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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato a Brewfist di Codogno (LO) con una intervista ai fondatori Andrea Maiocchi e Pietro di Pilato (www.brewfist.com)

 

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Pietro Di Pilato, reduce da un formativo periodo di alto livello come aiuto birraio presso la famosa e storica birreria Fuller’s di Chiswick nei pressi di Londra, apre nel 2010, con l’amico Andrea Maiocchi, il birrificio Brewfist a Codogno, nei pressi di Lodi. Coppia affiatata, direi perfetta, uno dei fattori decisivi per il successo incontestabile e meritatissimo, ottenuto dalle loro birre, all’inizio ovviamente ispirate alle tipologie anglosassoni ed americane ma poi affiancate da basse fermentazioni ed anche dall’utilizzo di frutta nonché sperimentazioni con le botti con un solido progetto iniziato nel 2014. Sentiamo la loro voce.

Come e perché avete iniziato la vostra avventura.

Abbiamo iniziato perché nel 2010 il mercato della birra artigianale in Italia era una gigantesca prateria e nessuno sembrava vederne il reale potenziale. Molti birrifici tentavano ancora di scimmiottare il mondo del vino puntando sulla ristorazione. Siamo stati i primi a proporci sul mercato con birre moderne, packaging giovane e prezzi competitivi.

Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?

Sicuramente birrifici in grado di coniugare quantità e qualità come Fuller’s o Sierra Nevada. Dal punto di vista operativo BrewDog era ovviamente la pietra di paragone nel 2010

Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.

Sicuramente il mercato oggi è molto più maturo rispetto al 2010 sia dal punto di vista della produzione che del consumo. La competizione è molto più forte. Oggi non ci si può permettere di fare errori. Continuo a pensare che il mercato italiano con tutti i suoi limiti (di consumo in primis) sia un mercato molto più maturo di altri soprattutto in quanto ab- bastanza impermeabile a fenomeni di hype estremo che avvengono in altre nazioni.

 

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Avete qualche sassolino nelle scarpe?

Più che da produttore lo dico da consigliere UB. A volte sarebbe bello riuscire a fare gruppo non solo con la birra in mano ai festival ma anche nelle problematiche di tutti i giorni…

Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?

Sicuramente la passione per quello che facciamo e il riscontro che abbiamo dal mercato. Le prospettive sono buone. Si cresce ad un ritmo sostenibile e non più folle come i primi anni. Soprattutto si cerca di consolidare i rapporti con i propri clienti.

Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”

Non ruberei nessuna birra… Con l’ipersaturazione odierna del mercato credo che le ricette valgano poco. Oggi competenza, organizzazione e cura maniacale dei dettagli sono le chiavi per il successo. Sicuramente ci sono colleghi che stimo molto da questo punto di vista e a cui ruberei volentieri.

+Info: www.brewfist.com

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Rubrica Birrifici Emergenti 2008-2018 by Kuaska

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