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12 bottiglie di vino francese sono tornate ieri sulla Terra dopo un periodo di permanenza di circa un anno sulla Stazione Spaziale Internazionale e saranno messe a confronto con altre bottiglie del medesimo vino che invece sono invecchiate sul nostro Pianeta. I vini saranno anche degustati per scoprire come differenti esposizioni alla luce, la microgravità e le radiazioni spaziali abbiano alterato il gusto.

Oltre al vino sono state inviate nello spazio per 6 mesi anche 320 potature di vite con gemme vive usate normalmente per ottenere talee per generare nuove piante. Lo scopo è quello di alimentare la ricerca sull’agricoltura del futuro, cercando varietà di vite più robuste, resistenti ai parassiti o in grado di affrontare i cambiamenti climatici. Quando sono minacciate da mutazioni del loro ambiente, le piante subiscono drastici cambiamenti biologici. Le potature di vite (di Merlot e Cabernet Sauvignon) ritornate dallo spazio saranno esaminate per capire se la quasi totale assenza di gravità (microgravità) e le radiazioni presenti nello spazio possono aver alterato o accelerato lo sviluppo rispetto a quelle rimaste sulla Terra.

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Il progetto è stato sviluppato dalla start up europea Space Cargo Unlimited  fondata da imprenditori appassionati dello spazio e investitori privati in collaborazione CNES (Centre National d’Etudes Scientifiques, Tolosa), l’ISVV (Institut des Sciences de la Vigne et du Vin, Bordeaux) e l’ESA (Agenzia Spaziale Europea).

Space Cargo Unlimited ha dichiarato: “La scelta di usare vitigni e vini per la ricerca dell’evoluzione agricola in generale è guidata dalle vaste conoscenze enologiche sviluppate dall’uomo fin dai tempi ancestrali. Inoltre, l’industria del vino è particolarmente sensibile al riscaldamento globale. L’uva è estremamente sensibile ai cambiamenti di temperatura e di stagione.”

+info: space-cu.com/

 

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