Quello che più colpisce del Nebbiolo è la sua capacità di annidarsi con il suolo in cui nasce mantenendo le sue caratteristiche strutturali intatte, fedeli alla sue radici. In Piemonte arreda diverse colline, prendendo il nome di un comune o di un’areale produttivo: Lessona, Barbaresco o Barolo. In realtà lo si trova in altri svariati “volti” ma questi sono i protagonisti proposti a Royal Nebbiolo Grape nella giornata di lunedì 16 novembre presso il Centro per la fotografia di Torino Camera, evento promosso dai produttori Daniele Dinoia di Villa Guelpa, tra i più attivi dell’Associazione vignaioli colline biellesi, e Giovanni Angeli dell’Azienda Massolino.
A condurre una masterclass di nebbiolo son stati chiamati la giornalista statunitense di Wine Enthusiast Kerin O’Keefe e l’enologo Donato Lanati. Una super carrellata di 16 vini messi a confronto davanti a un parterre di addetti al settore tra stampa ed importatori provenienti dal globo: Israele, Svezia, USA, Russia, Norvegia, Olanda e Canada. Una degustazione, una giornata di lavoro, che oltre ad esser formativa per gli aspetti tecnici ed analitici dei vini forniti da Lanati, aveva come scopo quello di fotografare le annate, le differenze stilistiche delle Case produttrici e intercettare quelle caratteristiche dei suoli in grado di marchiare l’uva nebbiolo.
Lessona:
Lessona 2015 – Villa Guelpa
Fermentazione spontanea e 27 mesi in tonneau.
Suolo: sabbioso, argilloso e ghiaioso.
Nata da poco, Villa Guelpa si presenta con un Lessona carico di frutti, esplosivo come un vulcano. Ci sono bacche rosse, tratti di cipria e più balsamici ma anche nuvole di tabacco e note più speziate. Sapido e ampissimo il ritmo è di quelli freschi e scattante. Giovane, non lascia il tempo di farsi capire, attrae e chiede un secondo sorso per lasciare alla piccantezza di sciogliersi al palato insieme ai dolci frutti rossi.
Lessona 2015 – La Badina
Fermentazione in acciaio e 21 mesi in barrique.
Un bio puro nato in un anfiteatro monopole di 1,2 ettari fatto di sabbia e argilla.
Un vino – progetto desiderato, un esempio per le generazioni di produttori future, fatto per sognare.
Stupisce, ogni volta che lo si assaggia, per i suoi profumi netti di violetta e di marasca. Elegante e sensibile è un vino armonico e di bella concentrazione. La densità è tutta in favore del frutto, con una sottile cintura tannica e più salata ad evidenziarlo, insieme a un velo più minerale.
Lessona 2012 – Tenute Sella
Fermentazione in acciaio, affinamento in botti di Slavonia da 25 ettolitri per 24 mesi.
Qui è la sabbia arancione e dorata a investire totalmente lo stile progettuale del vino. Rispetto ad altri, appare più scuro per la presenza nell’assemblaggio di un 15% di vespolina interessata alla formazione di un bouquet più ampio e compìto con evidenti note speziate. In bocca ci sono la cenere, la roccia, tannini fitti e mai pungenti, che solleticano il palato insieme al frutto. Molto elegante e lungo, è certamente un’espressione tra le più storiche e longeve di Lessona.
Lessona 2013 Massimo Clerico
Fermentazione in acciaio e affinamento per 42 mesi in barrique seguiti da 12 mesi in bottiglia.
Suolo: sabbioso ricco di ferro e manganese.
Non si può non restare affascinati dal suo colore rosso granata molto scarico. Naso progressivo con un cocktail di fiori e note più iodate che si esprimono al palato in una forma tutta particolare e non ancora definita. Freschissimo all’attacco è senza dubbio contratto oggi e più concentrato sul tannino con un frutto denso e bisognoso di tempo per distendersi e manifestarsi insieme ai tratti vanigliati e speziati che non fermano il verticalismo di questo nebbiolo dal bel potenziale di invecchiamento.
Barbaresco:
Barbaresco 2015 – Demarie
Affinamento per due anni in botti di Slavonia o francesi da 50 ettolitri seguiti da 3-4 mesi in vetro.
Suolo: calcareo argilloso.
A Neive in località Canova questo produttore roerino si cimenta anche nella produzione del nebbiolo sulla rive gauche del Tanaro. Si esalta al naso per i suoi frutti blu e le foglie di menta. Già aperto oggi si lascia ascoltare grazie alla meravigliosa collaborazione tra succo e tannino. Cresce al palato con armonia e piacevole freschezza. Alla base c’è sempre una trama materica e leggermente salata in cui il succo si spalma, appagando il gusto.
Barbaresco Basarin 2015 – Sottimano
Fermentazione e macerazioni lunghe con lieviti naturali.
Affinamento in barrique, di cui solo il 10% nuove, per 2 anni.
Direttamente da uno dei più pregiati cru di Neive arriva un vino giovane giovane ancora nascosto dai suoi tannini, rigidi e mordaci che irrompono nel palato lasciando dietro di sé una scia salmastra e solo nel finale più succosa.
Barbaresco Ronchi 2015 – Albino Rocca
Affina per due anni in botti grandi da 20 ettolitri austriache e tedesche.
Nasce da un appezzamento di famiglia di 3 ettari, con vecchie vigne di 60 anni su suolo calcareo argilloso con vene tufacee.
Naso elegantissimo e di freschezza tale da richiamare l’eucalipto e gli agrumi. C’è poi una polvere di rosa che allarga e dona volume al sorso e al contempo compatta quest’onda fresca ai tannini sottili come piume e duri come una roccia. Minerali percepiti anche nella parte finale della beva.
Barbaresco Rabajà 2015 – Giuseppe Cortese
Affina per 22 mesi in botti di Slavonia da 17 a 25 ettolitri di età tra i 6 e i 15 anni, seguiti da almeno 10 mesi in vetro.
È l’unico produttore ad avere nella collina calcarea Rabajà, esposta a sud e sud-ovest, vigne anche nella parte centrale a 260 – 315 metri s.l.m. le cui uve, non a caso, nelle annate migliori, sono destinate alla produzione della Riserva.
In questo caso si vinificano insieme i 4 ettari, solari, minerali sempre più rigidi di quelli del Martinenga e di Asili. Ne deriva un vino che spiazza totalmente per la finezza e la consistenza del frutto già al naso, maturo al punto giusto che anticipa un sorso goloso, fruttato e di squisita fattura. I tannini apparentemente quasi impercettibili, come foderati da rose appassite, si intrecciano al frutto, si allargano per unirsi al binario fresco e mentolato nel finale.
Barolo:
Barolo Lazzarito 2014 – Alessandro Rivetto
Fermentazione in acciaio e macerazione lunga di almeno 30 giorni.
Affina per 38 mesi di cui 18 in barrique.
Lazzarito è uno dei cru più duri e potenti di Serralunga in cui il nebbiolo non si mostra mai docile nei primi anni di vita. E infatti troviamo un sorso di grande struttura che si muove con la forza di un tannino piccante che spinge un velo di frutti rossi e spezie.
Barolo 2014 – Elio Grasso
Fermentazione in acciaio seguito da un affinamento di 24 mesi in botti di Slavonia da 2500 litri.
Nasce da 9 ettari di vigne di 40 anni a 320-380 metri sl.m. su suolo calcareo e sabbioso.
Un vino completo, in cui cogliere la potenza del Barolo e la sua più intima dolcezza. Ci sono piccoli mirtilli e la liquirizia con scintille minerali che non riescono a far dimenticare la piacevole rotondità iniziale. I tannini vividi e sottili accendono poi il palato per farsi più sciolti e nascondersi ancora nell’evoluzione del sorso che diventa più sapido e di grande, splendida armonia.
Barolo Parafada 2014 – Massolino
Fermentazione e macerazione in acciaio seguite da un affinamento di 30 mesi in botti di rovere e 12 mesi in bottiglia.
Le vigne di 55 anni sono in poco più di un ettaro a 330 metri s.l.m. su suolo calcareo marnoso e sabbioso.
È sicuramente uno dei cru più rappresentativi di Serralunga, impeccabile nel suo manto, elegante e finemente tannico che, seppur lento nel suo apparire, è di complessità e potenza difficili da trovare. C’è un giardino di rose in cui echeggiano note decisamente più balsamiche a ritrarre magistralmente la vigna. Vino materico e sinuoso che non vuole smettere di mostrare la sua freschezza e la serbevolezza nel tempo.
Barolo Prapò 2014 – Ettore Germano
Fermentazioni lunghe di 40 giorni a cui segue un affinamento di due anni in botti da 2000 litri seguiti da 16 mesi di bottiglia.
3,9 ettari a Serralunga d’Alba esposti a Sud – Est a 330 – 370 metri s.l.m. su puro calcare.
Un vino che sembra esser un tutt’uno con l’uomo che lo produce. Duro e cosi tannico che si fa complicato l’approccio in gioventù ma in realtà nel tempo diventerà cosi dolce ed elegante… Non si sa esattamente quando, comunque almeno una decade, quando la confidenza con il frutto sarà più matura e riuscirà ad esprimere tutto il carattere del suolo. Un vino che invita a riflette, che chiede tempo per esser realmente capito.
Barolo 2014 – Réva
Fermentazione spontanea in acciaio seguita da quella malolattica per l’80% in botti grandi di rovere austriaco e per il restante 20% in barrique usate.
Affina per 24 mesi in botti di rovere.
Si impiegano 3 ettari di vigne bio esposte a Sud, Sud -Ovest a Barolo, Monforte d’Alba, La Morra e Serralunga per l’elaborazione di questo Barolo di tradizione.
Un vino gioioso, di bella struttura e compìto che si propone bene nella sua parte tannica rappresentando fedelmente in un unico sorso tutta la complessità e l’energia del Barolo, solido e profondo con bacche rosse, fiori passiti e sussurri vanigliati.
Barolo Brunate 2014 – Marcarini
Fermentazioni controllate e macerazioni del mosto a contatto delle bucce per almeno quattro settimane. Affina per due anni in botti di legno di rovere di media capacità (20/40 ettolitri).
Nasce in 4,5 ettari di La Morra e Barolo a 300 metri s.l.m. esposti a Sud, Sud-Ovest su suoli calcareo, argilloso ricchi di magnesio.
Un naso molto coinvolgente, con peonia e note boisé che non nascondono mai il frutto rosso. Leggere nuvole di tabacco avvolgono anche al palato con ampiezza e ritmo sempre in evoluzione. Bellissima l’espressività del tannino prima pungente poi più dolce. Chiude con tratteggi minerali e molto freschi.
Barolo Villero 2014 – Giacomo Fenocchio
Fermenta senza lieviti aggiunti fino a 40 giorni in vasche di acciaio inox a cui segue un affinamento di 30 mesi in botti di rovere di Slavonia da 35-50 ettolitri.
Le vigne vecchie di 65 anni sono in un solo ettaro tra i più vocati di Castiglione Falletto esposto a Sud – Est a 300 metri s.l.m. su suolo argilloso e calcareo, con buona presenza di ferro.
Solido e fascinoso son tutte rappresentate le caratteristiche del Villero. I profumi delicati di violetta e di frutti blu cremosi avanzano dolcemente al sorso concentrandosi molto lentamente. L’accento è tutto sull’eleganza del tannino, garbato, morbido e di sorprendente energia.
Barolo Monvigliero 2014 – Comm. G. B. Burlotto
Dopo una macerazione a cappello sommerso di due mesi, affina per 30 mesi in botti francesi e di Slavonia da 35 ettolitri.
È prodotto con soli due ettari di vigna in un cru tra i più eleganti della zona del Barolo a 300 metri s.l.m. su suolo bianco, con componenti tufacee, marne blu, calcare ed argilla.
Fabio Alessandria è uno dei primi ad esser riuscito ad esaltare le sfumature uniche del Monvigliero, ad averlo fatto scoprire al mondo tutto, produttori del Barolo compresi.
Potente e carismatico, cosi tremendamente perfetto nella sua esecuzione. Timbro fresco, sapido con bacche blu ad affiorare e diventare quasi più grasse alleggerite poi dalle note di spezie. Al palato c’è un guanto tannico più disteso oggi rispetto all’uscita nel mercato che continua e continuerà a celebrare lo charme di questa vigna esposta en plein sud.
Racconti di vini espressi anche in immagini oniriche, dadaiste e pop, del fotografo Maurizio Galimberti, esposte al Centro per la fotografia di Torino Camera, in cui a farci ingolosire la visita ci hanno pensato le prelibatezze di Al Barotto, taglieria torinese davvero originale, un concentrato di salumi e formaggi tutti valdostani! www.ilbarotto.it
+info: www.camera.to
Facebook