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Accade che a  cavallo tra il 1700 e il 1800 in Europa si parlasse di “nouvelle agricolture” figlia di un trend positivo di produzione unito alla conservabilità dei prodotti nati dall’agricoltura. In quel tempo tra le più importanti innovazioni in vigna (anche in Piemonte) c’è l’uso dei pali in legno come sostegno dei filari. Un sostegno che spinge a fermarsi a pensare a quanto sia stata rivoluzionaria ed ancora così efficace e moderna la loro introduzione… Si trovavano infatti quelli a media altezza, i “sostegni morti”, diventati più economici nel tempo, adatti sia per le piante più basse, presenti per lo più in collina, sia per le più alte, in pianura. In entrambi i casi l’obiettivo era favorire la maturazione delle uve.  Ma attenzione perché per molte famiglie la legna finiva nel camino, in inverno, per scaldare la casa. Era dunque sempre la natura ad offrire la soluzione: acero, noce, cerro, frassino (alti), gelso e rovere (medi), i cosiddetti “sostegni vivi”.

 

Poi accade che sia una muffa, l’Oidium Tuckeri, anche detto “il marin” in piemontese o mal bianco della vite, a preoccupare i vignaioli… Originario dell’America si sviluppa in tutta Europa dopo l’arrivo nelle terre della Gran Bretagna precisamente a Londra, nel 1845 probabilmente a causa dell’introduzione di nuove varietà di viti provenienti proprio dal nuovo continente. In Piemonte sarà il Ministro dell’Agricoltura del tempo, Camillo Benso, conte di Cavour ad adoperarsi per cercare di trovare una soluzione efficace e sbrigativa per minorare i danni causati dall’afide. Come? Creando una Commissione di esperti composta da botanici e chimici presso l’Accademia dell’Agricoltura di Torino spinto dalla lettura del saggio “Sur la maladie de la vigne” redatto dall’enologo Oudart in cui si confermava che i preparati a base di Zolfo erano la soluzione più accreditata per prevenire e combattere l’Oidio. E lo zolfo arrivò, per fortuna. Precisamente nel 1861, annata felice per l’Italia tutta quando diventa finalmente unita.

Accade anche che tra il 1880 e il 1890 in Langa l’acquisto di un ettaro di vigna coltivata a Nebbiolo sia stimato intorno alle 10.000 lire. Un valore a simboleggiare la timida ripresa economica destinata a durare poco a causa dell’arrivo della Peronospera.

 

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Fortunatamente da qualche anno in zona c’era un enologo capace, un grande professionista, già all’opera presso la scuola Enologica di Alba, Domizio Cavazza. Fù lui il primo a studiare le pubblicazioni di Bordeaux che spiegavano come sconfiggere questa ondata di malattia da combattere con soluzioni acquose di rame e di calce. Che decise di sperimentare proprio tra le vigne della scuola albese. Nasceva così la poltiglia bordolese.

E non finisce qui… Come ben sappiamo arrivò anche la Fillossera a la Morra e a Barolo anzi ovunque in Europa tra il 1894 e la fine del primo conflitto mondiale. Scoperta pare per la prima volta nella Francia meridionale dopo la metà del 1800. I danni sono difficili da quantificare, sono poche le cultivar che hanno resistito e che oggi ci fanno sognare rendendoci orgogliosi per la loro resistenza. Si pensi alla Malvasia e alla Nas-cetta! Ma bisognerà aspettare gli anni trenta per comprendere finalmente che l’unica via percorribile è l’innesto delle viti su porta innesti americani, immuni all’attacco del parassita. La viticoltura fino allora conosciuta spariva per sempre, ne nasceva una nuova, quella attuale, sempre più controllata, misurata, non per forza biologica o biodinamica. Naturalmente e semplicemente parte di noi, del nostro quotidiano e quindi viva e sana, per quanto sia possibile.

 

 

E accade infine che se scegliamo di fare un passo indietro, precisamente al momento della nascita della Scuola di Viticoltura e di Enologia “Umberto I” di Alba istituita come primo atto ufficiale dalla casa comunale della città di Alba mediante delibera avvenuta il 6 Dicembre del 1867, possiamo dire che la Langa è stata abile, pratica e veloce quando si è trattato di trovare soluzioni risolutive per la viticoltura. Erano molti infatti i professori dell’allora già frequentata facoltà di agraria di Torino desiderosi di formare un istituto dedicato alla formazione e allo studio delle malattie direttamente in loco, per sconfiggerle.

Un desiderio realizzato mediante l‟atto istitutivo redatto il 2 Gennaio del 1881 seguito dalla prima legge organica sull‟istruzione agraria promulgata il successivo 6 Giugno del 1885 e dalla trasformazione della scuola in “Regia scuola di viticoltura ed enologia nel 1899 con tanto di cantina “didattica”, ultimata dopo sette anni. Ma oggi è ben più di un cantina sperimentale, è una vera e propria azienda agricola di 13 ettari di cui più della metà (8,61) coltivati a vigneto. Considerato lo scopo didattico e sperimentale dagli albori si è scelto di collezionare cultivar piemontesi e liguri (con barbatelle tra le più resistenti a peronospora, oidio e fillossera) e un vigneto di piante madri portainnesti.

 

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Da oltre cent’anni l’azienda agraria della Scuola Enologica è un punto di riferimento per il mondo vitivinicolo albese e non; un istituto in cui tutto è finalizzato alla preparazione di professionisti in grado di operare nel campo agrario generale, con competenze specifiche, e anche in quello viticolo-enologico mediante un percorso didattico in grado di offrire moltissime conoscenze teoriche da praticare direttamente nella cantina della scuola. Un aspetto pratico non banale che aiuta gli allievi a stabilire i propri obiettivi e qual e la migliore specializzazione per raggiungerli già nel tempo trascorso negli ampi laboratori chimici in cui l’apprendimento avviene con nuove tecnologie, come il calcolatore elettronico, e il LIM.

L’Umberto I è l’unico istituto della provincia ad avere un indirizzo di studio (esclusivo) di Agraria Agroalimentare e Agroindustria, articolazione Viticoltura ed Enologia a cui si aggiunge, per i diplomati in viticoltura ed enologia, la specializzazione e l’ottenimento così del titolo di “enotecnico”. Un bel valore per il territorio delle Langhe e non, ma anche per le cantine e le nuove generazioni che possono formarsi ”in casa”.

 

 

E il vino? L’impegno dei giovani studenti si può apprezzare ad esempio nel Barolo Castelo Docg 2011, risultato della fermentazione delle uve raccolte nelle vigne di 30-40 anni di Grinzane Cavour, in passato di proprietà di Camillo Benso conte di Cavour. Con lo storico castello in vista si cammina in un suolo di tipo argilloso, calcareo-marnoso mentre in cantina come da protocollo si eseguono macerazioni, fermentazioni, rimontaggi, follature e un affinamento di oltre 24 mesi in botti di rovere di slavonia. Ne deriva un vino molto delicato e calibrato con rosa e spezie a spiccare ed esaltare una materia che sprofonda in se stessa facendosi tannica e freschissima per un equilibrio da prendere a modello.

 

+info: iisumbertoprimo.it

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1 Commento

  1. Fantastica ricostruzione storica della viticoltura nelle Langhe e della nascita di questo polo di eccellenza che è la Scuola Enologica “UmbertoI” di Alba in provincia di Cuneo.

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