Pinterest LinkedIn

© Riproduzione riservata

Drink Kong hosts Artesian. Questo il filo conduttore della serata organizzata dalla storica distilleria romana Pallini che ha presentato presso il celebre locale Drink Kong, uno dei World’s 50 Best Bar, una speciale drink list con protagonista lo storico No.3 London Dry Gin.

 

 

Uno spirit distillato secondo una ricetta di Berry Bros. & Rudd, il più antico “Wine Merchant” di Londra che, ancora oggi, è responsabile della cantina personale della famiglia reale. N°3 prende il nome proprio dal civico 3 di St James’s Street, a Londra, la casa di Berry Bros. & Rudd fin dal 1698 che vanta un invidiabile palmares: è stato l’unico Gin ad aggiudicarsi per ben quattro volte l’ambito trofeo di Miglior Gin al Mondo all’International Spirits Challenge.

Martina Proietti, Giulia Cuccurullo e Kyriaki Dachtyloudi
Martina Proietti, Giulia Cuccurullo e Kyriaki Dachtyloudi

Per l’evento, dietro al bancone un trio d’eccezione tutto al femminile: Martina Proietti, Brand Ambassador di No.3 Gin, Giulia Cuccurullo e Kyriaki Dachtyloudi, rispettivamente Bar Manager e Bartender dell’Artesian Bar di Londra. Sono stati proposti tre signature drink creati per l’occasione, comune denominatore sempre l’iconico No.3.

Il primo “Reishi Negroni” con reishi mushrooms, Sweet Vermouth, Campari e Milk Cocholate Wash, un twist sul classico Negroni; “Elote”, molto rinfrescante dove il distillato di mais Nixta si affianca al Green Ancho, Coffee Soy, Yogurt e birra super dry Asahi; infine lo “Spring Break” con tre semplici ma irresistibili ingredienti, gin, cordiale vegetale al basilico e asparagi e schiuma di lime e lavanda, molto bilanciato e aromatico

Il pubblico di giornalisti ed esperti ha gradito le creazioni che sono state abbinate a tacos e roll.

L’evento è stata l’occasione per approfondire lo stato dell’arte del comparto del gin e i trend della mixology. Per Giulia Cuccurullo: “Il gin è un fenomeno sempre in ascesa. In Europa è assolutamente dominante e se negli Stati Uniti non si è ancora affermato pienamente è solo per una questione di abitudine al gusto. Nel nostro continente abbiamo più familiarità con il ginepro e spezie affini, in virtù anche del loro impiego in alcune preparazioni culinarie. Tante botaniche presenti nel gin sono protagoniste  nei piatti della nostra cucina. Invece al di fuori dell’Europa sono attratti dai gusti e sapori del loro ambiente, penso al Messico e al richiamo dell’agave, in Brasile la canna da zucchero. Sapori che ritrovano ifn da piccoli. Secondo me l’agave e il Sudamerica rappresentano la nuova frontiera su cui scommettere. Stanno spingendo tanto in termini di marketing e sperimentazione. Già a Londra si avverte il loro peso. All’Artesian dove lavoro ho una carta in cui il numero dei cocktail a base gin è equivalente a quelli a base agave. Oggi si cerca la semplicità ma non è detto che drink all’apparenza puliti e rigorosi non siano complessi da ottenere magari dietro ci sta una grande tecnica. Il cliente in fondo si concentra molto sul sapore non vuole sapere tutti i dettagli. La semplicità va nel risultato finale non nell’esecuzione. E per soddisfare il cliente è imprescindibile avere una grande originalità. Il consumatore vuole sempre cose nuove, brama la sperimentazione e l’inedito lo stimola. Per carità i classici sono la base di tutto e chiunque deve conoscere alla perfezione come realizzarli. Poi successivamente puoi concederti un twist che diventa automaticamente la tua signature. Si sta affermando anche la tendenza a scegliere drink a bassa gradazione alcolica o nulla. Le motivazioni secondo me afferiscono al fatto che si è sempre più attenti a quello che assume. I clienti vogliono sapere tutto del prodotto, quanto zucchero c’è, che storia racconta. Vogliono essere liberi di bere analcolico regalandosi una esperienza qualitativamente e a livello di flavour pari a quella classica. Per questa estate consiglio highball, dall’effetto rinfrescante e dissetante, un po’ acidino, una sorta di Tommy’s Margarita allungato. Amo i drink che ti fanno venire voglia di berne sempre di più”.

Con Giulia approfittiamo anche per chiederle la differenza nel bere fra pubblico inglese e italiano. “A Londra – spiega Cuccurullosi beve generalmente più dolce che in Italia. Qui si sceglie un po’ più amaro. Il cliente comunque rispetto al precovid è molto più informato ha studiato tanto, sono molto più curiosi e danno molti più stimoli e meno margini di errore a noi che stiamo dietro al bancone. Rispetto a prima si chiedono meno drink instragrammabili ma se looks nice è sempre un plus”.

Si gode il momento d’oro del gin Martina Proietti, qui nelle vesti di ambassador di No.3 London Dry Gin: “Stiamo avendo grandi soddisfazioni. Negli ultimi due anni il gin è letteralmente esploso in Italia, e diciamolo pure, era ora. Togliendo la scena a quella che era la regina della bevuta in Italia, la vodka. Il gin ha tanta storia da raccontare. Questa inversione di tendenza è dovuta al fatto che è cambiato l’approccio. Meno persone vanno in discoteca o consumano un aperitivo veloce. I clienti anche in modo inconsapevole scelgono bar improntati alla qualità nelle proposte di spirits e cocktail. Inoltre sta contribuendo a questo trend anche il fenomeno del pairing con drink. Sempre più l’abbinamento preferito ai piatti, anche in Italia, vede alternative al classico vino. Ora stiamo comprendendo l’esperienza e la complessità di un cocktail, la cultura che vi sta alla base e soprattutto la scienza che ne certifica la validità e complessità. Oggi qui proponiamo un grande classico in tema di gin, quale il No.3 e di conseguenza se dovessi indicare uno dei cocktail con cui meglio si sposa non avrei dubbi a segnalare un Dry Martini ghiacciato, una bevuta intramontabile. Questo gin è moderatamente aromatizzato, super versatile non avendo picchi aromatici troppo spigolosi. Magari per gli italiani ci vuole ancora un percorso non immediato per arrivare al dry visto che si prediligono nel Belpaese i gusti bitter e agrumati ma piano piano ci arriveremo. Stiamo vivendo una evoluzione del gusto e spero che i cocktail non siano più associati ad eccessi. La mixology è un mondo con una profonda dimensione culturale. Infine voglio congedarmi con una proposta per questa estate, Gin Rickey, gin, soda e lime”.

 

+info: www.pallini.com

© Riproduzione riservata

Scheda e news:
Pallini SpA

Tu cosa ne pensi? Scrivi un commento (0)

Resta sempre aggiornato! Iscriviti alla Newsletter

Scrivi un commento

2 × 4 =

Per continuare disattiva l'AD Block

La pubblicità è fondamentale per il nostro sostentamento e ci permette di mantenere gratuiti i contenuti del nostro sito.
Se hai disattivato l'AD Block e vedi ancora questo messaggio ricarica la pagina