Il parco vini di Sella&Mosca può essere degustato e interpretato dalle angolazioni più diverse, forte del quadro di passione, tradizione e identità che la famiglia Moretti ha sempre usato come credo, da quando nel 2016 prese il timone della più grande superficie vitata a corpo unico d’Europa. Forse questa volta è opportuno approcciarsi a ogni etichetta come a ricordarci cosa stiamo vivendo, ma soprattutto quello che ci aspetta.
Cinque le etichette presentate in una degustazione online condotta magistralmente dal nuovo Direttore Generale Giovanni Pinna, per un percorso che dalle espressioni più giovani è arrivato al prodotto principe della gamma. Un’escursione in Sardegna dal valore simbolico, che contiene in realtà molto di più.
Cala Reale Vermentino 2020 – La voglia di (ri)emergere, la freschezza sopita che dopo un periodo buio può illuminare il futuro di nuova speranza. Vitigno storico interpretato con animo moderno, macerazione prefermentativa e fermentazione a temperatura controllata, utilizzo esclusivo dell’acciaio. Il giallo paglierino si intreccia luminoso con riflessi verdi; il naso è spinto da subito (per quanto potrà dare ancora di più nei prossimi mesi), al sorso è acido e salino. Tutta l’irruenza e la sfrontatezza di chi vuol tornare alla vita com’era, già pensando alla vita come sarà.
Monteoro Vermentino di Gallura Superiore DOCG 2020 – Il calore di casa, con i suoi ricordi, le sue emozioni e l’incomparabile sicurezza del focolare. Le difficoltà epocali di un tempo che ci ha sorpresi, combattute dal riparo di sentori familiari e sereni, arricchiti dal carattere iconico della qualità. Bicchiere pieno, speziato, che si distende nella pungente freschezza della macchia mediterranea e del rosmarino, con il tepore sulfureo che fa da sfondo. Beva dolce e accogliente, come serve adesso e come in fondo servirebbe sempre.
Terre Bianche Cuvèe 161 Torbato 2019 – La saggezza della varietà, e l’umiltà di mettersi in gioco con qualcosa di nuovo. Un passo che devia dal solito tracciato del Vermentino, per scoprire nuove perle e schierarsi contro l’omologazione. Vinificazione in bianco in acciaio all’85%, con un 15% affinato in legno; naso vanigliato ma gentile, che accompagna verso un sorso avvolgente e a basso impatto di sapidità. Già il nome del vitigno, opposto al concetto di limpido, dimostra come a volta la mescolanza di valori e caratteri possa essere un gran bene.
Dimonios Cannonau di Sardegna Riserva 2017 – L’animo combattivo di chi vuole lottare a ogni costo. Un vino sprezzante delle ruvidità del territorio di Sardegna, esploso nella sua essenza corposa nonostante la pendenza dei declivi isolani. La viola, la ciliegia nel profilo olfattivo, fino a una bevuta verticale, in qualche modo resa spigolosa e affascinante da note tanniche. Il nome si traduce in Diavolo, il soprannome dei membri della Brigata Sassari, valorosa protagonista della Prima Guerra Mondiale, cui il vino è ispirato e dedicato: e ce ne vuole di ardore per guardare al domani.
Marchese di Villamarina Cabernet Sauvignon 2015 – Il patrimonio. Per viaggiare verso un nuovo futuro di successo, serve necessariamente partire da quanto di strepitoso è accaduto in passato. Il territorio e il mare, le note balsamiche al naso e sapide in bocca, il distintivo di un’espressione singolare e unica del vitigno che ha fatto la storia, per eleganza e longevità. La bellezza salverà il mondo, ancora una volta.