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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato a P3 Brewing di Sassari con una intervista al fondatore Giacomo Petretto ( www.p3brewing.it ).
Innegabile affermare come anche la Sardegna si stia fortunatamente segnalando sia per crescente il numero di produttori che per l’indubbio innalzamento della media qualitativa. Giacomo Petretto, brillante homebrewer di lunga data, fonda, a Sassari nel 2012, con l’amico e socio Pierpaolo Peigottu, il birrificio P3 Brewing che si è ben presto affermato con birre sì votate nelle note amaricanti ed aromatiche da luppoli angloamericani ma tutte concepite e realizzate alla ricerca, sempre trovata, di un equilibrio che garantisca carattere e facile beva. Parola ora al piccolo grande, caro amico Giacomo Petretto.
Come e perché avete iniziato la vostra avventura.
Dopo 11 anni di homebrewing era tanta la voglia di proporre le mie birre oltre le mura della storica “Casa del forno”, la taverna di casa dove mi dilettavo da homebrewer e dove tanti amici venivano a dissetarsi molto, troppo spesso! L’anello mancante era una persona di fiducia che potesse svolgere la funzione di responsabile commerciale, così la risposta dell’amico storico Pierpaolo non si fece attendere e, dopo avere abbandonato le nostre precedenti occupazioni, iniziò a prendere vita il progetto P3 Brewing Company.
Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?
Brewdog per l’approccio irriverente con la sua comunicazione “urlata” e fuori dagli schemi e per le birre senza compromessi. Anche i mostri sacri belgi, gli “hop masters” statunitensi, ma soprattutto i tradizionali inglesi con le loro real ales poco alcoliche, beverine ma mai banali sono stati dei punti di riferimento fondamentali.
Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.
Il numero dei birrifici è cresciuto enormemente, così come il numero degli ingredienti inusuali e/o legati al territorio. Anche il livello qualitativo medio ha compiuto un bel balzo in avanti. All’epoca (6 anni fa, non una vita) in tutta Italia le birre molto luppolate erano pochissime, in Sardegna praticamente non era mai esistita una IPA, quindi noi che puntavamo, e puntiamo, su birre ad alto tasso di luppolo stavamo contribuendo ad aprire una nuova strada che ormai è diventata una delle arterie più trafficate del movimento artigianale internazionale. Spinti dal grande interesse creatosi intorno al mondo della birra artigianale, continuano a nascere birrifici con le idee poco chiare, ma anche altri con alla guida capaci imprenditori che si avvalgono di birrai di sicuro talento. Sicuramente il mercato sta diventando sempre più selettivo e i consumatori sempre più consapevoli, questo ci dà sempre maggiore carica per superare qualsiasi ostacolo.
Avete qualche sassolino nelle scarpe?
Tante difficoltà come ogni impresa ma fondamentalmente sassolini no.
Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?
La sete infinita, la soddisfazione nel ricevere complimenti e premi. Il divertimento.
Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranie-ri?”.
Ogni birra, così come dovrebbe essere per ogni prodotto artigianale, dovrebbe rispecchiare la personalità e i gusti dell’artigiano che la produce, diventa quindi sempre più interessante assaggiare le birre di colleghi spesso agli antipodi tra di loro per gusti, impianti produttivi e tecniche di birrificazione. Detto questo, la Baltic Porter di Pracownia Piwa prodotta dall’amico Tom è una birra che lascia il segno, alcolica, aromatica, complessa ma straordi- nariamente beverina.
+Info: www.p3brewing.it
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