Anche i vini hanno un’anima, su questo non si discute e potranno convenire esperti e non addetti ai lavori. Nell’immaginario collettivo Sella&Mosca rappresenta appieno un connubio con il terroir di uno degli angoli più belli della Sardegna. Un perfetto esempio in cui l’azienda è cresciuta insieme all’ambiente circostante, facendosi portabandiera di Alghero ma in generale di tutta la regione. Una visita alla cantina di Sella&Mosca non può essere come tutte le altre, qui si respira il fascino e la storia di chi ha scritto pagine importanti nello sviluppo dell’enologia moderna. Partendo dall’unione dei cognomi di due avventurosi piemontesi, Erminio Sella, ingegnere discendente di una delle famiglie biellesi tra le più importanti del paese, insieme a Edgardo Mosca, professione avvocato.
STORIA Come gli occhi anche il palato amerà questa terra. Alcune fotografie storiche scattate da Vittorio Sella, uno dei membri della famiglia riconosciuto come tra i più grandi fotografi di montagna di tutti i tempi, ci danno un’istantanea dell’impatto della costruzione della cantina più di un secolo fa. Sella&Mosca guardarono con occhi nuovi la natura incolta, un matrimonio d’affari (tra due cognati) diventato subito brand. Nel 1899 iniziò la bonifica che ha portato questa terra ad accogliere la bellezza delle viti, i profumi e i colori dell’uva. Decenni di lavoro per liberare i suoli dalla roccia e dare loro una nuova vita, grazie a intuizioni di quegli anni per una cantina fondata del 1890 ad oggi ha traguardo i 120 anni. Tappe che hanno segnato la storia di queste zone, nel 1903 i lavoratori impegnati negli scavi della cantina scoprirono all’interno delle tenute il sito archeologico di Anghelu Ruju, con 38 tombe ipogee a cui non a caso è stato dedicato un vino, un passito liquoroso. Dai cantieri di forzatura, in un periodo in cui la fillossera aveva colpito duro anche da queste parti dove la vite cresceva a piede franco, con gli innesti che venivano fatti in quei locali poi adibiti ad altri usi, mentre la visita passa anche dalle cantine storiche. A riposare tra barriques, vasche di cemento e alcune botti centenarie di grande formato i grandi vini dell’azienda. C’è anche una chiesetta dentro la tenuta, fatta costruire nel 1957 dove veniva celebrata la messa la domenica mentre al mattino sui banchetti veniva celebrata la liturgia laica dell’istruzione dei figli dei dipendenti che vivevano dentro la tenuta, frequentando la scuola elementare. Un racconto romantico del tempo, arrivando al 1979 quando alle cantine storiche si affianca la costruzione di uno stabile che sintetizza lo stile e il pensiero di quegli anni, oggi utilizzato per la produzione con tini in acciaio e un sistema computerizzato che consente di la produzione a temperatura controllata delle varie etichette, che a seconda delle annate arrivano complessivamente a circa 5 milioni di bottiglie.
CORPO UNICO Sono tanti i piccoli grandi primati di Sella&Mosca, uno su tutti quello delle dimensioni. Oltre 650 ettari a fondo chiuso, di cui 520 destinati a vigneto per la coltivazione di Vermentino, Torbato e Cannonau, con una porzione a Cabernet Sauvignon, per chi è appassionato di record si tratta di una delle estensioni più grande in Europa di vigneto a corpo unico. Per questo all’accesso della tenuta sembra di stare all’interno di un vero e proprio paese, all’orizzonte si scorgono solo vigneti ma la nostra guida ci assicura che per avere un’effettiva comprensione di quanto sia grande la tenuta, la cosa migliore è una veduta dall’alto dall’aereo, magari proprio mentre si atterra o si decolla dal vicino aeroporto di Alghero. Uno scalo turistico che ha dato ulteriore impulso allo sviluppo dell’enoturismo, che all’interno di Casa Villamarina la residenza all’interno di Sella&Mosca dove si può soggiornare e vivere un’esperienza unica di relax e gusto, ripartito alla grande dopo due anni di limitazioni da pandemia. Se dal covid non siamo ancora usciti, si sta facendo di tutto per entrare in una nuova dimensione. Basti pensare che vengono organizzati sette turni di visita per consentire agli eno-appassionati di provare uno dei tre percorsi degustazione. Tre pacchetti da 15 euro, a 35 a 50 euro, con sette slot dalle 10 del mattino sino alle 16.30 di pomeriggio per una wine experience di livello. In tanti chiedono di visitare le vigne, poi la degustazione si fa nei nuovi spazi adibiti anche alla vendita nell’enoteca.
DOC ALGHERO Un luogo bello da vedere dove ci si sente subito a proprio agio, immersi una dimensione torbata. Il vitigno principale su cui ha lavorato l’azienda declinata in varie tipologie. Il Consorzio di Tutela dei Vini di Alghero nasce nel 2007 per promuovere e tutelare la Doc Alghero, il cui disciplinare è stato approvato nel 1995.Tra i vitigni ammessi anche il Torbato, la denominazione su cui ha sempre investito molto Sella&Mosca riservata ai vini con una presenza minima dell’85% di Torbato e restante di vitigni con bacca dello stesso colore. Una denominazione dove è ammessa anche la spumantizzazione, qui la mano della famiglia Moretti si è sentita in maniera particolare, dando una marcia in più con il metodo classico portando know how dalla casa madre, ma valorizzando le peculiarità e le caratteristiche autoctone, anche in fatto di capitale umano. In mezzo tante storie divine, il passaggio di proprietà di Sella&Mosca nel 2016 al Gruppo Terra Moretti, subentrato nella gestione al Gruppo Campari, che aveva comunque portato avanti la tradizione e il blasone di una cantina importante dal 2002. Un dato su tutti testimonia questa filosofia, la nomina sul campo di Giovanni Pinna direttore generale di Sella&Mosca, dopo un percorso ventennale all’interno dell’azienda seguendo sia la parte agronomica che quella enologica, un innesto nel segno della managerialità fortemente voluto da Francesca Moretti e da Massimo Tuzzi, rispettivamente presidente e ceo di Terra Moretti Vino.
RESTYLING ENOTECA Il nostro tasting avviene nei locali dell’enoteca rinnovati con un nuovo design, un progetto di restyling del Gruppo Moretti che ha mantenuto l’identità storica del borgo che la accoglie, preservata e valorizzata da una nuova palette di colori che illumina la ricchezza esistente. Un ambiente colorato che richiama la cupola di San Michele della città di Alghero e fa venire voglia di scoprire nel bicchiere alcuni dei prodotti più iconici. Si parte con Oscarì, una della quattro bottiglie nata da una collaborazione con Antonio Marras per disegnare le etichette più rappresentative per l’azienda. Una bollicina che rientra nella denominazione Alghero Torbato spumante brut metodo classico. Uno spumante che sosta 24 mesi sui lieviti, un metodo classico in grado di dare una marcia in più rispetto al sistema charmat, un vino che racconta anche la versatilità di un vitigno come il Torbato. Secondo vino il Monte Oro, un Vermentino di Gallura Docg che racconta un binomio inscindibile tra il Vermentino e la Gallura. Le uve provengono dalla fascia del versante sud del monte Limbara, terreni granitici con un clima caldo ma caratterizzate da escursioni termiche estive. Le uve vengono pigiate in maniera soffice con una leggera macerazione a freddo e una lunga fermentazione. Freschezza e sapore, un vino elegante con note di flora mediterranea in perfetto equilibrio tra acidità e mineralità. Ci viene servito prima del Torbato bianco, perché il Vermentino è più spavaldo e rischierebbe di offuscare la Cuvée 161, la massima espressione del Torbato dove esce il carattere di quest’uva antica si fonde sull’unicità dei suoli millenari di origine marina e alla visione contemporanea della cantina.
CANNONAU E CABERNET Passiamo ai vini rossi, non si tratta di un azzardo anche se la calura estiva potrebbe farci desistere dall’assaggio di alcuni dei campioni della casa. Cosa assaggiare? Varietà autoctone e internazionali, questa la nostra risposta per assaporare nel bicchiere due vitigni importanti per la cantina come il Cannonau e il Cabernet Sauvignon. Partiamo dal Mustazzo, un Cannonau in purezza che arriva da Mamojada, una zona tra le più vocate che arriva dal centro della Sardegna con vigneti posizionati a 600 metri, dove le vigne centenarie con rese bassissime per ettaro regalano nel bicchiere grandi sensazioni. Il tannino è ancora ruvido, si sente la sua bella acidità che accompagna e sostiene il finale lungo, carnoso e sapido, ideale da accompagnare a un porceddu sardo. Gran finale per il padrone di casa, il Marchese di Villamarina, Alghero Cabernet Riserva Doc. Uno vino che rientra nella tradizione dei grandi rossi italiani, benchmark nel panel dei Cabernet Sauvignon in purezza fatto da terreni forti di argille ferrose. Affinamento per 18 mesi, 50% in barrique francesi nuove e 50% in barrique di secondo passaggio, seguito da un ulteriore anno di affinamento in bottiglia. Il nome arriva da un vice re di Sardegna, colore rubino deciso con riflessi violacee, naso ampio e intendo, con note di piccoli frutti rossi e spezie. Un vino elegante e di struttura, persistenza lunghissime e già pronto, ma che potrà dare grandissime soddisfazioni anche nel tempo perché si presta bene all’invecchiamento.
INFO www.sellaemosca.com