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La ristorazione italiana non ha pace: 37,7 mld di perdite, Fipe e sindacati scrivono a Patuanelli


La ristorazione è uno dei comparti più colpiti dalle conseguenze del Covid-19, il 2020 si è chiuso negativamente tra lockdown e regioni colorate. 37,7 miliardi di euro di perdite, circa il 40% dell’intero fatturato annuo del settore. La Fipe – Confcommercio, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, insieme alle principali sigle sindacali del Commercio e del Turismo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, vogliono fare chiarezza e hanno scritto al ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, chiedendo un incontro urgente per elaborare insieme un piano organico di interventi per le imprese e i lavoratori dei Pubblici Esercizi, anche con l’obiettivo di programmare una riapertura in sicurezza dei locali.

 

La ristorazione italiana  non ha pace– dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – ogni volta che si avvicina la scadenza delle misure restrittive, ne vengono annunciate di nuove e si riparte da zero. Così anche il primo provvedimento del 2021 ha disposto la chiusura di bar e ristoranti nei fine settimana, lasciando gli imprenditori nell’incertezza dall’11 gennaio in poi, con i danni e le distorsioni che ne conseguono. Chiediamo a Governo e Comitato Tecnico Scientifico di dare prospettive diverse – più certe, ma anche più motivanti – ad un settore che ha pagato un prezzo altissimo, ma soprattutto che ha già dimostrato di poter lavorare in totale sicurezza”.

Lino Enrico Stoppani

Alla base del dialogo l’analisi dei conti di fine anno elaborati dall’Ufficio Studi di Fipe, che ha evidenziato come il colpo più duro al settore sia arrivato dalle chiusure di novembre e dicembre. Le festività storicamente erano il periodo più prolifico dell’anno, dove si registrava anche sino al 20% del fatturato annuo. Il 4° trimestre 2020 invece vedrà perdite superiori ai 14 miliardi di euro, con un meno 57,1% dei ricavi, una situazione maggiormente negativa del II trimestre ai tempi del primo lockdown.

“Non è più accettabile che i pubblici esercizi, insieme a pochi altri settori, siano i soli a farsi carico dell’azione di contrasto alla pandemia, richiesti di un sacrificio sociale non giustificato dai dati e non accompagnato da adeguate e proporzionate misure compensative- chiosa Stoppani- È indubbio che per uscire da questa crisi ci sia bisogno del contributo di tutti, ma proprio per questo non si può imputare sulle spalle sempre delle stesse categorie il peso del contenimento della pandemia, affossando nel frattempo un settore strategico per l’economia del Paese e per la vita quotidiana delle persone.”

 

Un fine anno che non è stato compensato dagli sforzi estivi che avevano portato ad un contenimento delle perdite in alcune aree turistiche del Paese. Nelle grandi città e nelle città d’arte ha influito maggiormente la mancanza del turismo internazionale, senza nemmeno avere benefici dalla tregua estiva, con perdite complessivamente superiori all’80%.

INFO www.fipe.it

 

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