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Rossi freddi e bianchi caldi, la temperatura di servizio è superata? Forse si, ma con un’eccezione…


Le temperatura di servizio è uno dei primi parametri a venir insegnato a chiunque cominci ad appassionarsi al vino.

Facendo un riassunto Gli spumanti, secchi o dolci, si servono tra i 6° e gli 8°C. I vini bianchi necessitano di una temperatura leggermente superiore: 8-10°C per i secchi giovani e fruttati, mentre quelli secchi e aromatici (ad esempio Müller thurgau o Gewürztraminer) prediligono una temperatura tra i 10 e i 12 °C. Vini bianchi maturi, molto strutturati, hanno bisogno di un paio di gradi in più, fra i 12 e i 14 °C.  Per i vini rossi la temperatura di servizio varia in funzione del tipo di vino. La maggior parte si degusta a una temperatura intorno ai 16-18°C.

Ma se queste regole fossero meno rigide di quello che crediamo? E se esistessero rossi  da bere freddi e bianchi da servire caldi?

Ne è un esempio Il vino Salentino  Fichimori dei Marchesi Antinori, che nasce nella tenuta di S. Pietro Vernotico, situata in Puglia.

È prodotto principalmente con uve Negroamaro, con una piccola aggiunta di uve Syrah.

Il Fichimori è un vino dal colore rosso porpora con eleganti riflessi violacei. Il bouquet è fruttato, si apre al naso con note di ciliegia e fragola e sfumature di ribes e melograno.

Questo vino rosso è da bersi esclusivamente freddo, alla temperatura di 8 – 10°C, e addirittura sul sito si trovano ricette di cocktail da fare partendo da esso.

I puristi storceranno il naso davanti a questa versione 2.0 del Negramaro, ma sicuramente è un vino che guarda al ventunesimo secolo e mira a conquistare anche i giovani.

Il caso opposto è quello dell’Alsazia e dei suoi vini bianchi.

Strasbourgo è famosa per i suoi mercatini di natale che accolgono ogni anno migliaia di turisti nei periodi di festa.

La consumazione tipica in queste occasioni è un bicchiere di vino caldo o vin brulè, ma questo si scontra con il fatto che l’Alsazia è una terra di vini bianchi (solo il  3% della produzione vinicola sono rossi).

Questo non ha fermato gli alsaziani che propongono la loro versione di vin brulè speziato a base bianca, che a loro dire funziona perfettamente visto il gusto fruttato dei loro vini (Sylvaner, Riesling o  Pinot Blanc ), e in proporzione lo si fa con un aggiunta minore spezie e zucchero che nella versione rossa.

Esiste un vino però, che in italia più di tutti fa infiammare la diatriba sulle temperature di servizio…a che temperatura va servito il lambrusco?

Se si pensa al lambrusco come semplice vino rosso, bisognerebbe servirlo a temperatura ambiente, ma essendo il lambrusco un vino differente rispetto agli altri, non è raro trovarlo servito fresco.
Il miglior modo di assaporare questo vino è quello di servirlo ad una temperatura ideale che oscilli in base alla stagione tra i 12 ed i 18 gradi.

Questa temperatura infatti permette al lambrusco di esprimere il meglio di se stesso esaltandone tutte le qualità organolettiche.

Tesi confermata anche da un’autorità in materia di Lambrusco Mantovano come la cantina Virgili, fondata agli inizi del 1900 ma che guarda al futuro anche tramite la diffusione di conoscenza online.

Nelle schede prodotto presenti sul loro sito, per ognuno dei loro numerosi Lambrusco è indicata la temperatura di servizio ideale, e anche se si può scendere di qualche grado in più su qualche referenza, resta il fatto che non ci si avvicina lontanamente alle temperature di un bianco…almeno che non sia natale in Alsazia ovviamente!

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