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Un Salone delle Fontane preso letteralmente d’assalto da operatori del settore, retailers e appassionati ha fatto da cornice alla XII edizione del Roma Whisky Festival. Tante le novità in mostra cui si è affiancato un nutrito calendario di eventi tra presentazioni, degustazioni e masterclass. Il sentiment emerso dagli operatori, oltre a una chiara soddisfazione per l’esito della kermesse, si è consolidato su un unanime riconoscimento del grande momento che sta vivendo il whisky in Italia. E in particolare sul gradimento dei consumer per le limited edition e le bottiglie collocate nella fascia premium.
“La manifestazione ci ha fatto un’ottima impressione ed è stata caratterizzata dalla presenza di tanti professionisti e appassionati del settore – spiega Riccardo Campagna di Mavolo – Dal pubblico è emersa una netta voglia di imparare e conoscere questo distillato. Siamo stati infatti sommersi di domande e richieste sugli aspetti più tecnici e specifici, e questa curiosità ci ha dato davvero molto piacere. Nel nostro Paese sta crescendo costantemente l’attenzione per la fascia premium con una grande voglia di sperimentare anche cose nuove. Parliamo sempre di bevuta in purezza. Di miscelazione non ne ho neanche sentito parlare. Tra le tante bottiglie portate al festival, hanno riscontrato grande attenzione il Milk & Honey Apex Dead Sea, un prodotto sconvolgente, invecchiato davanti al Mar Morto per un anno, dall’irresistibile sentore salino e il Voodoo Coven of Resurrection, tredici anni di invecchiamento in ex botti vino rosso. Quest’ultimo ha al palato una buona dolcezza, con note di crema di latte, semolino di grano e fiori di vaniglia, alle quali si aggiungono seducenti note di pesca abbinate a caramella mou”
Sulla stessa linea d’onda, Michele Picone, spirit specialist del gruppo Meregalli, presente nello stand del Whisky Yamazakura: “Roma è stata una bellissima esperienza contrassegnata da una notevole affluenza ai banchi. Risposta coinvolgente del pubblico davanti al single malt, specie il torbato. Gli amanti di questa bevuta non sono rimasti indifferenti allo Yamazakura. Anzi, piacevolmente colpiti perché i giapponesi torbati sono davvero un’eccezione. Prodotto nella zona di Kiroyama, ha un invecchiamento in botti ex bourbon minimo di tre anni e poi imbottigliato in single cask, con una gradazione di 63,2% alc. Ha un sapore in ingresso cremoso e asciutto che lascia spazio a sentori di pasticceria cotta e miele rinforzati da vaniglia e legno delicato. In finale è persistente con una sensazione di dolcezza non invasiva. A chi mi domanda perché i whisky di quelle latitudini hanno successo, non posso che trovare una risposta. Ed è imputabile al fascino dell’esotico. Il Giappone è un posto lontano e non facile da raggiungere e poi sappiamo bene che i suoi abitanti qualsiasi cosa decidono di fare, la realizzano in maniera perfetta. Per chi è abituato da sempre ai prodotti scozzesi affacciarsi al paese nipponico è una piacevole scoperta”.
Sull’evoluzione del mercato è intervenuto Michelangelo Di Toma per Rinaldi 1957: “Gli appassionati del whisky a Roma sono uno zoccolo duro, una realtà di rilievo che possiamo dire ha superato Milano. Tantissima gente interessata, appassionati e molti professionisti a ricerca delle novità. È un mondo in crescita, un mercato che sta elevando la conoscenza professionale. Non si cerca un whisky ma il whisky. Per questo assistiamo a una proliferazione di limited edition. Il comparto si sta spostando a livello qualitativo verso l’alto e questo grazie alla profondità del mercato che si può dare in due modi. Tramite l’affinamento e soprattutto attraverso la materia prima che riesce a dare grande qualità. Se nel primo caso il plafond è ormai raggiunto è chiaro che bisogna spingersi sulle materie prime. Quello che sta succedendo anche nella nostra azienda e per alcuni suoi prodotti come Teeling, erede di un’antica dinastia irlandese e Rock Island per Douglas Laing Blended Malt Scotch Whisky. Inoltre non sottovaluterei l’evoluzione anche nel campo del pairing, dove alcuni chef stanno sperimentando con successo l’abbinamento fra piatti e distillati”.
Tanti i riscontri positivi per Andrea Agostini di Strada Ferrata, che accoglie positivamente l’interesse del pubblico per i prodotti italiani: “Abbiamo tanti consumatori mossi da uno spirito edonistico. Il segmento degli spirits è attraversato dalla ciclicità delle mode anche se il whisky è un evergreen. L’affermarsi in un mercato complesso va attribuito, oltre alla qualità intrinseca della bottiglia anche ai consigli offerti dagli specialisti sia nelle degustazioni che in fase d’acquisto. E noi ci prodighiamo molto in questo senso. Qui a Roma abbiamo presentato le nostre tre tipologie on the way. Abbiamo tre linee identificate sui rispettivi malti, uno italiano, uno tedesco affumicato al legno di faggio e uno torbato classicamente scozzese. Il pubblico ha apprezzato molto il primo, forse per patriottismo o perché non è facilmente riconducibile a nulla presente sul mercato”.
Sui trend interviene Pasquale Damiano di Pallini: “Siamo importatori di Berry Bros. & Rudd. Noi qui giochiamo in casa ed essendo di Roma adoriamo questa manifestazione interessante con una forte componente di retailers e tanti consumer che vengono a provare le novità e a chiedere sempre di più imbottigliamenti particolari. Quest’anno vanno di moda quelle bottiglie che fra gli addetti ai lavori definiamo whisky che non sanno di whisky, molto particolari. Nella kermesse capitolina abbiamo puntato sul Daftmill, una microdistilleria delle Lowland Scozzesi che sforna prodotti di altissimo livello e su una selezione di Berry realizzata in collaborazione con Milano Whisky Festival e di cui abbiamo venduto quasi tutte le bottiglie portate in manifestazione. Il Daftmill 2011 ha sbalordito i consumatori che ne hanno apprezzato le grandi qualità”.
Presenti anche professionisti del settore provenienti dall’estero tra cui Fergus Simpson Brand Ambassador di Duncan Taylor distribuito da Spirits & Colori: “Ho visto al Roma Whisky Festival tanta gente giovane, aperta a provare le novità. Il successo del whisky degli ultimi anni va di pari passo all’affermarsi dei cereali, quindi i birrifici artigianali hanno fatto da apripista all’affermarsi di questo spirit. Noto con favore l’avanzare del pairing con il whisky, un modo di accompagnare le portate a tavola che è usuale da noi in Scozia. Ne abbiamo alcuni perfetti per dolci che si sposano perfettamente con una panna cotta o con il maritozzo romano. Ma anche un Aultmore invecchiato in sherry cask con aroma di cacao amaro che è ideale in abbinamento a un sigaro toscano o per fine pasto. Senza dimenticare i whisky torbati che sono eccellenti per la brace o l’abbacchio con i suoi sentori di barbecue. Il nostro Kyloe leggermente torbato ha riscosso successo per il rapporto qualità – prezzo, perfetto da bere ogni giorno con gli amici, mentre per le occasioni speciali suggerisco un Battlehill Caol Ila invecchiato 11 anni. Tra l’altro divino con il pesce, il baccalà o i gamberi crudi, leggermente affumicato ma un po’ salato sul palato”.
Il successo di pubblico è stato evidenziato anche da Amila Adikari, Fratelli Branca Whisky selection: “Questo è un festival con molti appassionati ed esperti ma anche curiosi che vogliono conoscere, neofiti ed amanti. Il whisky è un prodotto con uno spettro gustativo molto ampio. Va conosciuto per apprezzarlo nella sua completezza così come per il vino. In questa manifestazione tra le bottiglie proposte abbiamo avuto ottimi riscontri per il Ledaig, caratterizzato da una parte affumicata e per il Deanston Virgin Oak, un single malt invecchiato in botti ex-bourbon e finito in botti di legno vergine”.
Non poteva mancare un brand iconico come Jack Daniel’s. Francesco Spenuso il Brand Ambassador sottolinea come “La grande affluenza di appassionati e meno esperti, conferma il successo di questa kermesse. Ma anche del whisky stesso che rispetto al passato fa sempre meno paura agli italiani. Una volta erano intimoriti dalla gradazione, oggi invece il lavoro dei social e della comunicazione sta divulgandone la cultura step by step, e di questo ne beneficia l’intero comparto. A Roma abbiamo portato tutta la famiglia Jack Daniels, ma quelli che stanno tirando tanto sono il Bonded e il Triple Mash. Entrambi sono Bottled in Bond, ovvero come stabilito dal Bottled in Bond Act del 1897, distillati da una singola distilleria durante una singola stagione, maturati in un magazzino doganale governativo per almeno quattro anni e imbottigliati a 50° gradi”.
Interesse anche per bottiglie autoctone. Silvio Carta infatti ha scelto il Salone delle Fontane per il debutto del suo Whisky 100% made in Sardegna. Come spiega Nino Mason per l’azienda: “Vogliamo parlare e omaggiare la nostra terra con un whisky premium invecchiato quattro anni con una doppia distillazione artigianale e il tocco distintivo delle botti di castagno centenario sardo nelle quali è stata custodita esclusivamente Vernaccia di Oristano. Pensiamo che la destinazione ideale per il nostro prodotto siano hotel e cocktail bar che vogliono proporre qualcosa di unico. D’altronde la nostra tiratura è limitata ad oggi a sole 1500 bottiglie.”.
+info: romawhiskyfestival.it/
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