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Passeggiando nei giardini del centralissimo tempio di Meiji-jingu a Tokyo, è impossibile non notarli. Impilati l’uno sull’altro, i kazaridaru (barili decorativi) formano dei veri e propri muri. Le famose botti decorate di saké, sono lì a ricordare lo stretto rapporto che ha per i nipponici questa bevanda con la religione.

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In Giappone infatti il saké è sempre stato un mezzo per unire alla divinità le persone comuni. La sua origine risale addirittura al 300 a.C. ed era considerata appunto la bevanda degli dei. In alcuni testi antichi, la parola usata per indicare il saké era in realtà “miki” scritta con i caratteri con cui si scrivono le parole “dio” e “vino”. Durante le feste  che si svolgono presso i santuari, è sempre stato uso festeggiare bevendo saké, sentendosi così più felici e allo stesso tempo più vicini agli dei. Ed è proprio per ingraziarsi le divinità che i produttori di questa bevanda la donano ai templi, siano essi produttori locali o grandi marchi a livello nazionale. Ma a Meiji Jingu si può trovare un’offerta votiva molto particolare.

Durante il periodo Meiji, in cui il paese si è aperto all’occidente con lo scopo apprendere al meglio la cultura occidentale ed integrarlo con le tradizioni nipponiche, al tempio è stato fatto dono dalla Francia di botti di vino, direttamente dalle più rinomate cantine della Bourgogne grazie all’iniziativa di Yasuhiko Sata, Ambasciatore a Tokyo della Bourgogne e suo cittadino onorario.

Vicino alle botti c’è una targhetta esplicativa che recita così:
“Tenendo cio che è buono e gettando via ciò che è sbagliato, è nostro desiderio confrontarci positivamente con le altre terre all’estero”

E anche se non è possibile sapere se le divinità abbiano gradito quest’offerta votiva, facendo un giro nei supermercati della città sembrerebbe di si.

Ecco infatti gli scaffali di un centralissimo supermercato di Tokyo. Sembra che l’intenzione della targa sia stata rispettata, e sia stato tenuto letteralmente “cio che è buono” dal confronto con l’Europa

 

 

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