L’Istituto Espresso Italiano (IEI) e SCA Italy (Specialty Coffee Association) si sono incontrati per fare chiarezza sul giusto valore da dare al caffè, dando voce a tutti quei professionisti e quelle aziende che ogni giorno si impegnano affinché quella tazzina di espresso sia la migliore proposta possibile in termini di qualità.
Protagonisti della diretta Luigi Morello, Presidente IEI, e Alberto Polojac, Coordinatore Nazionale SCA Italy, coadiuvati da Carlo Odello (direttore generale IEI) e Valentina Palange (coffeeblogger di SpecialtyPal) come moderatori.“Ci troviamo a discutere del paradosso di voler imporre un prezzo fisso a quello che è universalmente considerato un’eccellenza enogastronomica italiana, vero simbolo del made in Italy – ha dichiarato Alberto Polojac – Il prezzo di un espresso in Italia, per mera convenzione, resta fra i più bassi al mondo. Se per altri prodotti alimentari il pubblico può scegliere tra diverse proposte secondo una semplice logica di qualità/prezzo, per il caffè questa discrezionalità sembra non essere concessa”.
“Il prezzo del caffè al bar deve essere legato alla sua qualità, uscendo da una logica di prezzo fisso della tazzina – ha affermato Luigi Morello – Oggi il prezzo medio sul mercato italiano è difficilmente sostenibile limitando lo sviluppo del settore, sia a monte che a valle: i coltivatori nei paesi di origine non si vedono riconosciuto il proprio lavoro, così come non lo vede il barista che si trova inoltre senza risorse per l’evoluzione della propria attività a favore della clientela”.
La parola chiave è dignità.
Tanti i temi affrontati nel corso del dibattito, primo fra tutti quello che costituisce forse il nodo principale della questione: restituire all’espresso la sua dignità di prodotto e valorizzare la figura del barista. Polojac ha ribadito che è necessario smettere di considerare il caffè come un’indifferenziata commodity. La conseguenza è quella di soffocare il mercato: un settore che non riesce ad esprimere le sue potenzialità, che non ha incentivi per migliorarsi. Polojac ha sottolineato come il mercato debba potersi aprire a nuove opportunità di consumo, anche con caffè speciali, lavorati con capacità e con straordinario patrimonio organolettico.
Fare sistema è fondamentale
Morello ha sottolineato l’importanza delle sinergie da parte di tutti gli operatori del settore: occorre lavorare insieme per dare al consumatore consapevolezza e strumenti per riconoscere la qualità e premiarla, scegliendo autonomamente dove consumare il proprio rito quotidiano. Un primo passo in questa direzione è rappresentato dal dibattito intavolato da SCA Italy e IEI, che hanno scelto di unire le forze con un’iniziativa storica finalizzata a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così importante. L’auspicio è di poter entrare in un qualunque bar italiano e bere un caffè quanto meno fatto bene, corrispondendogli il giusto prezzo e poi da lì poter salire in una scala di qualità, pagando sempre di più quello che corrisponde effettivamente a una tazza migliore, risultato non scontato di una lunga e complessa filiera produttiva in cui ciascun passaggio ne determina il valore.
Il giusto prezzo
Per determinare il prezzo equo della tazzina al bar, occorre considerare diversi fattori: la selezione della materia prima, la scelta delle attrezzature, la qualità del servizio e non da ultimo l’investimento nella formazione, fondamentale per potere acquisire le competenze. Un discorso valido in entrambi i sensi, perché se esistono tazzine che non valgono nemmeno l’euro convenzionale che si vorrebbe imporre al prodotto, esiste però anche una vastissima offerta, complessa e diversificata, che include miscele di alta qualità fino ad arrivare all’eccellenza proposta dal movimento dello specialty coffee, per la quale quell’euro, conti alla mano, non è certamente sostenibile. Il prezzo di un espresso in Italia è tra i più bassi in Europa. In Nord Europa si va da 2,36 a 3,00 euro, in Austria e in Germania tra 1,75 e 1,90, in Francia 1,60, in Spagna 1,39, in Russia e in Polonia 1,50 e in Grecia e in Romania 1,30.
La sostenibilità della tazzina
È stato sollevato anche il tema importante della sostenibilità. Si è ricordato che 1 euro rappresenta il compenso medio giornaliero di un raccoglitore di caffè. Ecco che investire pochi euro su un prodotto di qualità acquista un significato diverso per la sostenibilità di tutta la filiera ed ecco che un incremento di qualche centesimo diventa giustificato se accompagnato da un prodotto migliore e preparato con la cura necessaria.
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