Tu chiamale se vuoi, sensazioni di Lugana. Serata decisamente interessante quella andata in scena martedì 4 ottobre allo Spazio Identità Golose di Milano. In cattedra il Lugana e tutta la sua versatilità, per raccontare come si sta evolvendo uno dei vini bianchi più interessanti del nostro paese. Serata all’interno di un ciclo di appuntamenti che Identità Golose Milano realizzata in collaborazione con Regione Lombardia e Ascovilo – Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare i vini, le eccellenze e i grandi chef dei territori lombardi. Due i momenti dell’evento, prima la masterclass con quattro produttori condotta da Fabio Piccoli, direttore di WineMeridian, poi i vini Lugana sono stati i protagonisti insieme alle creazioni culinarie dello chef Simone Breda del Ristorante Sedicesimo Secolo Di Simone e Lia, una stella Michelin.
Quattro le diverse espressioni del bianco prodotto dal Turbiana di Lugana, tutte da assaggiare per capire le diverse sfumature. Lugana Doc 2021 – Marida Benedetti, Lugana Doc Camp8 2019 – Cobue, Lugana Doc Riserva Busocaldo 2019 – Pasini San Giovanni e Lugana Doc Riserva Borghetta 2018 – Cantina Avanzi. Un vino rappresentativo del made in Italy, con una storia che raccontata anche un territorio millenario, con il ghiacciaio che ha lasciato il segno producendo degli effetti fondamentali che hanno lasciato il segno con una chiave di lettura data dal suolo e dai terreni.
Una denominazione con numeri di tutto rispetto, con 27 milioni di bottiglie prodotte per 2.600 ettari, di cui il 70% va all’estero in 62 paesi e quasi tutto Germania. “Quello tedesco è il mercato principale per il Lugana per motivazioni di carattere storico, anche il nord Europa si sta sviluppando la il grande obiettivo resta quello di sfondare nel mercato Usa, anche per non rischiare di essere legati troppo solamente a un paese” – fanno sapere del Consorzio Lugana. Una denominazione come altre sempre più caratterizzate dalle ultime vendemmie una diversa dall’altra, con vini che necessariamente dovranno essere figli di quel millesimo senza essere necessariamente uguali a sè stessi.
Bella la formula che ha visto salire sul palco durante la masteclass i produttori per parlare dei loro vini. Si parte con il Lugana Doc 2021 – Marida Benedetti. “Siamo una realtà giovane che produce solo 3.000 date dalla prima spremitura, vogliamo creare una cantina nostra per vedere se il mercato reagisce bene anche a nuove realtà che si approcciano al Lugana in maniera quasi sartoriale”. Secondo vino quello dalla cantina Cobue, uno dei fan del tappo a vite vino. “Era tanto che non assaggiavo questo vino, che con la chiusura del tappo a vite tende ad andare in riduzione e ad avere bisogno ossigeno. Siamo in uno dei comuni del Lugana che non hanno l’affaccio sul lago ma ci troviamo sulle colline moreniche di Pozzolengo, un terroir con argilla e tanto calcare che si ritrovano nel bicchiere con prodotti con la schiena dritta, molto verticali e minerali”.
Spazio alle due riserve, partendo dal Busocaldo della cantina Pasini, per una visione intima e alternativa del Lugana da non bere subito dopo la vendemmia. “L’elemento centrale è l’armonia e l’equilibrio che si trovano nei nostri vini tra freschezza e maturità, senza dover per forza santificare l’acidità come spesso fanno i nostri cugini oltralpe. Il Busocaldo il cui nome deriva da un toponimo della zona dove tanti anni fa c’era anche un locale espressione del tempo, ha un colore giallo molto intenso che non è dato dal legno ma dai sedimenti e dai lieviti che rimangono sino a fine fermentazione sulle fecce funi. E’ un vino che presentiamo in anteprima e per cui bisogna avere pazienza, ma è una delle possibili manifestazioni del Lugana che può reggere nel tempo ed esaltare anche le sue caratteristiche in longevità”.
Dulcis in fundo il Lugana Doc Riserva Borghetta 2018 – Cantina Avanzi. “Mi chiamo Giovanni Avanzi come il nonno che ha fondato l’azienda nel ‘31 in Valtenesi e ha iniziato a investire negli anni ‘70 in Lugana su suoli prevalentemente argillosi e sabbiosi. Borghetta è una vigna vicino a una cascina con età compresa tra i 40 e 50 anni, il Lugana dopo la fermentazione fa un 30% in barrique nuova per 7 mesi e poi messo in acciaio per due anni e successivi 6 mesi bottiglia. Il 2018 è l’esempio di una evoluzione aromatica con note balsamiche dove si riesce a esprimere le diverse sfaccettature che lo caratterizza”.
La seconda parte della serata c’è stata la cena nello Spazio di Identità Golose Milano con questi vini accompagnati dallo chef Simone Breda del Ristorante Sedicesimo Secolo Di Simone e Lia a Pudiano in provincia di Brescia. Una cena con una mano davvero stellata quello dello chef, con abbinamenti azzeccati e piatti davvero centrati, che testimoniamo anche un altro tassello importante, la crescita del comparto della ristorazione di qualità sulla sponda lombarda del Lugana, capace di attirare sempre più appassionati gourmet che trovano diverse insegne dove regna vera qualità.