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Dimenticatevi l’immagine polverosa e un po’ vecchia del Vermouth, l’immagine che arriva da Torino dal Salone del Vemouth è quella di una bevanda in salute che guarda al futuro con rinnovato ottimismo. La prova, anzi le prove, sono i numeri da record fatti registrare con oltre 5.000 ingressi al Salone del Vermouth in una due giorni andata in scena tra sabato 22 e domenica 23 febbraio al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano. Laura Carello, ideatrice del progetto e anima di MT Magazine, in collaborazione con l’associazione no profit Eat Bin e l’agenzia To Be, ha commentato con soddisfazione. “In un anno il Salone è diventato un punto di riferimento per la miscelazione e l’enogastronomia in Italia. Con oltre 37 produttori, un incremento delle degustazioni e delle bottiglie acquistate, questo evento si conferma leader nel panorama degli eventi dedicati al vermouth”.

La manifestazione ha attratto non solo curiosi, ma anche professionisti del settore, a dimostrazione di quanto il vermouth stia vivendo un autentico rinascimento. Secondo gli esperti, il vermouth sta evolvendo. Beppe Musso ha sottolineato l’importante cambiamento nelle leggi di produzione, che ora impongono una percentuale di vino maggiore nella ricetta. Matteo Fortarezza ha poi rilevato un calo nelle vendite, ma ha anche dato un’indicazione per la ripresa: la consapevolezza del consumatore. Errico Landi ha spiegato che molti italiani bevono vermouth senza saperlo, soprattutto nei cocktail come il Negroni. L’educazione del consumatore e l’abbinamento del vermouth con il cibo potrebbero rappresentare un’importante chiave di rilancio. Simone Sacco, invece, ha affermato che il vero successo si avrà quando i consumatori chiederanno un Negroni con un vermouth specifico, come già accade con il Gin Tonic. Il Salone ha anche riflettuto sull’impatto delle nuove normative, come il Nuovo Codice della Strada, che potrebbe ridurre il consumo di alcolici. Tuttavia, il vermouth, grazie al suo contenuto alcolico relativamente basso, potrebbe trarre vantaggio da questa evoluzione.

In questo secondo anno, i numeri sono rilevanti, la presenza di 37 produttori, tra grandi e piccole realtà, ha portato il pubblico a scoprire le nuove tendenze del vermouth italiano. Più di 50.000 degustazioni sono state effettuate, con un raddoppio delle bottiglie acquistate rispetto all’edizione precedente. Inoltre, la sala talk ha visto il tutto esaurito, con 500 partecipanti e una ricca presenza di esperti del settore, tra cui bartender, chef e autori. I temi trattati sono stati vari: dalla storia del vermouth e del Negroni, all’utilizzo del vermouth in miscelazione, cucina e pasticceria, fino alla relazione con i caffè storici torinesi. Tra i relatori, esperti come Fulvio Piccinino, Giorgio Bargiani, Leonardo Leuci e chef come Gianluca Renzi, stella Michelin del ristorante Le Cattedrali Asti.

Anche il Fuori Salone, che si è svolto dal 17 al 21 febbraio, ha visto numeri positivi, con 28 locali coinvolti, tra cui cocktail bar, ristoranti e enoteche. Più che raddoppiato il numero dei musei partner, che hanno contribuito al successo della manifestazione, tra cui il Museo Lavazza, Casa Martini e Officina della Scrittura. Il Salone del Vermouth, quindi, non è solo una celebrazione di un prodotto storico, ma anche un’occasione per scoprire nuove potenzialità e progetti legati al futuro della miscelazione e della cultura del vermouth. Confermata la terza edizione torinese, in programma a febbraio 2026.

INFO salonedelvermouth.com/

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