di Jacopo Grosser e Giacomo Bombana (whiskyfacile.com).
Domenica scorsa ha chiuso i battenti la sesta edizione di Spirit of Scotland, kermesse romana dedicata al whisky in tutte le sue declinazioni. La splendida cornice del Salone delle Fontane ha ospitato nel weekend del 4/5 marzo una fiera ricca di espositori, masterclass e prestigiosi ospiti italiani e internazionali.
L’apertura sempre maggiore verso il mondo della miscelazione di qualità è stata evidente: vi era infatti una sala interamente dedicata alla mixology, con stand sponsorizzati dalle aziende e l’eccellenza dei bar romani presente a mostrare una selezione di drink studiati ad hoc per l’evento. Dal Jerry Thomas Project a Freni e Frizioni, da Argot a Propaganda, da Madeleine al Banana Republic, perfino un contest organizzato da Balan e vinto dallo stesso Jerry Thomas: questa sezione è stata la vera protagonista della fiera, con un costante afflusso di pubblico curioso di assaggiare il whisky come ingrediente di cocktail e non solo in purezza.
Rilevante anche la massiccia presenza di whisky e whiskey non scozzesi, a dimostrazione della capillarità del boom che questo distillato sta sperimentando negli ultimi anni. Basti pensare che il premio Whisky&Lode, assegnato ogni anno al miglior whisky della fiera da una giuria che assaggia alla cieca, è andato al brand irlandese A Quiet Man. Insieme alla selezione di giapponesi importati da Velier e Meregalli, abbiamo riscontrato un grande successo dei whiskey statunitensi, con un’intera ala del Salone dedicata e la presenza di marchi di nicchia oltre ai famosi Bulleit, Jack Daniel’s o Wild Turkey. Forse l’unico neo della fiera è stata proprio l’assenza di alcune storiche eccellenze dello scotch whisky, e l’evidente scelta da parte di tanti espositori di privilegiare prodotti di consumo e di fascia medio-bassa rispetto a bottiglie certamente più di nicchia. Questo però è un dato che mostra come il pubblico romano, storicamente curioso, sia stato più generalista che non strettamente di settore, cosa che ovviamente fa ben sperare per il futuro e per lo ‘svecchiamento’ dell’immagine del whisky. Diego Malaspina di Whiskyitaly.it ha rilevato come “nel corso degli anni il pubblico è certamente cresciuto come consapevolezza, ed oggi va a cercare chicche che nelle precedenti edizioni facevamo fatica a proporre”. La strada appare ancora lunga, ma il lavoro di formazione sull’approccio al whisky, portato avanti tutto l’anno dal team di SoS capitanato da Andrea Fofi e Pino Perrone, sta evidentemente dando i suoi frutti.
Ed ecco alcuni dei prodotti più interessanti di questa edizione, selezionati da whiskyfacile.com per Beverfood.com:
THE QUIET MAN – 8 anni
Vincitore a sorpresa del premio come miglior whisky della fiera è stato questo marchio, neonato nel panorama degli irish whiskey e da pochissimo in Italia grazie a Compagnia dei Caraibi, con un single malt di 8 anni. Come da prassi comune per gli irlandesi, si tratta di un sourced whiskey, anche se la fonte non è dichiarata: l’azienda ha infatti appena avviato la costruzione di una distilleria a Derry, nell’Irlanda del Nord, ed entro pochi anni sarà in grado di mettere sul mercato il proprio prodotto a tripla distillazione. Intanto questo 8 anni si rivela molto morbido ma con una bella personalità, esibendo spiccate note di frutta tropicale e una buona persistenza nonostante i 40%.
NIKKA WHISKY
Velier, importatore in esclusiva per i marchi Nikka, ha proposto una ricca masterclass molto apprezzata dal pubblico per presentare alcuni imbottigliamenti tra i best-seller di casa: relatore d’eccellenza è stato Salvatore Mannino da La Maison Du Whisky, tra i primissimi appassionati a scoprire e studiare l’eleganza del distillato giapponese. Notevole la presenza di alcune espressioni ormai molto rare come Yoichi 10 anni e Taketsuru 17.
VALINCH & MALLET
Il marchio Valinch & Mallet è tra i più recenti nati in Italia, ma Fabio Ermoli e Davide Romano possono già vantare grandi riconoscimenti internazionali e un pubblico di clienti affezionati. Davvero straordinaria la presenza di un loro single cask di 32 anni di Port Ellen, la distilleria chiusa nel 1983 che oggi è la più ricercata dai collezionisti, ma la qualità molto alta delle loro selezioni ha affermato V&M come uno dei banchetti più assediati dagli appassionati.
BENROMACH 10 anni ‘Full Proof’
Assaggiando Benromach pare di avere nel bicchiere uno scotch whisky prodotto cinquant’anni fa: di proprietà del selezionatore scozzese Gordon & MacPhail, Benromach è una distilleria artigianale dello Speyside che si avvale di un maltatoio, cosa rara nel mondo dello scotch contemporaneo, e imprime al proprio distillato un carattere sobriamente torbato con l’esplicito intento di replicare una varietà di aromi ormai perduta nei prodotti più moderni. Esemplare è il single cask imbottigliato per l’importatore italiano Meregalli, che pur avendo solo otto anni di età ed essendo messo in vetro a gradazione piena, mostra una complessità fuori dal comune e abbina con grande eleganza note affumicate ad altre di malto e frutta gialla.
COMPASS BOX – Whisky De Table
Anche i blended scozzesi possono essere eccellenti: questa l’idea di John Glazer, fondatore di Compass Box, azienda che ormai da dieci anni punta tutto sul concetto di qualità perseguito attraverso la miscela di pochi single malt di diverse distillerie, sempre dichiarando la composizione dei propri whisky: un approccio unico che sta rivoluzionando dall’interno il mondo del blended scotch. Interessante è il Whisky de Table, creato per il 60esimo anniversario del retailer francese La Maison Du Whisky e invecchiato per soli 3 anni: leggermente torbato e molto fresco è concepito per una bevuta tra amici, elemento evidente già dalla bottiglia, più vicina a quelle di vino bianco che di scotch. In verità, il whisky è molto più complesso di quel che sembra, svelando nuovi aromi ad ogni assaggio.
MORTLACH 18 anni
Finalmente in Italia i nuovi imbottigliamenti di Mortlach, distilleria dello Speyside di proprietà di Diageo: solo da pochi anni c’è un core range, studiato per posizionare il marchio nella fascia premium, con bottiglie bellissime e prezzi altrettanto importanti. Il 18 anni si rivela uno scotch davvero fine e ricercato, con una combinazione di invecchiamenti in botti ex-bourbon ed ex-sherry tese a raffinare il profilo aromatico: l’esito è un whisky che saprà soddisfare ogni palato, anche se forse potrà deludere i fan più duri e puri di una distilleria che negli anni si era guadagnata la fama presso i whiskofili proprio con spigoli degustativi e note sulfuree molto spiccate.
GLENGOYNE 18 anni
Glengoyne, da poco nel portfolio di Rossi&Rossi, è una delle distillerie scozzesi che negli ultimi anni più sta investendo sulle materie prime, selezionando quasi esclusivamente orzo Golden Promise, e sui legni, e in particolar modo sulle botti ex-sherry. A Roma presenti con una gamma quasi al completo, con Glengoyne 10, 12, 15 e 18, e il cask strenght. Abbiamo assaggiato Glengoyne 18, un’ottima rappresentazione di questa tendenza. Un bel naso aperto e aromatico, whisky molto complesso e strutturato, che esibisce note fruttate, piccanti, con sentori vanigliati e di mela, viene fatto maturare in botti che in precedenza hanno contenuto sherry. In bocca equilibrio, eleganza e rotondità.
WHISKYCLUB ITALIA – KILCHOMAN SINGLE CASK
Chiudiamo la rassegna con una selezione di WhiskyClub Italia, una realtà tra le più attive nel mondo della divulgazione dello scotch, con decine di eventi sparsi per l’Italia ogni mese. Questo single cask è prodotto da Kilchoman, l’unica distilleria completamente artigianale dell’isola di Islay, in cui tutta la filiera della piccola produzione avviene in loco: Kilchoman è la sola a coltivare il proprio orzo! Nel bicchiere troviamo un whisky intensamente torbato ma una rotondità liquorosa a base di frutta rossa data dall’invecchiamento in una botte che aveva contenuto sherry Oloroso.
Giacomo Bombana
Jacopo Grosser
www.whiskyfacile.com