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La kermesse capitolina si conferma il momento per verificare la tenuta del comparto e registrare trend e sentiment del mercato. Tanti gli appassionati e i neofiti che hanno partecipato al Roma Whisky Festival, girando per gli stand alla ricerca di grandi classici, imbottigliamenti premium e novità da ogni angolo del mondo.
Parlando con gli operatori, al di là dell’ascesa delle produzioni orientali, è emerso un fil rouge che vede nella mixology una chiave di crescita per la categoria.

Sempre più impattante nelle dinamiche di mercato è il consumatore. Per Jacopo Grosser Whisky Experts di Fine Spirits:
“Il pubblico incontrato a Roma segna il passo con i tempi. È sempre più competente e mosso verso la nicchia. Il livello di preparazione e le richieste fanno emergere un profilo differente rispetto a 10 anni fa. Questo ci dà grande soddisfazione e conforta il nostro impegno. Se il 2024 è stato un anno di transizione e assestamento con l’acquisizione completa del catalogo Beija Flor, il 2025 è partito in modo interessante, specie per le referenze di categoria media. Tra le aziende che hanno destato maggior curiosità tra i partecipanti del Roma Whisky Festival, Kilchoman, celebre distilleria di Islay, specie nella proposta del Batch Strength che fa impazzire gli italiani appassionati del torbato e Tomatin con Legacy, che è stato premiato come Best Whisky in the World alla IWSC. Gli appassionati del premium hanno particolarmente apprezzato le bottiglie di The Dalmore, distilleria delle Highlands settentrionali, tra le più iconiche della Scozia. E per gli amanti degli imbottigliatori indipendenti, il catalogo di Wilson & Morgan è stato un vero magnete. Il riscontro in manifestazione fa intravedere un futuro all’insegna dell’ottimismo, specie se il mondo della miscelazione riuscirà a cogliere le opportunità di uno spirit la cui complessità ad un primo impatto può sembrare un ostacolo, ma in realtà è un autentico punto di forza”.

Proseguendo il nostro viaggio tra le aziende, incontriamo Samuel Cesana, Whisky Specialist di Velier che ci offre una riflessione sulla congiuntura attuale:
“C’è stata sicuramente una contrazione, ma in realtà su tutto il settore, quindi pure noi l’abbiamo sicuramente subita. Se sulle bottiglie premium, di alta fascia, questa cosa si è sentita leggermente meno, su quelle più di consumo invece si è avvertita tanto. Questo è dovuto sicuramente un po’ a un sovraffollamento del mercato, caratterizzato da tante proposte. Comunque, in generale, il potere d’acquisto non solo nel settore whisky, ma in tutti i segmenti è diminuito. E soprattutto i prezzi dei prodotti si sono alzati tanto in seguito a un mercato che, soprattutto nel post-Covid, è esploso in maniera un po’ drogata. Adesso stiamo ritornando ai livelli prepandemici. Ma il calo dell’anno scorso sicuramente seguirà il 2025. Noi, personalmente, punteremo, come del resto in questa manifestazione, su alcuni brand di Whisky americani e giapponesi, in particolar modo Nikka. Cercando di coinvolgere il mondo della miscelazione, perché il consumo liscio sta venendo leggermente meno, dovuto anche a cause quali i controlli patente e alcune psicosi ad essi legate. Personalmente la nostra sfida è una promozione del consumo giornaliero in modalità nipponica, stile highball, con drink semplici che possano erodere nel gradimento del pubblico le quote del gin tonic”.

In linea Luca Sala, Trade Marketing Manager di Meregalli Spirits:
“Il 2024 si è chiuso all’incirca come l’anno precedente, nonostante un ultimo periodo di leggera riduzione. Nel 2025 ci sarà sicuramente tanto da lavorare. Bisognerà capire se il mercato fuori casa riprenderà a pieno regime come qualche anno fa o se anche lì emergerà una flessione. L’elemento cruciale è il consumatore, che si è evoluto, va alla ricerca senza sosta di prodotti particolari, è maggiormente curioso rispetto al passato ed è sempre più disposto a spendere non in quantità ma in qualità. Certo, i prodotti entry level hanno sempre un target anagraficamente giovane, ma il futuro punta alla miscelazione. Non si è più ancorati esclusivamente alla bevuta in purezza. Ed in questo i bartender giapponesi stanno facendo scuola con l’highball, che a quelle latitudini è un vero e proprio trend, specie nel momento della giornata che coincide con il nostro aperitivo. In tema abbiamo nel nostro assortimento le proposte di Yamazakura con blended whisky e single cask, molto ricercate dai collezionisti più esigenti. Ma anche le tirature limitate di Gordon & Macphail e tante curiosità dal mondo, ad esempio con dei single cask di Scapegrace dalla Nuova Zelanda. E non ultimo la novità della storica azienda di grappa italiana Poli, che esce con la sua seconda release, Conclave”.

Chi invece vira a un cauto ottimismo è Christian Di Giulio, drink setter and spirit specialist per Anthology by Mavolo:
“Il settore del whisky, dopo diversi anni di contrazione, nel 2024 ha incominciato a ripartire, seppur lentamente. Abbiamo buone sensazioni per il 2025, in virtù del trend in mixology che ci sta riportando alla bevuta del distillato singolo, con della soda, quindi i classici highball. Qui al Roma Whisky Festival abbiamo deciso di portare un assortimento rappresentativo di tutte le nostre referenze, con Milk & Honey, per cui abbiamo invitato direttamente i produttori a illustrare al pubblico i dettagli. Specie per i neofiti, è fondamentale appassionarli, spiegare i segreti della produzione, e le caratteristiche di ogni singola bottiglia, dalla più semplice a quella più complessa, passando inoltre per gli affinamenti. Attenzione del pubblico anche per Brave New Spirits, un marchio di distillatori e imbottigliatori indipendenti scozzesi, costituito da un team giovane ma di alta professionalità”.

Soddisfazione condivisa da Sandro Maione, responsabile horeca per Pallini: “Il 2024 nella categoria whisky per la nostra azienda è stata una buona annata, non in termini di bottiglie vendute ma a valore. Ottimi risultati ascrivibili inoltre alla performance di Daftmill, una delle poche distillery farm scozzesi. Avverto inoltre sensazioni positive per l’anno in corso sebbene il primo bimestre sia stato davvero faticoso. Alla kermesse romana abbiamo esposto sia bottiglie per tutti i giorni che le referenze top di Berry Bros & Rudd, una straordinaria gamma di whisky di malto che vengono selezionati da questa azienda a conduzione familiare che è il più antico imbottigliatore di spiriti indipendenti della Gran Bretagna. In questo modo vogliamo intercettare sia un pubblico giovane che si approccia per la prima volta a questo universo complesso, che gli appassionati esperti. L’importante è fornire le informazioni corrette per poter coprire ogni esigenza di gusto”.
Recenti analisi del Financial Times e di YouGov evidenziano come il mercato di questo spirit stia guadagnando popolarità nei giovani che iniziano a fidelizzarsi.

“Il 2024 ci ha sorpreso – commenta Ilaria Bello, Brand Ambassador e Spirit Specialist per Rinaldi 1957 – Il whisky è uscito un po’ da quella bolla di nicchia che ne fa appannaggio esclusivo di super appassionati e sta arrivando sempre di più al consumatore generalista finale che è spinto da una grande curiosità di approfondire questo comparto. A tal proposito abbiamo portato in giro per l’Italia dei format dove il whisky arrivava non nella classica maniera, magari forse troppo didattica, ma con un contatto più emozionale. È stato molto utile anche proporlo in pairing con il food, attraverso delle cene mirate dove abbiamo studiato con gli chef dei piatti da abbinare in degustazione. Naturalmente a Roma protagoniste le nostre bottiglie più rappresentative, a partire dalle referenze di Arran, micro distilleria scozzese che sperimenta con sempre maggiore successo maturazioni in diverse tipologie di botti, tra cui quelle di molti vini europei come il nostro Amarone, passando per Douglas Laing, azienda di Glasgow specializzata nello scegliere ed imbottigliare i single malt più particolari. E naturalmente Raasay, ubicata in una piccola isola delle Ebridi, che regala con le sue distillazioni, davvero grandi emozioni, grazie ad uno stile innovativo di concepire il mondo del whisky e soprattutto di lavorare con i legni”.

La qualità è sempre più una discriminante nella scelta del cliente. A rilevarlo, Francesco Pirineo, Trade Advocacy Manager per Compagnia dei Caraibi:
“Il mercato del whisky nel 2024 è andato bene, è un prodotto che ha una sua base solida, ma allo stesso tempo è aumentato l’interesse per quelle bottiglie anche di alta gamma. Oggi il consumatore è diventato più consapevole, fa una ricerca mirata a whisky con invecchiamenti importanti e selezioni particolari. La qualità è diventata uno degli asset di questo segmento. Non ci si ferma solo agli entry level ma si cerca di esplorare dei mondi dove si esce dalla propria comfort zone per auspicare il piacere della scoperta. Sul futuro immediato per la categoria, ritengo che ci sarà globalmente una fisiologica crescita, forse a scapito di altri spirits. E visto che la voglia di esplorare è tanta, oltre alla classica Scozia, abbiamo deciso di spingere prodotti provenienti dal Giappone, più seducenti per un palato equilibrato e sofisticato. Tra questi Kensei con le sue quattro referenze e i blended di Tokinoka”.

Un rilevante dinamismo dell’azienda ha premiato Spirits & Colori che, come evidenzia il commercial & managing director, Gabriele Rondani, ha registrato l’anno scorso “una crescita globale del +2,3% ma per i whisky la performance si è attestata al +16% frutto anche dell’acquisizione di Duncan Taylor, ma nel portfolio non mancano nomi di peso come Ross & Squibb Distillery. Tra i prodotti che destano maggior curiosità altresì Five Farms, un prodotto dalla fattoria alla tavola, realizzato da singoli lotti di panna fresca che vengono combinati con whisky irlandese premium entro 48 ore dalla raccolta per diventare un autentico liquore alla crema irlandese”.

Il settore dunque conferma la sua vivacità e l’esito della rassegna capitolina è la fotografia perfetta. Visibilmente soddisfatto il fondatore del Roma Whisky Festival, Andrea Fofi:
“Tredici edizioni sono un bel traguardo per un evento che rappresenta un grande momento di aggregazione di persone che amano il whisky e vengono per stare insieme. Un appuntamento dedicato non solo agli appassionati e amatori, ma anche a chi vuole entrare in questo mondo. E la significativa partecipazione a masterclass e laboratori ne è la prova più tangibile. Il comparto è in fermento e si sono creati tre segmenti molto netti. Uno premium che esiste da sempre, ovvero quello dei vecchi vintage, delle bottiglie rare, da collezionismo che va sul mondo delle aste. Sebbene ci sia un calo nelle valutazioni. Poi c’è quello invece entry, dedicato alla miscelazione, in forte ascesa, non a caso sono molte le aziende che sviluppano e lavorano su prodotti destinati alla bartending. Ed infine il trend orientale che gode di ottima salute. Forse vedo un po’ più in difficoltà gli imbottigliatori indipendenti e il mondo dell’average bottle, ovvero un prodotto che per la miscelazione non va bene, ma non ha lo status di un gran premium. Dobbiamo anche evitare che il mercato si saturi, d’altronde in Scozia continuano a sorgere tante distillerie”.
Appuntamento alla prossima edizione.
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