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Il nuovo anno si apre con uno scenario non certo positivo per le bevande alcoliche, in base alle notizie allarmistiche in arrivo dagli Usa sulla possibilità di introdurre delle etichette che avvertono dei rischi legati al cancro. Una proposta che arriva dal Surgeon General degli Stati Uniti, Vivek Murthy, che ha evidenziato come il consumo di alcol aumenti il rischio di sviluppare tumori al seno, al colon, al fegato e ad altri organi.

Murthy ha richiesto una revisione delle linee guida sui limiti di consumo, sottolineando che l’alcol rappresenta la terza causa prevenibile di cancro negli Stati Uniti, dopo il tabacco e l’obesità, ed è associato ad almeno sette tipi di tumori. L’annuncio ha avuto un immediato impatto negativo sui mercati finanziari, facendo crollare in Borsa i titoli delle aziende del settore. Campari a Piazza Affari venerdì 3 gennaio ha ceduto il 3,8%, Remy Cointreau perde il 4,3%, Pernod Ricard il 2%, Diageo il 2,4%, AB InBev l’1,9 per cento.

Un allarme che si riverbera anche in Italia nel settore vinicolo, dove non sono mancate le reazioni dei diretti interessati, a partire da Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), che ha sottolineato la necessità di un approccio più equilibrato. “Non dobbiamo lasciarci travolgere dalla paura: il percorso per l’introduzione di nuove linee guida negli Stati Uniti è ancora lungo e complesso, specie in un momento di transizione politica”- ha dichiarato Frescobaldi in un’intervista all’ANSA.

Frescobaldi ha criticato il rischio di assimilare il vino ad altre bevande alcoliche con percentuali di alcol puro più elevate e consumi meno moderati. “Il vino, consumato con moderazione e durante i pasti, è parte integrante del modello alimentare mediterraneo. È un piacere culturale che promuoviamo con campagne di sensibilizzazione al consumo responsabile. A livello europeo, stiamo lavorando per sottolineare questa distinzione, e porteremo il nostro messaggio anche alle Nazioni Unite tra marzo e aprile”- ha aggiunto.

Negli Stati Uniti, il consumo di vino è considerato elitario, con una media pro capite di 10,1 litri all’anno. Il 2025 si prospetta quindi un anno cruciale per il settore vinicolo italiano in America. Da un lato, gli Stati Uniti aggiorneranno le linee guida sul consumo di alcolici, mentre dall’altro rimane aperta la questione dei dazi, che potrebbero pesare significativamente sui produttori europei. Nonostante queste sfide, i dati più recenti sono incoraggianti: nei primi nove mesi del 2024, l’importazione di vino italiano negli USA è cresciuta del 4% in valore (1,5 miliardi di euro), a fronte di un calo del 5% registrato dalla Francia. Si stima che il 2024 potrebbe chiudersi con un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro, pari a quasi un quarto dell’intero export vinicolo italiano.

+ fonte Ansa Terra&Gusto

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