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Supera i 6,8 milioni di quintali l’uva trasformata dalle cantine sociali di Fedagri/Confcooperative e Legacoop agroalimentare dell’Emilia Romagna


Supera i 6.850.000 quintali la produzione di uva ottenuta dai soci del comparto vitivinicolo di Fedagri/Confcooperative e Legacoop Agroalimentare dell’Emilia Romagna, che complessivamente rappresentano oltre il 70% dell’intero raccolto regionale. “A fronte di un andamento produttivo con differenze significative tra le varie aree della regione – dichiarano Ivo Guerra, responsabile del settore vitivinicolo di Fedagri Emilia Romagna, e Ruenza Santandrea, responsabile del comparto per Legacoop Agroalimentare – il quantitativo di uva raccolto quest’anno risulta superiore di circa il 18% rispetto a quello del 2012, che però, bisogna ricordarlo, è stato un anno caratterizzato da un’offerta particolarmente scarsa”.



“Pertanto – proseguono Guerra e Santandrea – la produzione 2013 ha raggiunto livelli di poco superiori alla media registrata negli ultimi anni in questa regione”. “Lo standard qualitativo – sottolineano i responsabili del settore vitivinicolo di Fedagri/Confcooperative e Legacoop Agroalimentare – si presenta soddisfacente anche perché la maturazione è stata lenta e questo ha favorito l’accumulo di sostanze aromatiche nelle uva bianche e di sostanze polifenoliche in quelle rosse. La buona qualità risulta quindi garantita nonostante la leggera diminuzione della gradazione alcoolica (inferiore di circa 1 grado) provocata dalle avversità atmosferiche registrate nel periodo estivo e in particolare dalle grandinate che hanno colpito la zona emiliana”.

“Qualche preoccupazione per la prossima campagna di commercializzazione – concludono Guerra e Santandrea – deriva comunque dalla grave crisi economica che non accenna a mollare la presa e continua ad incidere pesantemente sui consumi. Alla luce di questa situazione diventa ancora più indispensabile investire sempre più sull’export, un canale in grado di garantire un andamento più soddisfacente al settore vitivinicolo e quindi una migliore remunerazione ai produttori italiani”.

 

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