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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato a Fabbrica della Birra Perugia con una intervista a Luana Meola ( www.birraperugia.it )
Ogni volta che, da presidente di giuria di Birra dell’Anno, mi capita di premiare Luana Meola e Luca Maestrini, l’emozione mi coglie nel vedere la felicità nei loro occhi che rivelano passione e sacrifici.
Hanno fatto epoca le lacrime copiose che mi hanno bagnato la spalla e contagiato, quando Luana mi ha abbracciato, raggiante e commossa per la consacrazione di Birra Perugia a Birra dell’Anno 2016. Oltretutto i nostri ragazzi hanno avuto il grande merito di aver ridato vita, nel 2013, ad un marchio storico risalente al 1875, anno di fondazione della Fabbrica della Birra Perugia, attiva fino al 1927. Ho interpellato Luana di farci partecipi della loro storia e della loro filosofia.
Come e perché avete iniziato la vostra avventura?
In realtà, prima di tutto, abbiamo voluto riportare alla luce un pezzo di storia incredibile, caduto nel dimenticatoio ma di grande fascino. La Fabbrica Birra Perugia nasce nel 1875 ed è uno delle prime aziende italiane del genere. Solo l’acquisizione da parte di una grande industria nel 1927 interrompe questa favola e noi avevamo una voglia matta di riallacciare i fili della storia, restituendo alla città il suo marchio. Ovviamente la birra artigianale era la nostra passione e la “scoperta” ci ha convinto a fare il grande salto. Una specie di illuminazione, un segno premonitore inequivocabile.
Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?
Le birre di stampo inglese, prima da appassionati bevitori e poi da produttori, sono state sempre un riferimento speciale. Quando abbiamo iniziato i miti erano Thornbridge, che produceva birre rivoluzionarie nella loro impostazione moderna, e The Kernel. Ne sono passate di pinte sotto gli archi della ferrovia londinese di Bermondsey ma certo non dimenticheremo mai il fascino pionieristico di quelle bottiglie (peraltro l’etichetta della nostra Linea Creativa, di cui fa parte la Calibro 7, ha preso spunto proprio da questo microbirrificio).
Più di recente siamo stati a Bristol per scoprire da vicino un altro tassello importante della scena craft inglese: Moor. In Italia, al momento del pronti – via, abbiamo subito pianificato viaggi e visite da Agostino Arioli di Birrificio Italiano e Leonardo Di Vincenzo, nel vecchio stabilimento di Borgorose. Altro incontro significativo, peraltro cercato fortemente, è stato quello con Bruno Carilli di Toccalmatto (umbro di origine) con cui abbiamo realizzato la prima cotta della nostra English IPA Suburbia. Potremmo continuare a lungo, i buoni esempi sono importanti per il nostro cammino, ma chiudiamo con Gino Perissutti di Foglie d’Erba, un esempio di abnegazione e precisione maniacale che emerge da ogni singola birra.
Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.
In pochi anni molto è cambiato. La birra artigianale non è più l’oggetto misterioso di allora, e questo è un bene, tuttavia lo spirito degli inizi si è un pò annacquato. I passi avanti sono stati tanti e oggi bere bene, se non benissimo, è molto più facile. Ovviamente se ne è accorta anche l’industria che sta correndo ai ripari, con ogni mezzo. Questa è la grande novità degli ultimi tempi e gli scenari sono in continua evoluzione. Forse oggi il movimento è più consapevole ma anche meno romantico e un pizzico confuso.
Molte imprese, che un tempo nascevano quasi esclusivamente ”dal basso”, per la passione, i sogni e le visioni di alcuni appassionati, sono oggi figlie di piani più ragionati, come dimostrano i tanti imprenditori che da altri mondi investono nel nostro.
Avete qualche sassolino nelle scarpe?
Senza voler fare i vecchi lamentosi e tenendoci il più lontano possibile da odiose prediche paternalistiche, ci pare che nell’ambiente ci sia un pò troppo “nuovismo”. Intanto da parte degli operatori che sembrano drogati dalla voglia di cambiare e dai nuovi progetti, che siano birre o birrifici, digeriti ed espulsi con altrettanta facilità. Va bene tutto, per carità, ognuno è giusto che faccia i suoi interessi, però bisognerebbe anche portare qualche bandiera, in modo da creare consapevolezza e una certa stratificazione culturale, ad uso e consumo di semplici bevitori e appassionati. Collegato a quest’aspetto c’è quello dell’hype cui sono soggette birre e birrifici, a volte meritato altre meno. Noi preferiamo la solidità e la durata nel lungo periodo, a costo di fare scelte controcorrente, forse meno modaiole ma più consone la nostro stile. Meglio dettare le mode che seguirle, questo è stato fin dall’inizio il nostro obiettivo.
Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?
L’amore per questo mondo, lo spirito che nonostante tutto anima l’ambiente di cui facciamo parte, pieno di energia e belle persone, il senso di appartenenza di chi sceglie ogni giorno Birra Perugia. Un fatto non scontato che ci rende molto orgogliosi. Prospettive future? Rimanere coi piedi per terra anche nelle dimensioni, e consolidare quello che abbiamo creato. Migliorare le birre esistenti è importante quanto creare nuove etichette.
Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”
Tante, forse troppe per dirle tutte. Diciamo molte di birrai fantastici che ci sono venuti a trovare di recente, con cui abbiamo scambiato bottiglie, pensieri e idee: Rob Tod di Allagash, Gert Christiaens di Oud Beersel, Ryan Graham di Track 7 o Florian Van Roy di Cantillon, rampollo di una famiglia che certo non ha bisogno di presentazioni. Magari con qualcuno di questi una birra insieme la faremo, mai porsi troppi limiti.
+Info: www.birraperugia.it
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