ci offre l´opportunità di fare alcune considerazioni di fondo. Sul versante della domanda, la crisi in atto ha un duplice vissuto: concreto e quotidiano, ma anche prettamente psicologico, legato all´incertezza sugli sviluppi che la crisi avrà nel medio-lungo termine. Le consumazioni alimentari fuori casa vedranno ulteriori contrazioni, con una riduzione generale della frequenza e dei prodotti, ed una ricerca di locali meno costosi; la contrazione sarà probabilmente attenuata laddove si sapranno proporre ´situazioni vantaggiose´, fortemente auspicate dai consumatori: in primis la proposta di ´prezzi giusti´ e di soluzioni d´offerta che sappiano intercettare proprio il target che più di altri tenderà ad allontanarsi: i maschi e i giovani.

Sul versante dell´offerta la rete si frammenterà ancora di più, dando vita ad un mercato duale: da un lato la ristorazione di eccellenza, dall´altro un mare di formule low cost; si ridurrà la densità del lavoro dipendente per l´ingresso nel mercato di imprese a conduzione famigliare, prevalentemente costituite da immigrati; aI bar tenderanno verso la despecializzazione, aggiungendo servizi diversi da quelli della somministrazione di alimenti e bevande; la ristorazione standardizzerà i propri menù, divaricandosi tra piatti della tradizione e piatti fusion, tra prodotti tipici e prodotti di importazione; il settore perderà progressivamente la sua identità, omologandosi in formule capaci di resistere sul mercato, ma banali. Vi è dunque il fondato rischio che, insieme al nostro modello alimentare, la crisi si porti via anche il grande patrimonio di ricette e di prodotti che tutto il mondo ci invidia´.

LE STRATEGIE
Sulle strategie future, Sommariva ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali: ´Un recupero del potere di acquisto del consumatore è una condizione ovviamente necessaria ma non sufficiente. La crisi è arrivata a mordere l´economia reale che sta velocemente modificando i suoi comportamenti, i suoi modi di sentire, le sue richieste. Bisogna che le innovazioni perseguite non inseguano i capricci del consumismo individualistico, ma si appoggino a sentimenti collettivi legati a stili di vita, modi di rapportarsi al territorio che siano sostenibili, essendo parte dell´impegno assunto nella costruzione di un futuro comune.

Deve cambiare l´offerta dei servizi di ristorazione fuori casa ma, insieme ad essa, tutta la filiera deve ridisegnare il proprio modello di business. Lo deve fare ricostruendo prima di tutto un nuovo sistema di relazioni e di reti che mettano in grado le imprese di affrontare con maggiore fiducia un futuro di rischi e di instabilità, valorizzando autenticità e sostenibilità dello sviluppo, senza perdere di vista le nostre radici. Per quanto ci riguarda dobbiamo fare della ristorazione il luogo in cui il benessere del consumatore contribuisca ad elevare la cifra della sua qualità di vita.

+info:[/b[ www.miafiera.it – La ricerca è di proprietà di FIPE e Rimini Fiera SpA. La riproduzione parziale o totale dei dati è consentita a soli fini giornalistici.

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