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Sicilia Doc non è solo vino, ma è a tutti gli effetti una celebrazione del made in Italy, dell’originalità dei prodotti provenienti da questo territorio e della loro unicità. Quanto è forte infatti il nome Sicilia nel mondo? In realtà molto meno di quanto si possa immaginare. In un panorama internazionale dove regna sovrana l’ignoranza geografica, far diventare popolari i vini di Sicilia è un’impresa non da poco. Per questo si fa affidamento sulla forza dell’intera regione e non della singola varietà piuttosto che singolo territorio. Una scelta ponderata da parte dei produttori che, nonostante le critiche mosse nei confronti della Doc che in quanto regionale sarebbe troppo dispersiva, fanno invece presente quanto possa essere valorizzante a livello globale.
STORIA E SCENARI Nata come denominazione nel 2011 con Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, vede poi la nascita del Consorzio di Tutela nel 2012 e nel 2014 ottiene la funzione Erga Omnes. È la DOC Sicilia, con l’obiettivo di tutelare, promuovere, valorizzare e informare il consumatore. Con questa denominazione vediamo la nascita di un vero e proprio brand che si vuole misurare a livello internazionale. Con più di 90 milioni di bottiglie prodotte nel 2020, questa Doc vanta una riduzione in rese rispetto la consuetudine per garantire un miglioramento in termini di qualità a discapito della quantità prodotta. La Sicilia, più grande vigneto d’Italia e più grande isola del Mediterraneo, è da sempre crocevia di popoli e culture diverse. Anche oggi vanta di non conoscere il razzismo e rappresenta uno dei melting pot più ben riusciti di sempre. Questa caratteristica vale anche per i vini e a partire dal 2015 la regione vitivinicola si sta impegnando nella promozione dei suoi vini Sicilia Doc negli USA e in Cina. Caratterizzata da scenari sempre diversi, la regione, è per lo più collinare; il clima è mediterraneo; i suoli vanno dal vulcanico (ricordiamo, come se fosse necessario farlo, che il monte più alto dell’isola nonché vulcano attivo è proprio l’Etna con i suoi 3323 m), al calcareo bianco passando per una moltitudine di sfumature di argilla. Argilla quest’ultima preziosa perché in grado di assorbire umidità e di trasformare il suolo in un serbatoio a lento rilascio di acqua che viene accumulata nel corso delle sporadiche precipitazioni.
TRE VITIGNI Tre sono i vitigni su cui possiamo focalizzarci non tanto per codificarli (troppe sono le variabili che intercorrono nella caratterizzazione dello sviluppo di una varietà) quanto di conoscerli più da vicino Nero d’Avola, dominatore indiscusso tra i vitigni a bacca rossa. Con il suo colore dai riflessi violacei, conquista con note di frutta nera e rossa, sentori floreali e speziati, che talvolta evolvono in freschezza agrumata succulenta. Catarratto, o lucido, tra le bacche bianche quella più erbacea e verticale. Ben si presta anche alla spumantizzazione specialmente quando conserva un’elevata acidità naturale e note più floreali piuttosto che di frutto giallo molto maturo. Grillo, riscoperto e riadattato a partire dalla zona di Marsala dove veniva originariamente impiegato solo per la produzione dell’omonimo vino; oggi se ne riscopre l’identità e la vocazione nel dare vini di natura diversa.
VENDEMMIA 2021 La regione ora si appresta a ultimare la vendemmia 2021, annata buona e dalle quantità contenute. Molto, molto calda. Forse verrà ricordata come una delle estati più calde degli ultimi anni, è stata favorita da una preziosa piovosità nel mese di aprile che ha garantito umidità del suolo per i successivi 30 gg minimo. L’annata in divenire mantiene caratteristiche di vendemmia tardiva per le varietà autoctone quali il sopra citato catarratto. Che sia un’ottima annata e che il Consorzio, attualmente presieduto da Antonio Rallo, sia in grado sempre più strategicamente di portare avanti questa missione ce lo auguriamo tutti. Da “turista” visitare la Sicilia è sempre un’esperienza da pelle d’oca. Merito dei suoi colori, profumi, dello stile di vita, del caldo (anche asfissiante) e del mare, semplicemente bellissimo. Per un’immersione culturale a tutto tondo visitare il capoluogo di regione è un obbligo. La splendida Palermo trasuda cultura (e anche pattumiera, se solo fosse più pulita), numerosi sono gli itinerari culturali e enogastronomici in città. Merita la visita, possibilmente guidata, l’Orto Botanico. Un luogo a tratti preistorico, a tratti spirituale che, se non adeguatamente valorizzato, rischia di perdere la sua ragione di esistere. Una ragione intrinseca nel popolo siciliano tutto, cioè la commistione di nature diverse a supporto le une delle altre.
Top3 Grillo (sono stati degustati n.33 campioni)
TASCA – Tenuta Regaleali CAVALLO DELLE FATE 2020
Giallo paglia. Riflessi accesi e vivi. Naso con netti sentori di frutta gialla matura. Pesca, mango, e una leggera tensione agrumata tendente al vegetale. Si racconta equilibrato anche al palato. Bocca ingresso salato, verticale e teso. Chiude con note agrumate. Di bella beva, eleganza e non scontata complessità.
BAGLIO DEL CRISTO di Campobello LALÙCI 2020
Giallo paglia. Naso con note eleganti. Scorza di limone e tamarindo ben equilibrati. Bocca leggermente magra, con tocchi che tendono maggiormente al floreale. Agrume verde sempre presente. Molto giovane come prodotto, è destinato a crescere in complessità. Buona la sapidità. Persistente il gusto.
ALESSANDRO DI CAMPOREALE VIGNA DI MANDRANOVA 2020
Paglierino con riflessi vivaci tendenti al verde. Naso croccante, fresco e vegetale. Note di limone verde. Arrivano poi più dolci gelsomino e zagara. Bocca di intensa sapidità, molto marcata fin dall’ingresso, fresco e acido nella beva. Molto dissetante. Finale agrumato marcato, lungo e salato. Bello acidulo nella sua persistenza.
Top3 Nero d’Avola (sono stati degustati n.37 campioni)
TASCA – Tenute Regaleali L’Amuri 2019
Rubino con riflessi vivi intensi. Naso con note di frutta rossa. Piccolo frutto fresco e rosa canina. Profumi piacevolmente dolci. Leggero vegetale. Bocca corrispondente, molto equilibrata. Finale fresco. Elegante e piacevole.
SUMMANERA Azhar 2017
Rubino intenso, vivace. Naso con note piacevoli e ben equilibrate tra frutto e spezia. A tratti anche fresco e sapido. In bocca ricorda molto liquirizia, cioccolato, frutta rossa croccante. Termina con una certa succulenza, quasi a ricordare una spremuta di frutta.
ALESSANDRO DI CAMPOREALE Donnatà 2019
Rubino con riflessi violacei. Naso dai sentori di carcadè, qualche accenno più vegetale, molto giovane al palato presenta già compostezza, piacevolmente asprigno il finale. Beva piacevole e rinfrescante.
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