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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al Birrificio Monpiër De Gherdëina con un’intervista a Carmelo Li Pomi ( www.monpier-gherdeina.it ).
Facciamoci ora un viaggio di più di 1500 km verso l’estremo nord per giungere in Alto Adige, esattamente in Val Gardena, ad Ortisei-St. Ulrich dove un vivace team di appassionati locali ha aperto nel 2016 il birrificio Monpiër de Gherdëina. Birre sempre più buone e originali anche con uso di ingredienti locali stanno regalando loro, con gran merito, un’ottima reputazione. Prende la parola il giovane super-appassionato Carmelo Li Pomi.
Come e perché avete iniziato la vostra avventura.
Il nostro progetto nasce tra amici, in particolare durante una cena tutti assieme. Ci siamo resi conto che la Val Gardena era “limitata” nell’offerta e vista da fuori veniva considerata solo patria di neve e pista da sci. Così abbiamo deciso di capitalizzare la nostra passione per la birra per introdurre un nuovo prodotto in valle che sfruttasse anche i punti di forza del nostro territorio.
Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?
Se consideriamo il nostro territorio ovviamente siamo vergini e senza grandi ispirazioni. Allargando un po’ più il cerchio prima troviamo la tradizione di classici tedeschi e poi le piccole realtà dell’Alto Adige che hanno fatto da apripista. Batzen per dirne uno ma non solo. Il nostro attuale birraio invece avendo una storia più lunga nella birra tende a guardare sia al vecchio Belgio, sia alla tradizione inglese. Qualche nome potrebbe essere De Dolle, Fantome ma anche Burning Sky e St Peter’s.
Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.
La nostra apertura è molto recente, quindi non abbiamo in testa una storicità così forte da poter osservare questi enormi cambiamenti. Quello che notiamo tra i primi giorni di lavoro e gli ultimi mesi in generale è che la nostra clientela al locale sta diventando sempre più preparata ed esigente, cosa che ci riempie di orgoglio perché vuol dire che giorno per giorno stiamo dando qualcosa al nostro pubblico.
Avete qualche sassolino nelle scarpe?
Essere stati i primi ad aprire in una area sostanzialmente nuova ci ha portato dietro molto scetticismo, anche da persone a noi vicine. Essere qui ora, dopo tre anni, con tanti progetti aperti e una bella prospettiva di crescita ci rende orgogliosi di esserci riusciti nonostante questa apparente sfiducia.
Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?
Ci fa andare avanti l’amore per il nostro lavoro. Spesso ci si scontra contro dei muri, culturali e burocratici che sono scoraggianti. In più il lavoro del birrificio comporta molto sacrificio e dimenticarsi l’esistenza degli orari. Ci aiuta molto anche la passione e la risposta della nostra clientela, che giorno per giorno supporta i nostri sforzi. Le prospettive future al momento sono di stabilizzare la produzione, che al momento è molto varia a livello di stili e tecniche e questo moltiplica i nostri sforzi e focus di attenzione. Ovviamente l’idea è quella di crescere in maniera sana e un giorno, magari, inaugurare un nuovo e più efficiente impianto di produzione.
Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”.
Lavorando con una barricaia e birre a fermentazione spontanea ovviamente il primo sguardo va verso i più grandi, come Cantillon o Drie Fonteinen. Invidio personalmente la Iris per il suo essere innovativa nella tradizione. In Italia comunque abbiamo grandi professionalità, dalle basse fermentazioni del Birrificio Italiano alle birre più creative di Lariano o MC77.
+Info: www.monpier-gherdeina.it
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