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Avvolgetevi nel drappo a stelle e strisce, e intonate i cori del Mardi Grasla giornata di oggi è dedicata a uno dei cocktail più famosi del mondo, controverso come la città di cui è simbolo, e figlio di una storia affascinante e travagliata. Seppur (quasi) limitato allo scenario statunitense, il 23 giugno è una ricorrenza d’orgoglio per la comunità dei bartender e dell’ospitalità tutta.

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È il giorno in cui, nel 2008, la legislatura della Louisiana timbrò la proposta di legge che definiva il Sazerac come cocktail ufficiale di New Orleans: non certo un riconoscimento da ridere, considerando la longeva tradizione del bere locale e la centralità della sua scena notturna nel panorama della nazione. Fu in realtà il frutto di una piccola battaglia avviata l’anno precedente da Ann Tuennerman, membro della New Orleans Culinary and Cultural Preservation Society, una specie di comitato per la tutela delle abitudini della città che aveva lanciato una petizione chiamata Save the Sazerac. Fu necessaria una doppia richiesta alla legislatura, ma alla fine la missione fu compiuta. 

Per tecniche di preparazione e struttura degli ingredienti, il Sazerac può essere considerato come un parente stretto e più aromatico dell’immortale Old FashionedLa peculiarità più immediata sta ovviamente nelle gocce di Peychaud’s Bitter, formula nata come rimedio medicinale dalla mente di un farmacista, manco a dirlo, di New Orleans: Antoine Peychaud, creolo trapiantato nel Nuovo Mondo, cui erroneamente si attribuisce la paternità del termine cocktail, derivato secondo molti dall’uso che il nostro faceva di bicchieroni millesimati, da lui definiti coquetelle coquetier. Romantico, ma impossibile: quando nel 1806 la parola cocktail apparve per la prima volta, Peychaud era poco più che un bambino.

Mardi Gras – New Orleans

Il Sazerac che conosciamo oggi, rischiò davvero di sparire dai banconi del mondo sul finire del diciannovesimo secolo: l’epidemia di fillossera che devastò le viti d’Europa assestò un colpo quasi mortale alla produzione di cognac, distillato di vino francese, che fungeva da base al cocktail. È tra l’altro proprio dal brand di cognac utilizzato per la prima volta, negli anni ’50 dell’Ottocento, che il cocktail prende il nome. Alla Sazerac Coffe House di New Orleans, precedentemente nota come Exchange Coffee House, che si presume essere il luogo di invenzione della miscela, si iniziò allora a utilizzare l’americanissimo rye whiskey: e allo stesso periodo risale l’aggiunta geniale di assenzio, tocco sognante e forte che rende il drink quello che è, che pure dovette resistere alla censura, come potete leggere qui.

Agli albori del Novecento il Sazerac iniziò addirittura a essere venduto in bottigliette, una sorta di ready to drink d’antan, prima di attraversare i gorghi del Proibizionismo: si destreggiò alla grande e ne divenne uno dei simboli, grazie al largo consumo che se ne fece nei famigerati speakeasy, fino al 1959, quando quello che ormai era noto come Sazerac Bar chiuse i battenti e riaprì al piano terra dell’albergo di Baronne Street. È attivo ancora oggi, ed è di fatto la meta di pellegrinaggio per gli appassionati, come l’Harry’s Bar di Venezia per il Bellini, o il Raffles Hotel di Singapore per lo Sling: in tempi pre-Covid si raggiungevano i 40.000 Sazerac l’anno.

Vi toccherà dunque brindare all’intuizione di un farmacista, alle bellezza di una città misteriosa e sofferta, alla tradizione del bar che ancora una volta nasconde episodi inimmaginabili e sorprendenti. E lo farete con un’immagine iconica, il bicchiere piccolo e senza ghiaccio, sul quale appoggiare una scorza d’arancia: annuserete le note affilate dell’assenzio, e finalmente vi lascerete andare in un sorso meditativo e avvolgente. Cognac o rye, allora? Potreste provarli tutti e due.

Sazerac

6cl Cognac
1 barspoon zucchero
3 gocce Peychaud’s Bitter
Soda
3 gocce di assenzio

Bagnare il bicchiere di servizio con l’assenzio e tenerlo da parte;
Impregnare lo zucchero con il Bitter, e scioglierlo nella soda all’interno di un mixing glass;
Aggiungere il cognac e mescolare con ghiaccio;
Svuotare il bicchiere di servizio dall’assenzio;
Filtrare il cocktail nel bicchiere di servizio senza ghiaccio;
Decorare con scorza d’arancia e servire

 

 

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