Bollicine che passione! Estate fa rima con sparkling, un classico per l’Associazione Italiana Sommelier che per il quarto anno ha organizzato a Milano un banco di assaggio con alcune tra le migliori espressioni di metodo classico prodotto in Italia. Sparkling Classic Summer, da nord a sud, da est a ovet, l’Italia idealmente unita nella capacità di spumantizzare i nostri vitigni valorizzando i territori. Un evento realizzato da AIS Milano nella cornice del Westin Palace andato in scena il 6 giugno, un panorama dei produttori presenti in grado di far sognare appassionati e operatori del settore con prodotti a base di catarratto, fiano, glera, greco, grillo, lambrusco, malvasia di candia, marsanne, moscato di trani, verdicchio, tintilia e molti altri ancora, oltre ai grandi classici chardonnay e pinot noir. Noi di Beverfood.com abbiamo provato per voi a Sparkling Classic Summer alcuni assaggi davvero interessanti tra le oltre 90 aziende presenti.
Etyssa Cuvée n.1 Trento Doc
L’ultima entrata in casa Trento Doc è una realtà che vede insieme quattro amici, che hanno raggiunto il proprio sogno. Giovanni, Malcolm, Stefano e Federico dopo una serie di sperimentazioni iniziate nel 2009, escono allo scoperto con il millesimo 2012, 36 mesi di affinamento sui lieviti per dare vita alla loro prima etichetta, Chardonnay in purezza per Etyssa Cuvée N°1. Una vendemmia scarsa ma di qualità, new entry nel panorama Trento Doc, Consorzio presente a Milano con ben 41 aziende sulle 44 cantine aderenti, una bollicina di montagna che dopo la partenrship sancita con l’AIS sta diventando sempre di più il metodo classico di riferimento per il comparto della spumantistica italiana. Etyssa si trova proprio nel cuore della denominazione, sulle pendici del Monte Calisio con vigneti tra le località di Mojà, Tavernaro e Villamontagna. Una vera chicca, in mezzo alla sinfonia del Trento Doc questi ragazzi non stonano, da seguire.
www.etyssaspumanti.it – www.trentodoc.com
Franciacorta Docg Satèn Chiara Ziliani
La morbidezza e la delicatezza di un Satèn con più struttura rispetto a quanto siamo abituati a degustare per la cantina Chiara Ziliani. Frutto del passaggio in legno che dona a questo vino una bella rotondità, Chardonnay in purezza fermentato in acciaio e in parte in barriquee appunto. In bocca una bella cremosità e persistenza, note di pasticceria e croccantezza. La cantina Chiara Ziliani si conferma una realtà interessante, azienda che opera su una superficie di 22 ettari interamente compresi nella zona di produzione delle bollicine di Franciacorta. Un territorio che ha saputo valorizzare vitigni internazionali come lo Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, facendo conoscere questo lembo di Italia, tanto da iniziare a competere sul piano della qualità con tutte le produzioni spumantizzate a livello mondiale, perchè il prossimo challenge per la Franciacorta è la sfida con l’export.
Pinot 64 Brut Pinot Nero VSQ Calatroni
Il Pinot Nero non è tutto uguale. Lo sanno bene in Oltrepò Pavese, una delle zone maggiormente vocate alla produzione di questo vitigno nobile, con i suoi 4100 ettari si tratta della terza zona vitata a livello mondiale per la produzione di Pinot Nero. VCR 317, clone individuato qui circa 200 anni fa in un territorio ben delimitato come certificano gli studi del professor Attilio Scienza, uno dei massimi esperti in materia. Su questi terreni bivalenti, l’azienda Calatroni dagli anni anni ’60 ha iniziato la lavorazione di questo vitigno. Pinot ’64 prende proprio il nome dall’anno di fondazione dell’azienda che da mezzadri con nonno Luigi si è affacciata al mondo della produzione, acquistando la terra che coltivava e arrivando oggi alla terza generazione con i suoi nipoti, i fratelli Cristian e Stefano Calatroni. Azienda situata nel comune di Montecalvo Versiggia, altitudine compresa tra i 180 e i 320 metri di altezza, primo comune dell’Oltrepò per la produzione, terreni ricchi di calcare e microclima favorevole, spalla di acidità spiccata con raccolta anticipata per garantire freschezza al prodotto, raccolta manuale in piccole cassette, pressatura soffice per estrazione degli aromi di maggior qualità.
Dubl Esse
Il bello della spumantizzazione è che la varietà di vitigni italiani la troviamo anche in un bicchiere di bollicine. Prendiamo per esempio Feudi San Gregorio, realtà vinicola importante del sud Italia che ormai da dieci anni insieme alla collaborazione di un big dello Champagne come Selosse ha capito le potenzialità degli autoctoni nella spumantizzazione. Dopo Falanghina e Aglianico, in casa Feudi San Gregorio l’ultimo arrivato nella gamma Dubl Esse è una selezione limitata 100% Greco, il più nobile dei vitigni bianchi meridionali. 36 mesi sui lieviti, bottiglia creata in collaborazione con il designer e archittto Fabio Novembre. L’Irpina accomunata allo Champagne per un’azienda che è stata capace di credere e puntare forte sul mondo sparkling in tempi non sospetti.
Gaudensius Etna Doc Spumante
La leggenda narra che gli inglesi intorno al 1700 quando lo Champagne era un vino dolce, si rifornissero in Sicilia di Nerello Mascalese in versione spumantizzata. Un vino che affonda quindi le radici nella storia il Gaudensius Etna Doc Spumante dell’azienda Firriato, connubio perfetto tra un vitigno incastonato in terreni vulcanici e il clima montano che solo la Sicilia sa offrire. Un Blanc de Noirs extra brut 36 mesi su lieviti, a fine settembre le uve vengono raccolte e selezionate da abili vignaioli, si attende la giusta maturazione per consentire dopo un pressatura soffice delle uve intere una perfetta vinificazione all’interno di un “baglio” seicentesco, testimone di una lunga tradizione legata indissolubilmente alla coltivazione della vite. Dopo qualche timore iniziale è amore a prima vista, il Nerello Mascalese si conferma un cavallo di razza che se domato regala emozioni, magari con la pazienza di aspettare i vini come nel caso del 2012 sboccato a marzo 2016.
Nebbione
Anche il Nebbiolo ben si presta alla spumantizzazione. Dal 2010 è nato il progetto Nebbione. L’obiettivo è molto semplice, da una semplice operazione di dirado per consentire la produzione di grandi vini rossi con rese basse, viene prodotto un Extra Brut. Eliminando la punta del grappolo, si crea uno scarto pregiato, uva Nebbiolo destinata alla produzione di grandi DOCG. Da questa intuizione dell’enologo Sergio Molino, nasce un’idea innovativa: produrre con ciò che rimane a terra, un metodo classico pregiato, un extra brut vicino ai più grandi spumanti francesi per concezione, vinicazione, qualità. Il Nebbione al momento accomuna sei aziende, Travaglini di Gattinara, Sabina Reverdito, Enrico Rivetto, Franco Conterno Cascina Sciulun, Cascina Ballarin nelle Langhe e la Kiuva valdostana, viene prodotto con il metodo tradizionale della rifermentazione in bottiglia, spumante che riposa sui lieviti per almeno 40 mesi.